Wow stanno tornando i Verdena. Era da un po’ che non si sentiva il loro nome in giro, troppo presi dalla genesi del nuovo disco tanto da non aver il tempo di pubblicare qualche news per i loro fan: ma, tutto sommato, chi conosce la band sa che è il loro comportamento abituale, schivi e chiusi nelle relazioni con la stampa, da poter sembrare qualche volta addirittura irriverenti, e poi maledettamente convincenti sul palco come in cuffia.
Insomma, per la serie “Chi non muore si rivede”, dopo due anni di assoluto buio, condito solamente dal slide project dei fratelli Ferrari Betoschi, quanto mai strambo ed eclettico e dal quale è nato il cd omonimo in 300 copie, e da qualche apparizione live in djset o sui palchi di band come Jennifer Gentle, i riflettori si sono magicamente riaccesi sul gruppo bergamasco che ha annunciato, per fine del 2010, l’uscita di Wow, nuovo lavoro in studio da 28 tracce.
Dei Verdena, lo si sarà capito, non ci si può fidare: in bilico tra pressioni delle major ed attitudine indie, non sai mai cosa potrebbero tirar fuori. Ardua impresa quindi provare a leggere i possibili suoni e colori dell’imminente lavoro: Ritorno alle origini? Un nuovo capitolo del filone iniziato con Requiem? Nuova svolta? Predirlo è difficile, quasi come collocare il gruppo in una precisa zona della scena musicale italiana. Oltre al rapporto con le case discografiche, che ha reso i Verdena una delle poche realtà italiane sotto major con ampi margini di indipendenza artistica e libertà di manovra, la band è sempre stata anomala e fuori dalle logiche di mercato: mai ha approntato un discorso volto a invadere tv e radio, mai ha sfruttato la cresta dell’onda creata dai vari successi di vendita. Insomma, le scelte curiose non sono mancate, come quella di pubblicare un ep dopo ogni cd che richiamasse il lavoro appena uscito, quasi come se non gli importasse di essere un nome che conta, ma solamente un gruppo di ragazzi un po’ cresciutelli che continua a suonare per divertimento loro e di chi li ascolta.
La stessa scelta delle 28 tracce per il nuovo album sembra essere in teoria un suicidio discografico, visto che attualmente vanno per la maggiore cd ben più snelli (10-12 pezzi). Naturalmente oltre ai vari comportamenti, a spiegare la mancanza di un vero e proprio successo su grande scala, ci pensa la nostra scena musicale e il minuto bacino d’utenza che ama simili proposte musicali.
Naturalmente, tutte queste anomalie non tengono conto del formidabile estro della band, capace di far fruttare anche le scelte più bizzarre: la qualità musicale del trio, infatti, è fuori discussione. Per questo che, indipendentemente dal fatto che i loro lavori siano per pochi intimi o per il mondo intero e che la major di turno guadagnerà tanto o poco, resta sempre la voglia di scrutare ed esplorare la nuova resurrezione dei Verdena.
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