Unforgettable Fire
U2
Voto:
Casa discografica: Island
Anno: 2010
Dal dizionario 24.000 dischi
U2
Sliding doors. Cosa sarebbe successo se gli U2, vogliosi di cambiare all’indomani di War, avessero scelto il primo produttore a cui pensarono, Conny Plank, o il secondo Rhett Davies, anziché la coppia Eno-Lanois che mutò la loro vita musicale? Sliding doors. E che sarebbe accaduto se Eno avesse confermato il “no” opposto a Bono al momento del primo contatto? “Non posso, ho deciso di ritirarmi. La produzione non mi interessa più, sono un artista visuale e ho altre ambizioni.”
Invece andò come sappiamo. Eno accettò un incontro e portò con sè uno sconosciuto tecnico del suono, Daniel Lanois, pensando forse di passargli il lavoro e poi filarsela all’inglese; ma alla fine si lasciò convincere a lavorare in duo e fece ottime cose, anzi, stabilì una magica intesa che avrebbe proseguito negli anni. Quanto agli U2, non avrebbero potuto scegliere meglio. “Il modo di suonare Larry si fece più sciolto e funky, Adam guadagnò in sicurezza ed equilibrio, Bono reimparò un po’ per volta a cantare,” è il commento dello studioso Niall Stokes. “L’atmosfera rilassata e sperimentale delle sessions impresse al disco un carattere fresco, di ‘scoperta’”. Dal commento è rimasto fuori The Edge, ed è ingiustissimo. Anche lui, soprattutto lui crebbe bene in quegli avventurati mesi del 1984; la sua sensibile chitarra trovò l’habitat ideale nella serra di suoni che i giardinieri Eno e Lanois costruirono per l’occasione, accentuando proprio il lato emotivo e magico della musica U2.
“Avevamo un solo pensiero in testa,” ha ricordato Bono nell’autobiografia: “fare musica importante. Era nel nostro stile. Non ci sentivamo indie, non ci sentivamo punk. Eravamo pieni di gioia, volevamo riprendere dal punto in cui Phil Spector aveva lasciato. Grandi idee, grandi temi, grande suono. Eravamo pronti a correre dei rischi pur di dimostrare quanto versatile potesse essere una rock band.”
Che nostalgia per quegli U2 appassionati e spaccamontagne. E per niente velleitari; perchè alla fine ottennero giusto quello che sognavano, un album epocale, senza spezzare la linea dei primi tre LP ma portandola con un tratto imperioso verso l’alto. In The Unforgettable Firec’è lo spirito avventuroso degli anni ’60 e l’idea che il rock sia salvezza e guarigione, all’opposto del cinismo anni ’70. C’è il fermento di anni in cui la società sta cambiando pelle e ponendo le basi per il mondo come lo stiamo vivendo, con la gioia della scoperta che non ha ancora conosciuto la disillusione. C’è un uso delicato e sapiente dell’elettronica che vivifica il più classico guitar rock, senza l’invadenza e la dominazione che poi verranno. C’è un Bono giovane e incontinente che non ha ancora indossato i panni della super star globale e concentra la sua fantastica energia sulla musica e su quella soltanto. Legge avidamente e assorbe suggestioni, si ispira a Paul Celan per l’emozionante A Sort Of Homecoming e ruba il titolo di una mostra sull’olocausto nucleare visitata a Chicago per un brano che finisce per parlar d’altro e per l’intero album – quel “fuoco indimenticabile”, quella terribile spettacolare forza purificatrice si trasformano in un proverbio per spiegare i nuovi U2. Anton Corbijn ha la geniale idea di usare per la copertina una foto dei ragazzi davanti alle rovine del Moydrum Castle, nella contea di Westmeath. Perfetto. E’ un “fuoco indimenticabile” ad aver ridotto in macerie quel colosso vestito ormai di rampicanti, e il messaggio è che la musica si è alchemicamente nutrita di quella immane spaventosa grandezza.
