E’ il 1956, Ingmar Bergman ha appena vinto la Palma d’Oro al Festival di Cannes con Sorrisi di una notte d’estate. Per rilassarsi entra in un cinema a vedere un film americano e all’uscita si ritrova a Hollywood, in un sogno che lo sconcerta, lo affligge, lo affascina. Qualcuno ha rapito il maestro con una macchina dello spazio e gli chiede di girare un film in quel mondo così lontano dalle sue abitudini. Il burbero Ingmar oppone resistenza, esita, si fa quasi convincere ma alla fine si libera dall’incantesimo grazie all’aiuto di un’altra gloria svedese, Greta Garbo. Anni prima è stata rapita anch’essa da Hollywood, e non in sogno, ma è stata capace di una clamorosa fiera evasione.
Ogni tanto i vecchi del rock sanno piacevolmente stupire, e questa volta sono gliSparks. La trama accennata è quella di una pièce radiofonica che hanno appena realizzato su commissione della Radio Svedese, che hanno già esportato alla BBC e quanto prima potrebbe diventare un musical e forse un film. Dicono che uno dei fratelli, Ron Mael, sia un accanito cinefilo e un fan del regista svedese, ma il particolare importa poco. Bergman, la Croisette 1956 e Hollywood ai tempi di Alta società sono solo ottimi pretesti perché i Mael scatenino la loro fantasia e possano lanciare il pop rock come un obliquo razzo a ritroso nel tempo, verso le colonne sonore di Broadway, verso Kurt Weill, Carl Stalling e tutto un esuberante mondo pop jazz e cabaret che luccica nella polvere del ricordo.
Buffo, divertente, ben ritmato, una commedia ironica e affettuosa in cui i Mael spargono le preferite spezie orchestrali e non perdono occasione per gettare qualche ugola del belcanto all’attacco. L’unico obbligo imposto in sede di commissione era l’uso della lingua svedese insieme a quella inglese, e figuriamoci se poteva essere un ostacolo; un colore in più invece, un frutto sapido da far sobbollire nel gumbo dei nostri cuochi no limits.
Riccardo Bertoncelli
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