Raccontano le cronache che per finanziare quest’album, il quarto della faticata serie Kula Sh iniziata nel 1996, il vice leader Alonzo Bevan abbia dovuto vendere la sua casa londinese trasferendosi nel Belgio più profondo. Lì, dalle parti di Chimey, ha costruito uno studio per poter sfogare in libertà lo strangefolk o indonewbeat o come-diavolo-vi-piace-chiamarlo che da sempre pulsa nella testa sua e del socio Crispian Mills.
Onore al coraggio e alla perseveranza. I Kula Shaker sono reduci dalle guerre di indipendenza Brit rock, e da giovani battagliarono da pari a pari con Oasis e Blur, prima di svanire in un gorgo di sciocchezze personali, sfortune e mosse azzardate. Riformati alla metà degli anni zero, hanno ritrovato solo un decimo della gloria passata mostrando però di non avere perso il tocco per un rock semplice e vibrante, figlio di certa storia Sixties e della dichiarata passione per la cultura indiana.
Anche in questo nuovo CD il raga rock è il marchio distintivo, nella curiosa incoerente declinazione della band: canzoni come Figure It Out o Modern Blues in cui Mills si traveste da Ray Dylan (o Bobby Davies, fate voi) e sale sulla coda dell’arcobaleno Pretty Things che lo porterà alla Londra in technicolor del 1967. Ma la foresta di Chimey porta in dote anche elfi e figurine medioevali, e un’idea di ballata Prog come quella di Peter Pan RIP o Ruby, per non parlare di Crosby, Stills, Nash & Young in processione a Benares che pare di avvistare in Only Love.
Se cercate momenti intensi di pura emozione, To Wait Till I Come vale certi brividi slow di Robert Plant da grande, mentre Winter’s Call è una Pinkfloydata tagliata in quarti più grossi. Se invece volete divertirvi e basta, All Dressed Up offre lo stupefacente spettacolo di un seguace di Johnny Cash che al galoppo insegue Clint Eastwood, in un paesaggio che potrebbe essere la Spagna dei film di Leone o più esoticamente Bollywood.
Related Articles
No user responded in this post
Leave A Reply