Ora e sempre Kraftwerk
Lo so, qualcuno ancora non ci crede, non lo sa, non vuole saperlo, ma se non ci fossero stati i Kraftwerk la musica di oggi sarebbe diversa da com’ è. Ovvio pensare alla techno e all’ hip hop, che non hanno mai fatto mistero delle loro radici, per dire, “teutonicheâ€, molte delle loro intuizioni hanno in realtà modificato il modo stesso di produrre musica pop, e non c’è artista che non debba loro qualcosa, anche se non lo sa. La loro è stata una rivoluzione copernicana importante e significativa quanto l’ avvento del rock’ n’ roll vent’ anni prima, sostituendo la chitarra elettrica, che aveva segnato in maniera determinante la nascita e lo sviluppo del rock, con le tastiere elettroniche, che da quel momento non sono più scomparse, anzi, hanno preso pian piano il dominio della musica.
Alberto Campo lo spiega bene: “Fino a quel momento la musica elettronica era stato ambito riservato ai compositori d’ avanguardia: Cage, Berio, Boulez, Stockhausen? Di lì in avanti, viceversa, sarebbe entrata a pieno titolo nei consumi di massa. Proprio di Stockhausen erano stati allievi Ralf Hutter e Florian Schneider, dal 1970 invariabile coppia motrice della «centrale elettrica», come cioè si traduce il nome del gruppo. Attestati a Dusseldorf, nel proprio studio Kling Klang, ricavato nei locali di una raffineria dismessa (siamo ai bordi meridionali del bacino della Ruhr), i Kraftwerk definirono il proprio stile depurandolo via via dalle sonorità «naturali», sino a renderlo completamente «artificiale» nel 1974, ai tempi di Autobahn, disco ispirato ai rumori del traffico autostradale.
La profezia enunciata nel 1913 dal futurista italiano Luigi Russolo a proposito dell’ «arte dei rumori», ossia l’ irruzione della cultura industriale nei canoni musicali, si stava avverando. Fra lo scetticismo generale.
«Ci prendevano per pazzi quando sostenevamo che il suono elettronico avrebbe aperto una nuova fase nella storia della musica popolare – racconta Ralf Hutter – E la gente che ci criticava era la stessa che poi, dal dentista, pretendeva le apparecchiature più sofisticate: non avrebbe sopportato di farsi estrarre i denti cariati con le tenaglie. Ma, se si parlava di musica, volevano le vecchie chitarre anni Cinquanta». Il tempo ha dato loro ragione. Anche perché non si trattava di semplice tecnofilia. Qualcosa come una sorta di umanesimo espresso in codice binario, piuttosto: «Le macchine hanno un’ anima, ma la gente è ossessionata dall’ idea di dominarle mantenendone il controllo. è indice di un complesso di inferiorità : meglio essere amici delle macchine e vedere che cosa viene fuori da quella relazione. Noi non possiamo fare a meno di loro, e loro non possono fare a meno di noi. Noi suoniamo le macchine, così come le macchine suonano noi».
Non ci sono, insomma, solo i dischi rimasterizzati dei Beatles, ma anche quelli dei Kraftwerk, splendidi nella loro riedizione perfettamente digitale. E se il remastering dei Beatles è comunque una traduzione spettacolare ma non vera, quella dei Kraftwerk è invece la naturale conclusione del loro percorso artistico. E la musica che è in quei dischi è ancora più attuale oggi di ieri, non c’è nostalgia, non c’è passato. Sono dei capolavori che, al di la del fatto che vi piaccia o no la musica dei Kraftwerk, vanno ascoltati, per capire meglio e di più il mondo in cui viviamo.
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e io nel mio piccolo vi lascio l’ultima setlist massive attack, da mosca>
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6. Red Light
7. Future Proof
8. Teardrop
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10. Mezzanine
11. Angel
12. Safe From Harm
13. Inertia Creeps
Encore:
14. Splitting The Atom
15. Unfinished Sympathy
16. Marrakesh
Encore 2:
17. Karmacoma
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Parole sante!
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wow Massive Attack ,non male!
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dopo i kraftwerk, un altro mito
Valerio Scanu: “Sogno di cantare con Giorgia a Sanremo”
Un video cliccatissimo, un ep molto atteso in uscita venerdì prossimo, ma Valerio Scanu rimane comunque estremamente calmo. E anzi dice: “Va abbastanza bene. Tutto sembra procedere bene”. Ci mette un pochino, ma poi Valerio si lascia andare e ci racconta di come è nato il disco, della sua collaborazione con Charlie Rapino (già produttore dei Take That, Geri Halliwell e Kylie Minogue), della sua passione per Celine Dion e Whitney Houston. Un po’ di tutto per un ragazzo appena maggiorenne che deve ancora finire la scuola ma è già pronto per scalare la classifica italiana.
