Silver Pony
Cassandra Wilson
Voto: Â 4 STELLE E MEZZO SU 5
Casa discografica: EMI
Anno: 2010
REWIND: La prima volta che vidi Cassandra Wilson in concerto era il 7 novembre 1994, nel clou di una delle ormai ricorrenti grandi alluvioni che affliggono il paese. Affrontai l’autostrada per raggiungere Milano a non più di 50/60 km all’ora, sotto il classico diluvio biblico. Arrivai al Teatro Nazionale ed eravamo non più di una trentina di eroici spettatori, praticamente vuoto. Avrei scommesso la mia auto che non avrebbe suonato. Sarei tornato a casa a piedi. Qualcuno può obbiettare che ci sono i contratti da rispettare e le penali; nossignori Cassandra Wilson, eseguì un concerto con una professionalità ed un calore tali, perchè un grande artista ha prima di tutto rispetto per la propria musica. Quel concerto mi è rimasto nel cuore.
PLAY: Silver Pony ventesimo disco di Cassandra Wilson, include tracce incise dal vivo nel corso di un tour europeo del 2009, abbinate ad altre incise in studio a New Orleans. Diciamolo subito, è un disco splendido che fotografa il suo stato di grazia da tempo conseguito e qui per l’ennesima volta ampiamente confermato. Atmosfere notturne, dove la luce di una luna argentea, crea ombre sinuose che giocano a rincuorare senza farsi vedere. La formula è quella intrapresa da quel Blue Light ‘Til Dawn (che è stato la svolta della sua carriera nel 1993) in poi, dove all’equazione tra standards, riletture di pop songs superbamente riarrangiate in chiave jazz e composizioni originali, corrisponde sempre come risultato musica di classe, scandita dalla voce inconfondibile di Cassandra Wilson e suonata da alcuni dei migliori musicisti del jazz contemporaneo.
Si inizia con Lover Come Back To Me seguita da Went Down To St. James Infirmary, entrambe tratte da Loverly (2008) ma qui la versione della seconda è ancora più spettacolare di quella proposta precedentemente in studio. Uno degli standards del dixieland più ripresi, rivive di nuova linfa grazie ai fraseggi nervosi di una chitarra che gioca a rincorrere se stessa, supportata da una ritmica funky, con i contrappunti del piano in lieve stile ballroom di Jonathan Batiste, emergente talento nella di tradizione di New Orleans e nuovo ingresso della band. Se fosse un vinile la mia traccia di questa canzone sarebbe già consumata; 7:12 di pura emozione. La seguente A Night In Seville, è uno strumentale che per certi versi riprende il mood precedente e ribalta le parti tra chitarra e piano per scivolare naturalmente in Beneath A Silver Moon: aprono le fluide percussioni di Lekan Babalola intrecciate alle linee di basso di Reginald Veal, altra new-entry nella line-up, poi chitarra e piano inseriscono le loro melodie, entra la batteria di Herlin Riley ed infine la voce di C.W. che ci introduce nella sua ispirata contemplazione.
Nella parte centrale uno splendido assolo al sax di Ravi Coltrane, buon sangue non mente, la cui sovraincisione in studio di questa parte si inserisce con eleganza nella poesia sonora incisa live dalla band. Dopo le eteree atmosfere si ritorna alle radici del Delta, con un omaggio a Charlie Patton con Saddle Up My Pony, dove è la chitarra di Marvin Sewell a salire sugli scudi insieme alla voce vellutata di C.W. Jazz o Blues? Fate voi, semplicemente sublime. Dopo averci fatto sguazzare nelle acque limacciose del Mississipi, la Wilson ci riprende per mano e sulle note di If It’s Magic di Stevie Wonder ci culla in una morbida ballad cantata come una ninna-nanna. Così come al giorno segue la notte e viceversa, si torna di nuovo e per la terza volta in questo disco, sui ritmi del blues con Forty Days And Forty Nights, con una rilettura piacevole e convincente. Il tempo del breve strumentale Silver Pony e poi si passa ad uno standard, quale A Day In The Life Of A Fool reso ottimamente nell’interpretazione di C.W. con una chitarra a tratti arabeggiante e le percussioni a colorare di umori world questo classico delle musica americana. In Blackbird l’omaggio a Lennon-McCartney, passa da New Orleans nello stile pianistco di Batiste, la cui opera in tutto il disco gareggia per bravura con la chitarra di Sewell e termina sugli applausi ritmati del pubblico. Chiude il duetto con John Legend ospite in studio per Watch The Sunrise , un pezzo in cui è assente la sezione ritmica, che si delinea su note di archi, chitarra e piano suonando molto cinematografico e anni 60. Forse il pezzo può risultare musicalmente poco omogeneo al resto del disco, ma queste sono solo pignolerie, perchè alla fine suggella ottimamente il disco. Personalmente, uno dei migliori dell’anno.
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