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X
George Merk
Voto:Â
Casa discografica: Tube Jam Records
Anno: 2009
Essere figli d’arte a volte è un vantaggio, ma molte altre è solo una gran rottura. Viene a tutti spontaneo fare paragoni, pensare a chi è venuto prima, e la lente del pregiudizio tende per forza a influenzare giudizi e opinioni, lasciando l’obiettività in un angolino, a prendere polvere.Â
La musica non sfugge a questa regola e sono pochissimi i figli d’arte che hanno ripetuto le gesta dei propri genitori o che anche sono solo riusciti ad avvicinarvisi: avere un cognome importante può aiutare all’inizio, ma poi bisogna camminare con le proprie gambe e il peso di chi è venuto prima impone perlomeno una grande preparazione fisica, oltre che una buona dose di talento, ovviamente.
Adesso, non so se questo discorso possa funzionare con George Merk, visto che ci troviamo sì davanti a un figlio d’arte, che si muove però in territori molto differenti da quelli di Teddy Reno e Rita Pavone, gli illustri progenitori: niente musica leggera, niente canzoni per l’estate, niente partite di pallone. Merk, in pillole, suona rock’n roll. Canta in inglese, guida un trio (il classico basso, chitarra e batteria) e si è fatto un bel po’ di gavetta per pubblicare questo X, il suo esordio. Non sai bene cosa aspettarti dal figlio di Rita Pavone, e se anche ti aspetti qualcosa, un po’ già ti si storce il naso, temendo un pop patinato e pettinato, con suoni sintetici e voci filtrate. E invece, e per fortuna, no. Merk suona un rock’n roll per niente rivoluzionario, ma sincero ed efficace. Ci sono i chitarroni un po’ post-punk, le ballate da accendino, i ritornelli che funzionano. È un disco dalla pelle un po’ meticcia, con quel tipo di carnagione che lo rende adatto al mainstream come agli ambienti un po’ più indie (in cui sarà comunque guardato male). È ben suonato e anche abbastanza vario. Alla fine dei conti è un bel disco, che se ci arrivasse un po’ pompato dalla stampa inglese, sarebbe già il nuovo caso musicale dell’anno. Invece è solo il disco di George Merk, che, e ci sembra un gran bel complimento, se continua così tra non molto non sarà più ricordato come l’ennesimo figlio d’arte ma semplicemente come un buon musicista.
delrock.it
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