COLORAMA
Box
(See Monkey Do Monkey Ltd) 2010
psych-pop
Navigando tra le pagine del web è impossibile non leggere l’unico commento che accompagna il terzo album dei gallesi Colorama, un semplice avviso che esorta l’ascoltatore a non aggiungere il loro album “Box” alla lunga lista del pop revival in odore di anni 60 e 70.
Ridotto a trio dopo la morte del giovanissimo bassista David Fletcher (musicista della London Symphony Orchestra e della Royal Philharmonic Orchestra), il gruppo di Carwyn Ellis pubblica per la prima volta un disco per il mercato europeo, superando brillantemente ogni riferimento alla scena pop attuale grazie a una ottima scrittura dei brani.
Nessuna concessione alla sindrome “Sgt Pepper” che anima tutte le proposte pop inglesi (e non) da oltre quarant’anni: ogni canzone è frutto di elaborate soluzioni armoniche che ripropongono l’essenzialità e la unicità del pop più raffinato, le atmosfere viaggiano su un dejà -vu che non nasconde inettitudine artistica.
L’album si snoda tra finte orchestrazioni psych-pop, ritmiche flessuose e un cantato disinvolto, avvolgendo la solare e ingenua ballad “Box” in effluvi mesmerici, ebbri di trance lisergica, e offrendo altresì spazio ad acquerelli di folk pastorale (“Autumnal”), che non cedono al lirismo nostalgico e azzardano spunti barocchi.
Piccoli classici del new pop si aggirano tra le pagine di “Box”: una graffiante e ironica “Apocalypse Blues” ci ricorda cosa abbiamo amato dei Kinks e una superlativa “Out Of Line” restaura la nobiltà del pop più raffinato, con uno straordinario groove di basso e tastiere dalla timbrica naturale, appena lambito da riverberi e pulsioni soul-psichedeliche, che ampliano il fronte emotivo.
Poesia e disincanto in stile Donovan per le due tracce in gallese, ovvero la contagiosa cantilena di “Pan Ddaw’r Nos” e la più indolente “Mynydd Hud”, ma anche temerarie trame liriche per la raffinata ballata psichedelica “Etiquette”, che defluisce sul fiume sonoro che unisce i Pink Floyd di “Atom Heart Mother” ai Radiohead di “The Bends”.
In altri frangenti i Colorama attingono nella stessa tinozza empia di nostalgia dalla quale hanno pescato i Coral o gli Espers, conservando equilibrio (“Royal Victoria Arcade Part 2”) e disincanto pop (“Candy Street”), senza mai abbandonare la perfezione stilistica che rende tutto raffinato e incantevole. “Box” sorprende e conforta, culla e stimola, eccita e sopisce con una grazia e una classe che è raro ritrovare nel pop moderno: in questi undici brani c’è passione e stile in egual misura, e solo per questo “Box” merita di essere ascoltato.
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