The Big Roar
The Joy Formidable
Voto: 4 stelle
Casa discografica: Canvasback
Anno: 2011
Come uscire vivi da un titolo molto impegnativo e marchiare la scena rock in prospettiva per i prossimi mesi (anni?). Il primo album dei Joy Formidable è in effetti un possente ruggito, uno sfogo che sprigiona energia e prende la via più semplice e naturale del rock: musica di liberazione, urlo di gioia, curiosità , determinazione.
I Joy hanno lavorato a quest’album un paio d’anni, nel senso che hanno scritto canzoni, pubblicato singoli d’assaggio, costruito una solida base di fan e ricomposto poi tutto in un’opera coesa in 12 quadri. Ambiziosi e sfrontati, com’è giusto essere in the twenties: capaci di cercare gloria negli Stati Uniti e in Australia senza la celebrità a sostenerli, convinti ad aprire l’album con un mostricino sonoro di 7 minuti e 40 con il visionario titolo de “lo spettro di una bugia in continua mutazione”. Sono in tre ma fanno un gran rumore, senza farsi soffocare dalla tempesta che suscitano, anzi, cavalcandola con grazia e maestà : Matt Thomas e Rhydian Davies sono la martellante sezione ritmica, Ritzy Bryan la front woman con chitarra in acido e voce da camaleonte, ora Chrissie Hynde spudorata e new wave, ora Bjork dai seducenti segreti. Uno spirito grunge e heavy metal li sorregge, anche se molti epici “pieni” sono tipici della nuova generazione Brit rock e non mancano i momenti di allucinata quiete, pause di riflessione in una strange strangeland.
In catalogo i due pezzi forti del repertorio fino a oggi, I Don’t Want To See You Like This e Austere, in versioni, mi dicono dalla regia, ripensate rispetto agli originali; ma altro di bello è cresciuto su quelle tracce, dalla vibrante odissea del brano d’apertura alla elastica Chapter 2.
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