Live Report: Alice In Chains @ Palalido Milano 02/12/09
Dicembre 4th, 2009 in Reports by Redazione Rockol
Era ora. O almeno è questa la sensazione di massima palpabile al Palalido quando gli Alice In Chains salgono sul palco cinque minuti dopo le nove. Un Palalido gremito fino all’ultimo posto da una quantità enorme di persone che sembrano arrivare direttamente dai primi anni Novanta, dal giovanotto in camicia di flanella a quadrettoni, al più attempato che ormai lavora in banca e ha messo la chitarra in soffitta, ma che per l’occasione ha pensato bene di ripescare il chiodo dall’armadio.
Gli Alice In Chains sono un evento che si porta appresso le stesse perplessità nate con la pubblicazione dell’album, perplessità riguardanti la legittimità di mantenere cotanto nome di fronte a questa nuova evoluzione che altro non è che il cambio della voce. Perplessità che non sembrano nemmeno sfiorare nessuno dei presenti. La bolgia del Palalido ha solamente voglia di Cantrell e compagnia, e poco importa che oramai gli anni siano passati e le stagioni (musicali) tramontate. La serata va oltre l’amarcord perché semplicemente… era ora. Era ora che li vedessimo tornare, ed era ora che il ritorno di un gruppo fosse degno di questo nome. Perché gli AIC di Milano hanno messo in piedi un set di due ore fuori dal comune, con venti pezzi uno più perfetto dell’altro a dimostrarlo. Fin dall’attacco di “Rain When I Die†seguita a ruota da una micidiale “Them bones†e “Dam that river†si capisce che la band è in forma strepitosa, che DuVall è un signor cantante e che per Cantrell, Inez e Kinney il tempo sembra non passare mai. I cori che accompagnano ogni attacco, ogni pausa, ogni momento del concerto sono la dimostrazione di quanta voglia ci fosse, voglia che inevitabilmente ha generato una dose di aspettative mostruosa ma immediatamente appagate dal concerto perfetto. Qualità sonora impeccabile unita ad una dimostrazione incondizionata di affetto hanno reso la serata una vera occasione speciale. E che ci sia qualcosa di magico nell’aria lo si percepisce anche dal palco, dove Cantrell e Inez non smettono di applaudire e di “rimanerci†per un’accoglienza fuori dal normale. La data di Milano a conti fatti è una delle più lunghe del tour europeo della band statunitense. Venti pezzi per una scaletta ideale volta a coprire più di venti anni di onorata carriera, dai primi passi fino all’ultimo album quel “Black gives way to blue†che ha segnato il grande ritorno dopo la scomparsa di Staley. Ed è alla voce storica che viene dedicata la titletrack dell’ultimo lavoro nella parte centrale del concerto completamente acustica, mentre sullo sfondo scorrono le immagini di un volto che non c’è più ma che tutti sentono ancora vicino. Applausi, cori, commozione. E poi ancora urla e sudore quando la prima parte del set si avvia a chiudersi con due pezzi killer come “Angry chair†e l’acclamatissima “Man in a boxâ€. Tripudio, trionfo, baldoria, sudore. Pochi minuti di pausa prima del finale con “Would?†e “Roosterâ€, finale assordante dove tutti perdono la voce e si fa a gara per raccogliere le bacchette e i plettri a fine concerto. Gli AIC salutano commossi e grati, promettendo un ritorno a breve. Non è difficile capire perché così tanti amino il pubblico italiano: quando vogliamo, sappiamo essere i migliori per davvero. Ma i meriti più grandi vanno alla band ovviamente, per aver dimostrato se ancora ce ne fosse bisogno che siamo ben lontani dalla famosa minestra riscaldata e che un certo tipo di musica non muore mai. Non importa se c’è stato qualche problema di audio, non importa che c’è chi continua ad insistere con la faccenda del nome. Quello che importa e ciò che arriva dal palco, e dal palco sono arrivati gli Alice In Chains migliori che potessimo immaginare. Davvero bentornati: era ora.
(Marco Jeannin)
SETLIST
1. Rain when I die
2. Them bones
3. Dam that river
4. Again
5. Your decision
6. Check my brain
7. It ain’t like that
8. Love, hate, love
9. A looking in view
10. Down in a hole (acoustica)
11. No excuses (acoustica)
12. Black gives way to blue (acoustica)
13. Last of my kind
14. We die young
15. Acid bubble
16. Angry chair
17. Man in a box
18. Lesson learned
19. Would
20. Rooster
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4 users responded in this post
grandi……sarò nostalgico….ma che botta ragazzi!!!….le prime quattro una mazzata in fila all’altra…….. e quasi tutto il top della produzione……ROOSTER da far sentire ai Cartini e agli Antonacci….io la voce me l’ero giocata alla sesta-settima canzone…quello lì sembrava appena salito sul palco…….
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evvai generale lee rock on,stasera tocca a me .rock on
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Ragazzi, io sono uno di quei nostalgici attempati (42 sigh!)che l’altra sera, per l’occasione ha tolto la cravatta e ha indossato il chiodo! Che dire ne valeva la pena, raramente mi sono sentito così appagato ed euforico dopo un concerto, semplicemente stupendo!!!
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rock on giovy
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