Let’s Shake England
Harvey Pj
Casa discografica: Island
Anno: 2010
Se è vero che esistono due PJ Harvey l’emozionata interprete dei primi album dei 90 (ma anche l’ultimo White Chalk era così) e la più convenzionale artista rock degli ultimi tempi, qui irrompe sulla scena una terza. E’ una giovane donna scossa e indignata, che canta l’amore per la propria patria e il disgusto per quello che è diventata, che con gesti nervosi sposta da un lato la musica per fare spazio alla spada della sua lingua e alle visioni che come in una febbre la assalgono. Vede la terra arata da carri armati ed eserciti in marcia, vede “la morte ovunque nell’aria” e soldati che cadono come tranci di carne, e una terra desolata che non ha erba, e alberi, e campi, “solo spettri insepolti che penzolano sul filo spinato”.
A volte fatica a tenere dietro al fuoco che le brucia in petto. Specie nella prima metà del disco, è come se l’urgenza delle cose da dire finesse per divorare la musica e la lasciasse a brandelli difficili da ricomporre, come accade anche per la sformata metrica dei testi. Ma non è un disco di protesta, giura lei, “non ho alcun titolo per cantare da un punto di vista politico. Sono una vittima della politica, piuttosto, e canto quello che vedo. E se qualcuno vuol farmi diventare una predicatrice, io non ci sto”.
Non è facile mettere insieme tutti i tasselli di questo puzzle e al primo approccio nemmeno ci provo. Quello che sembra chiara è la sincerità dello sfogo, una lunga geremiade contro le guerre, da Gallipoli all’Afghanistan, e la tensione ansiogena che pervade il disco. PJ usa una lingua musicale cangiante, dalle ballate emotive che sono la sua cifra a certe filastrocche sfinite e dementi, dall’allegria grottesca della title track al folk galoppante di On Battleship Hill; fino ai melismi straziati di England, forse il brano migliore, forse il modello a cui tutto l’album avrebbe dovuto adeguarsi per riuscire ancora più forte e incisivo.
Il luogo di registrazione è intonato alla peculiarità del progetto: una chiesa dell’800 nel Dorset, alta su una scogliera davanti al mare. PJ vi ha lavorato con John Parish e Mick Harvey più occasionali amici, per un lavoro puntiglioso, minimale, fuori schema che davvero sono curioso di vedere come sarà accolto.
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