The Unforgettable Fire cominciò in uno splendido castello dublinese reinventato come studio, lo Slane Castle, e terminò ai Windmill, la tana dei primi U2. Qualcosa arrivò in sala già pronto, altro nacque in studio, qualcosa non si compì mai, e chissà se fortuna o dannazione. Bono cominciò Pride pensando a un’invettiva contro Ronald Reagan ma strada facendo quell’ “orgoglio” prese tutt’altri accenti e andò a sostenere uno dei più begli inni vitalistici degli U2, dedicato a Martin Luther King e alle lotte per i diritti civili. Il vecchio leader nero sarebbe tornato a far capolino nell’ultima canzone, MLK, un delicato gospel per chiudere l’album (era stato così anche nei precedenti) su accenti positivi e di speranza. Eno e Lanois furono invece responsabili di Elvis Presley And America, un brano ottenuto dal rallentamento della traccia base di A Sort Of Homecoming con una performance improvvisata di Bono. Erano gli esperimenti che piacevano ai produttori e spiazzavano gli U2, così intelligenti però da accettare il diverso punto di vista. La grandezza dell’album viene anche da questo: da Bad che fu letteralmente strappata dalle mani di Bono, convinto che quel testo fosse solo una bozza imprecisa. Vero, ma “sono molto più importanti le sensazioni che le parole sanno trasmettere,” per dirla con Adam Clayton, e non a caso la canzone diventò un classico dei concerti.
Uscito nell’ottobre 1984, The Unforgettable Fire arrivò in testa alle classifiche Brit ma non entrò neanche nei Top 10 di quelle americane. Solo una questione di tempo; con il tour del 1985 gli U2 avrebbero conquistato le platee di tutto il mondo e sfilato al declinante Springsteen la corona di “re della musica rock”. The Joshua Tree, tre anni dopo, avrebbe fatto il resto.
(Come già per il precedente restauro di The Joshua Tree (2007) è stato The Edge a dirigere le operazioni di questa nuova edizione, mettendo il cappello su un album che appassionati e critici da sempre accostano piuttosto ai nomi di Bono, Eno e Lanois. E’ stato scrupoloso, attento, delicato; nessuna reinvenzione speciale, solo un lavoro di pulizia per consentire alla tecnologia di far respirare meglio la musica rispetto alle precedenti edizioni digitali. Il primo CD riporta le canzoni del vinile originale mentre il secondo è un juke box di facciate B, remix d’epoca, tracce live e qualche pleonastico inedito per “catturare il clima dell’epoca”, come spiega il curatore nelle note, “e dipingere il ritratto degli U2 in un momento cruciale del nostro sviluppo creativo.” C’è anche un brano iniziato 25 anni fa e completato con un testo e una melodia vocale solo l’anno scorso; si chiamava White City, è diventato Disappearing Act.)
(Della ristampa sono state preparate anche una versione base, in un solo CD, e una edizione de luxe, con i 2CD di quest’album più un DVD con clip e immagini live del 1986, e un documentario sul making of The Unforgettable Fire.)
Riccardo Bertoncelli
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Articolo interessante. Comunque per quanto declinante penso che Springsteen abbia fatto delle buone cose dopo il 1985… o no?
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La risposta inglese a Sanremo
Download Festival
Friday 11/06/2010 – Sunday 13/06/2010
Donington Park, Castle Donington,
Derby,
DE74 2RP http://www.downloadfestival.co.uk
Tickets From £145 – £220 (All prices listed exclude fees and charges)
The biggest rock festival in the UK is back. Download Festival will once again be taking place at Donington Park, the spiritual home of all things rock, from June 11th-13th 2010.
Artist Line Up
AC/DC
Them Crooked Vultures
Deftones
Stone Temple Pilots
Bullet For My Valentine
Megadeth
Motorhead
Wolfmother
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Tracklisting:
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3. Guns for Hire
4. Cold Hearted Man
5. Back in Black
6. Thunderstruck
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9. T.N.T.
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12. The Razor’s Edge
13. Let There Be Rock
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…le cose piu’ interessanti del boss post 1985 per me sono i due album acustici e (ovviamente) i tour 🙂 …
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come avete ragione ragazzi ….:-)
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per me la cosa migliore del boss dall’85 ad oggi sono le SEEGER SESSIONS….oltre ai super concerti naturalmente……
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yes sir
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