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Sono tra i responsabili del culto Gong in Italia, confesso e non rinnego, per via di appassionate recensioni nella prima metà dei 70, quando Daevid Allen ci deliziava con surreali dischi “fuori” raccontandoci di viaggi spaziali su teiere volanti e di meravigliose faune di alieni venuti dalle pieghe della sua bacata mente. Mai avrei però immaginato che quel beato gioco si prolungasse e complicasse come poi è stato, sfiorando i 40 anni e diventando l’occupazione principale della vita di Allen, che di anni ne ha 71 e continua imperterrito a coltivare l’orticello. Ho perso il conto dei dischi, delle ristampe d’archivio, dei cambi di formazione; e ho sincera ammirazione per chi riesce a stillare ancora divertimento da quel juke box, che da un pezzo ha smesso anche solo di incuriosirmi. Un bel gioco dura poco – quando Allen se ne andò nel 1974, all’indomani di You, mi sembrava che anche lui fosse della stessa idea.
Questo comunque non è un CD qualunque: è invece l’album del ritorno di Steve Hillage, il chitarrista dei tempi d’oro, e l’estensione della trilogia storica di Radio Gnome, quella di Flying Teapot/Angel’s Egg/ You, 1973/74. La prima notizia è sicuramente vera, e Hillage fa la sua buona figura, con classici merletti di fanta-psichedelia; la seconda lascia dubbiosi, visto che in almeno un’altra occasione (Shapeshifter, 1992) il Dingo aveva annunciato una Radio Gnomo parte 4.
Ma è una bugia piccola, si può perdonare. Quello che conta è che il tempo è irrimediabilmente scaduto, che non son più quei giorni frivoli-surreali, e i vecchi hippies come Daevid e la sua compagna Gilli Smyth fanno tenerezza più che stimolare la corteccia cerebrale. Gong è una formula, non più un risonante pianeta di fantasia, e regala poco. Chi si accontenta, troverà echi e sibili del passato, i Pixies naturalmente, e Zero The Hero, e invecchiati ma volenterosi anche Mike Howlett, Miquette Giraudy, il prode Didier Malherbe.
Riccardo Bertoncelli
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