John Mayall
Voto:Â
Casa discografica: Eagle Rock
Anno: 2009
Il titolo del nuovo Mayall ha avuto conseguenze spassose, spingendo qualche recensore che non aveva ascoltato il CD (sembra la regola, nel mondo in rovina del giornalismo musicale) a ipotizzare un disco per l’appunto “tough”, duro, una violenta derapata del maestro dalle parti del più graffiante rock blues.
Non è così, anzi. Mayall alterna gli umori e i passi, come sempre, non indulge nell’hard, che ha sempre disdegnato, e in questa occasione è semmai prodigo di slow e medium blues che sciolgono il cuore: come Slow Train To Nowhere, situato strategicamente a metà album, o Tough Times Ahead, e per certi versi How Far Down, una meraviglia che alterna acustico ed elettrico e nella prima parte, quella appunto acustica, stimola desideri di un album di sole chitarra-voce. A essere “tough” sono piuttosto i tempi che viviamo, e quelli Mayall li racconta nei rari pezzi che firma (solo 3 su 11) o li canta, appoggiandosi ai compositori che ha scelto, da Walter Trout a Curtis Salgado, dando fiducia ai contemporanei senza nascondersi nella nebbiolina nostalgica del passato.
A novembre Mayall fa 76 anni, ed è fantastico godere la sua energia e passione, ascoltare la voce che il tempo non ha scalfito, scoprire che la leggendaria inquietudine che lo portò a disfare mille volte i Bluesbreakers non si è risolta, tutt’altro. La band che lo accompagna è per tre quarti nuova, e non certo per demerito dei predecessori: via Buddy Whittington e Joe Yuele, fedeli compagni di tanti viaggi, e spazio a Rocky Athas alla chitarra, Greg Rzeb al basso, Jay Davenport alla batteria. Della vecchia guardia è rimasto solo Tom Canning, tastierista di fiducia fin dai primi anni 90, quando Mayall ha ricominciato a pompare oro blues dai suoi giacimenti dopo anni in cui era parso che la vena si fosse inaridita.
I pezzi migliori li abbiamo citati, anzi no, perchè il migliore è Nothing To Do With Love, con un vibrante passionale intreccio di chitarra elettrica e armonica. L’album comincia così, e chi ascolta capisce subito che è luna buona.
Riccardo Bertoncelli
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questa l’ho mandata anche a milano, forse può interessare anche qui:
vasco rossi tour e nuovo cd
Un mio amico è stato al concerto di Vasco Rossi a Pesaro e conferma quanto scritto da un altro utente: nessuna ressa, nessuna confusione. Ha acquistato senza problemi il biglietto il giorno prima del concerto ed è arrivato al palasport dieci minuti prima dell’inizio in tutta tranquillità. Lo spettacolo non è male, anche se ormai Vasco sembra un impiegato che timbra il cartellino, molto mestiere e poco più. Forse, abituato a folle oceaniche e deliranti, non si aspettava un’accoglienza così tiepida (pubblico tutt’altro che entusiasta, per quanto partecipe).
Nel frattempo il 4 dicembre uscirà il suo “nuovo” cd, composto da un album fatto di inediti, rarità e canzoni edite finora solo come singoli con in omaggio un dvd del tour 1996. L’uscita verrà anticipata dal nuovo singolo “Ho fatto un sogno”, in radio dal 27 novembre.
Ad aprile, poi, dovrebbe uscire il nuovo album vero e proprio, prima dell’ennesimo tour estivo.
Non ha capito che la quantità ha finito con l’uccidere la qualità.
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…è vero …purtroppo…..
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gia’, Vasco ,Vasco,cmq Pesaro e’ un gran posto per i concerti,comodissimo sia per i parcheggi,che per la viabilita’,l’acustica e tutto il resto.In Italia l’Adriatic Arena e’ super ,meglio del Forum di Assago di certo.Un altro posto valido e’ il Futurshow station di Bologna anche se all’uscita ci si intrippa in fila per la tangenziale ahime’,ciao a tutti
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