Wild Beasts: ‘Present Tense’ (2014 – Domino)
“La capacità di piegare il pop a proprio uso e piacere, per una ricchezza espressiva che fa invidia”
di Enrico Maione
il giudizio: 9/10
Genere: alt-pop.
Protagonisti: Hayden Thorpe (voce, chitarra), Ben Little (chitarra, tastiere), Tom Fleming (voce, basso, tastiere), Chris Talbot (batteria).
Segni particolari: sono passati poco meno di 3 anni da ‘Smother, terzo album del quartetto di Kendal, e la sensazione che questo potesse essere l’acme di quel percorso artistico cominciato con ‘Limbo Panto’ (2008), fu da subito netta. La furia delle intricate melodie dell’esordio e il falsetto urticante di Thorpe sono andate scemando album dopo album, lasciando il campo ad una teatralità pregna di simboli e ai valzer vocali di Hayden e il bassista Tom Fleming. Viste le differenze tra i tre precedenti album, seppure in continuità tra loro, diventava difficile pronosticare una nuova direzione.
Ingredienti: come suggerisce la copertina, i Wild Beasts cambiano tavolozza per passare a delle tinte decisamente più accese. L’elettronica ispirata a fine ’80s/inizio ’90s, diventa centrale, con synth pesanti e ritmi techno mai così scanditi, Spogliati del peculiare lirismo, anche i testi si fanno meno metaforici, carichi di un’intensità mai così esplicita, quasi erotica.
Densità di qualità: ‘Wanderlust’, opening-track nonché primo singolo, ci proietta con violenza nell’universo rinnovato delle bestie selvagge con il testa a testa serrato tra beat e basso. Sonorità con cui il gruppo si cala in una dimensione più contemporanea riuscendo a non snaturarsi grazie all’inconfondibile voce di Thorpe. Affermatisi come una delle realtà più originali del panorama pop, con questo album i Wild Beasts si scrollano(in parte) di dosso quell’approccio cervellotico tanto apprezzato dai loro fan, per realizzare un lavoro meno ragionato, più accessibile ma non per questo qualitativamente inferiore ai predecessori. E come in quest’ultimi c’è sempre un filo conduttore, che si fa però meno stringente in ‘Present Tense’, permettendo una maggiore varietà, con brani che vanno dal post rock à la Foals di ‘Sweet Spot’, a gemme pop come ‘A Simple Beautiful Truth’. Non per questo l’ennesima fatica del gruppo di base a Leeds si può dire meno complessa, ma più semplicemente l’immediatezza di un’elettronica seducente e una scelta lirica più esplicita fanno sì che il disco nel suo insieme risulti ricco di sfumature e di un pathos sempre assicurato dagli arpeggi vocali degli ormai due lead singer. Ed è qui che la band risulta vincente dove altri avevano fallito, riuscendo a spostare i confini del pop non inventandosi nulla di nuovo, solo grazie ad una sensibilità peculiare che non gli fa mai perdere l’equilibrio traccia dopo traccia, per uno di quei rari LP in cui ci si dimentica del tasto skip. Con buona probabilità, ‘Present Tense’ non sdoganerà Hayden e soci al grande pubblico, ma li afferma sicuramente come un complesso fuori dal comune e tra i più rilevanti del pop a cavallo tra noughties e anni 10, grazie alla loro capacità di piegare il pop a proprio uso e piacere, per una ricchezza espressiva che fa invidia.
Velocità: 11 tracce in 41 minuti.
Il testo: “In detail you are even more beautiful / than from afar / I could learn you like the blinded would do / Feelin’ a way through the dark”, da ‘Palace’.
La dichiarazione: Hayden Thorpe: “Present Tense è probabilmente più sensuale che intellettuale, abbiamo provato a farlo col corpo piuttosto che con il cervello.”
ndr bellissima recensione che mi trova perfettamente in sinntonia
Related Articles
No user responded in this post
Leave A Reply