Un album molto Prog, un diorama dei primi anni ’70 con morbide scivolate e ringhiosi soprassalti, dal bucolico Canterburyano al Robert Fripp più schizoide
“Insurgentes è stato il mio album new wave, influenzato dalla musica di Joy Division, Cure, XTC, gli idoli dei miei anni adolescenti. Grace For Drowning parte da lì ma è più sperimentale, più eclettico. L’ho detto e ripetuto un sacco di volte, per me l’età dell’oro della musica rock è stata quella fra il 1967 e il 77, quando il long playing è diventato il formato principe dell’espressione artistica, quando i musicisti si sono liberati dal vincolo della canzone pop di tre minuti e hanno cominciato ad attingere da altri ambiti, dal jazz e dalla classica soprattutto, combinando quello con lo spirito della psichedelia per creare veri “viaggi con il suono”. Grace For Drowning, senza voler essere rétro, è una sorta di omaggio a quello spirito. C’è di tutto, da temi cinematografici alla Morricone a ballate per pianoforte, da musica corale a un pezzo di 23 minuti con ispirazione Prog e jazz. Ho usato vari musicisti jazz, questa è una novità per me, stimolata dall’ascolto dei vecchi dischi King Crimson che ho remixato di recente”.
Wilson ha le idee chiare e parla sempre dritto, ma lascia dubbi. Non sono così sicuro che quest’album sia più sperimentale ed eclettico di Insurgentes, e nemmeno convinto che i Porcupine Tree siano la parte bright del nostro lunatico e i dischi “solo” invece la dark side, disponibilità e accessibilità vs. ricerca ed esperimento. A costo di passare per superficiale, credo che il nostro Steven il cappello lo scelga a seconda dell’umore, rimescolando di volta in volta gli elementi del suo mondo fantastico. E’ come un caleidoscopio, i frammenti si spostano e il mosaico cambia – di più, di meno. Ora sembra finito il flirt con il metal (“la festa è finita, mi è venuto a noia”) e si accentua invece la componente jazz di cui sopra, ben espressa in brani come Sectarian, Remainder Of The Black Dog o tra le pieghe di Raider II (è quello il pezzo di 23 minuti, metà del CD 2). Mentre progettava il disco nuovo Wilson aveva nelle orecchie i suoni di Lizard, il misconosciuto capolavoro dei King Crimson che aveva appena finito di restaurare in 5.1; la spinta viene da lì, con l’aiuto di Dave Stewart come arrangiatore e l’idea che si può fare musica heavy senza per forza prendere la scorciatoia della chitarra, lavorando su squadre di piccola e grande orchestra, espandendo dianmicamente la tavolozza timbrica.
Quello che è certo è che Grace For Drowning è un album molto Prog, un diorama dei primi anni ’70 con morbide scivolate e ringhiosi soprassalti, dal bucolico Canterburyano al Robert Fripp più schizoide, dalle acquatiche erbe di Grantchester alle islands Crimsoniane. Non troppo coeso, lietamente disordinato, senza una precisa chiave stilistica a distinguere i due CD. Un album ancora una volta “intorcolato e dark”, come si premura di ammettere l’autore, che trova gli accenti più veri non quando cola la pappa reale di Deform To Form A Star (la tisana per i sonni felici dei fanciullini Prog) ma quando salgono i fumi oscuri di Index o stridono i denti di Remainder Of The Black Dog. A proposito di Index; è ispirato a un celebre romanzo di John Fowles su un drammatico sequestro di persona che negli anni ’60 diventò film e anche allestimento teatrale (con Marianne Faithfull, per inciso, nella parte della vittima).
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