L’ep, che porta il suo nome, uscirà venerdì e conterrà tra gli altri il singolo “Ricordati di noi” e “Could it be magic”, cover di Barry Manilow portata al successo dai Take That. “E’ stato Charlie Rapino a propormi questa canzone – racconta Valerio – E’ un produttore che cerca di metterti a tuo agio quando sei in sala di incisione, ma è anche una persona che ti striglia, ad esempio con lui sono vietati i cellulari in studio”.
Non ha invece collaborato al disco Luca Jurman, il suo mentore ad “Amici”. “Ma con Luca mi sento regolarmente” aggiunge Valerio, il cui prossimo sogno nel cassetto sarebbe il Festival di Sanremo. “E chi non ci andrebbe – scherza – Se mi vogliono, ci vado volentieri. Mi piacerebbe duettare con Giorgia, Gianna Nannini oppure Elisa”.
Tra gli artisti che ama ci sono molte cantanti internazionali, tra cui Celine Dion e Whitney Houston. “Da sempre in casa cantavo le loro canzoni, ma con i vicini non ci sono mai stati problemi” racconta Valerio, che da venerdì sarà in giro per presentare il disco. Ma tra una tappa e l’altra, deve anche pensare a finire la scuola, quella vera. “Ho recuperato l’anno che ho perso, ora cerco di frequentare il più possibile e vorrei concludere gli studi”.
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altra imperdibile novità discografica:
Torna Amanda Lear. L’album BRIEF ENCOUNTERS – 2CD BOX è suddiviso in due percorsi ideali:
il CD1 – For the Heart – dove le sonorità pop-jazz mostrano per la prima volta la versatilità canora della Lear;
il CD2 – For the Feet – omaggio alla Regina della Disco Anni ’70, contiene un sensazionale inedito, “Doin’ Fine” con un sample della celebre “Daddy Cool”.
Il disco contiene la traccia audio e quella video del primo singolo estratto “Someone else’s eyes”, brano eseguito in duo con Deadstar, autore di sette brani inediti e produttore dell’album, nuova stella emergente nel panorama pop internazionale.
CD 1 – FOR THE HEART
1. SOMEONE ELSE’S EYES (ALBUM VERS.)
AMANDA LEAR FEAT. DEADSTAR
2. BACK TO BLACK
3. CUPIDON
4. I BELONG TO YOU
5. I DON’T WANNA LOSE YOU
6. FALLING IN LOVE AGAIN
7. JE M’APPELLE AMANDA
8. LET’S LOVE
9. PERFECT DAY
10 .COMMENT TE DIRE ADIEU
11. SORROW
12. SUICIDE IS PAINLESS (FROM M*A*S*H*)
13. SECRET LOVER
14. BONUS TRACK VIDEO
SOMEONE ELSE’S EYES
AMANDA LEAR FEAT. DEADSTAR
CD 2 – FOR THE FEET
1.DOIN’ FINE *
2.SOMEONE ELSE’S EYES (ALL EYES ON
THE DANCE FLOOR RADIO EDIT)
FEAT. DEADSTAR
3.THIS IS NOT AMERICA (OBSESSIVE MIX)
4.LET THE MUSIC PLAY (LONG Vs. REMIX)
5.ALWAYS ON MY MIND (RADIO EDIT)
6.FOR WHAT I AM (RADIO VERSION)
BONUS TRACKS: THE REMIXES
7.FOR WHAT I AM (R’N’B VERSION)
8.THIS IS NOT AMERICA (LONG Vs. REMIX)
9.ALWAYS ON MY MIND
(T1’S CLUB ANTHEM MIX)
10.DOIN’FINE (EXTENDED VERSION) *
11.THIS IS NOT AMERICA (808 KETAMIX)
* Include un sample della canzone “Daddy
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ah ah ah ah Amanda Lear che spasso,piuttosto c’e’ la Houston i 3 maggio al forum di Assago…..a chi interessa!
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Mi fa piacere che ti metta di buon umore; se invece volevi essere sarcastico, non ci sei riuscito. Sappi infatti che ‘Brief Encounters’ è un ottimo disco, che ti consiglio di ascoltare… prima di ridacchiare
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Il disco l’ho sentito e piu’ che il disco mi fa sorridere Amanda Lear che ne ha passate di ogni prima di redimersi.Preferisco Ella o Aretha con tutto il rispetto,saluti Max e tornaci a trovare commentando anche altro.
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anche io preferisco (sn)Ella….come diceva il grande DiegoAb
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eh eh eh
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