I Nadàr Solo non sono scappati via, tranquilli, nonostante il loro cd di debutto del 2010 si chiamasse Un piano per fuggire, tre anni dopo sono ancora qui e si rifanno vivi con Diversamente, come?. Tornano, come detto, con un nuovo disco, che odora di concept album involontario nelle tematiche trattate (stando anche a quello che riporta il comunicato stampa), ma che presenta invece buone ed interessanti varietà musicali; senza perderci in troppe chiacchiere arriviamo subito a parlare di musica. Non conto gli anni taglia il nastro rosso, la forbice usata è un pezzo rock veloce e piacevole che viaggia tra Tre Allegri Ragazzi Morti, Strokes e parti power tipicamente italiane, la partenza è di quelle che fanno ben sperare. TARM che tornano alla mente anche in Maggio Giugno Luglio, non tanto per lo strumentale, il quale risulta piuttosto orecchiabile strizzando, con malizia, più di un occhio al pop, ma per il tono vocale del cantante Matteo De Simone, il quale durante i vari ascolti del cd non ha smesso di ricondurmi all’immagine di Davide Toffolo, questa non è assolutamente un’offesa o che, è solo una mia personalissima constatazione. Il Vento è la Canzone di Tom rifatta qualche anni dopo, Pierpaolo Capovilla si innesta perfettamente in uno scenario in cui il vento ha smesso di fare la propria parte, ma se a fermarsi è il vento, lo stesso non fa il pezzo, il quale risulta malinconico, sentito, struggente e allo stesso tempo maestoso, possente e perfettamente congeniato.
Ma non c’è bisogno di Capovilla per toccare il picco dell’album, lo dimostra Le case senza le porte, pezzo migliore del disco, aperto da un’atmosfera a dir poco cupa, tanto che da un momento all’altro ci si aspetta Lucarelli che ti fa :”Paura eh?”, ma invece al minuto 1:20 il brano cambia completamente colore, e ci conduce verso atmosfere più “felici”, variazione di tema che oltre ad essere bella in se per se, fa apprezzare maggiormente l’intero brano, e se poi ci aggiungiamo anche un testo così ben fatto, raggiungere la vetta del disco è inevitabile. Trovare qualcosa che faccia storcere il naso è davvero difficile, scorrono piacevoli Tra le piume e Perso, altrettanto fa Le ali, qui la fa da padrone il groove stop and go alla Bud Spencer Blues Explosion, il quale però lascia comunque sempre spazio alle ottime scelte stilistiche della band. La parola fine al disco viene messe ottimamente da I tuoi orecchini, c’è giusto il tempo di saltellare tra parti power e spunti cantautorali, saltelli sui quali la melodia vocale fa di tutto per lasciare l’imprintig giusto, e ci riesce. I Nadàr Solo sicuramente suonano meno “grezzi” di tre anni fa, questione di maturazione? Non penso, o almeno in questo caso non penso sia da tirare in gioco la maturità, mi viene più spontaneo usare il termine continuità, questo lavoro è in continuità e sulla stessa linea evolutiva del precedente. I Nadàr Solo funzionavano e funzionano ancora tutt’ora, anzi oggi le prestazioni sono migliorate. Diversamente, come? è un disco che scorre veloce e si lascia riascoltare più volte, è un disco ben suonato ed arrangiato, è un disco “pestato” e contemporaneamente melodico, è un disco che porta alla mente tante affinità musicali, soprattutto rispetto al panorama nazionale, ma che sempre riesce a mettere un netto distacco di originalità rispetto a quest’ultime, è un disco ben suonato ed ottimamente cantato, è un disco dove le liriche si fanno apprezzare e si prestano ad essere specchio di un’intera generazione, insomma, in sintesi è davvero un bel disco. Dei piccoli difetti ovviamente ci sono, ma l’unico che mi va di condividere è, che ascoltando questi undici pezzi, si resta con la convinzione, forse anche immotivata, che questa band non sia arrivata ancora alla cima della propria produzione musicale, abbiamo l’antipasto ed è stato ottimo, non si vede l’ora di assaggiare le altre portate. Teneteli d’occhio che ne vale la pena.
(Alfonso Senatore)
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