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La scena, quando si parla di Vasco, rimane sempre quella alla quale siamo abituati ormai da anni: un assedio di folla che diventa un assedio incondizionato di fan, quando lui si palesa al pubblico, capace di unire gli “ultras” schiacciati sulla transenna con il suo nome tatuato sul braccio (che non risparmiano, da bravi ultras, striscioni con scritto “Vasco sindaco l’Italia” e cori di sfottò al “rivale” di sempre) a addetti ai lavori e personale di sicurezza, che sui cavalli di battaglia dimenticano per un attimo il ruolo e le divise per sfoderare il cellulare e immortalare il Blasco nazionale. Il PalaBam di Mantova, che il rocker di Zocca ha scelto per ospitare la data zero del suo tour indoor, tiene a battesimo il palco che accompagnerà il “Komandante” e la sua band per un anno: una scenografia elaboratissima, che include un fondale di led, quattro gabbie che cariche di luci che calano a comando sulle teste di pubblico e musicisti, ed una pedana idraulica che si spinge fino al centro della struttura. Le novità , più che nella line-up della rodatissima band, stanno tutte nella scaletta. Si comincia con “Un gran bel film”, alla quale seguono “Cosa vuoi da me” e “Ieri ho sgozzato mio figlio”, per continuare poi con “La nostra relazione”, “ripescata” addirittura da “Cosa vuoi che sia una canzone…” del ’78, “Ogni volta”, “Gli angeli” e “Domenica lunatica”. Il pubblico lo abbraccia, e lui non si risparmia: lancio di biancheria femminile sul palco a parte, il rocker si sporge verso il suo pubblico, sorride, stringe mani, saluta. Vasco e band, tornati dopo anni nei palazzetti, non hanno paura di tirare fuori le unghie: quando il set lo richiede, il rock è senza sconti, vigoroso e muscolare come nelle location più vaste all’aperto. Le sorprese che caratterizzeranno questo prossimo tour al coperto, tuttavia, non tardano ad arrivare. Una manciata di brani dopo l’intro strumentale di “Dimentichiamoci questa città “, il Blasco annuncia “la mia nuova canzone” e parte ‘Ad ogni costo’, rifacimento di ‘Creep’ dei Radiohead: il singalong dagli spalti dimostra come – nonostante il brevissimo lasso di tempo intercorso tra la pubblicazione e la prima esibizione live – il suoi fan l’abbiano già metabolizzata senza problemi. Arrivano anche – tra gli altri – “Delusa”, “Stupido hotel”, “Un senso”, “Deviazioni” e “Il mondo che vorrei”, quando ecco il colpo di scena: si abbassano le luci in scena e il rocker di Zocca si presenta solo, sulla pedana che raggiunge l’esatto centro dell’arena, con una chitarra acustica. “Questo è un esperimento”, spiega lui alla folla: “Voglio farvi vedere come nascono le mie canzoni”. L’attacco e su “Sally”, eseguita assolutamenteunplugged. Si continua sullo stesso tono ma in crescendo: subito dopo arriva “Dillo alla luna”, sull’esecuzione della quale si innesta un’altra chitarra acustica, per poi finire con “Incredibile romantica” suonata – sempre in chiave “intimista” – con l’apporto di tutta la band. Il traguardo è dietro l’angolo: a preparare la chiusura arrivano prima “Una canzone per te”, “Hai ragione tu”, “Ridere di te” e “Occhi blu”, per poi esplodere nel gran finale con “Senza parole”, “Vita spericolata”, “Canzone” e “Alba chiara”. “Avevo dei dubbi, riguardo al momento acustico: temevo che le canzoni non riuscissero ad arrivare”, confessa Vasco, appena finito il concerto, nel proprio camerino, dove l’ha raggiunto la stampa: “Questo è uno spettacolo completamente nuovo. Non sono ancora soddisfatto al cento per cento, ma come prima sortita è andata bene”. Dopo anni passati in stadi e spazi immensi all’aperto, deve fare un certo effetto passare a posti sensibilmente più piccoli (il PalaBam contiente 5000 persone, per l’occasione metà membri del suo fan club ufficiale e per altra metà di semplici – quando fortunati – appassionati)… “Sì, vedi in faccia la gente. Quando sono uscito, per la prima canzone, mi stavo quasi distraendo. Il contatto col pubblico è praticamente fisico, ma una tale vicinanza riesce a darti una carica incredibile. E poi”, scherza, “Avevo voglia di suonare al coperto per avere qualcosa da fare anche d’inverno. Correvo il rischio di annoiarmi potendo suonare per pochi mesi solo all’aperto, in piena estate”. Il effetti la serie di date che Vasco ha davanti è impressionante: la tournée indoor lo terrà occupato per dodici mesi di fila, sia in Italia che all’estero. E proprio da oltreconfine, specifica Roberto De Luca, a capo dell’agenzia promoter di Vasco, Live Nation, stanno arrivando grandi soddisfazioni: la data di Zurigo è già andata sold out, con 13.000 biglietti venduti in pochi giorni, mentre tanto a Londra (dove solo questa mattina sono stati “bruciati” oltre 2000 tagliandi) quanto a Bruxelles (dove altri 5000 sono stati staccati in meno di una settimana) già si preannunciano i “tutto esaurito”. Se la stampa inglese ti ha appena presentato come “re degli stadi italiani“, c’è il progetto di estendere il regno? “La verità è che non me ne frega un cazzo”, scherza lui, che sempre tra il serio e il faceto rassicura quanti lo temevano in cattive condizioni di salute: “La gente che incontro continua a chiedermi come sto, e io ho fatto anche avere alla stampa un comunicato ufficiale: sono in forma, gli esami del sangue sono regolari e il mio fegato non è spappolato ma sano come quello di un bambino. E poi, nel comunicato, ve l’ho anche scritto: l’erba, intesa come verdura, fa meno male dell’uva”. Di seguito, la scaletta di brani eseguiti al PalaBam di Mantova il 2 ottobre 2009: “Un gran bel film” |
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