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Nick Cave – From Her To Eternity
Nick Cave
Voto:Â
Casa discografica: Mute
Anno: 2009
Fa impressione riascoltare questo esordio solistico di Nick Cave, da un angolo di tempo lontano ormai 25 anni. Fa impressione perché abbiamo nelle orecchie tanto, troppo Cave “sedato” e ci sconvolge la virulenza dei toni, la selvaggia sinfonia di una mente che non sa darsi controllo; e possiamo solo immaginare lo sconcerto di chi ascoltò l’album all’epoca, alla metà di un decennio che proponeva ben altre e più convenzionali musiche.
Cave ha sciolto da poco la prima band che gli ha dato lustro,Birthday Party, e azzarda qualcosa con un gruppo nuovo,The Bad Seeds, che ha voluto chiamare così per rimarcare la sua fatale attrazione verso il Male. Sono Mick Harvey, Blixa Bargeld, Barry Adamson, Hugo Race ma c’è una convitata di pietra, Anita Lane, la cantante/amante che gli ha illuminato e maledetto la vita, che nel disco non mette bocca ma aleggia come spettro in tutti i brani: “questo desiderio di averla è una ferita/ Che mi tormenta come un’arpia/ Ma so che averla/ Vuol dire non desiderarla”, scrive Cave nella title track (immortalata poi al cinema da Wim Wenders), romanzando in un sogno tossico ambientato in un hotel i suoi tormenti e le sue pulsioni. Tutto l’album è fatto così, negli anni di più nera depravazione dell’artista, quando “una siringa, una macchina da scrivere, un pianoforte e un microfono erano tutto quello che gli serviva.”
Le parole si contorcono e collassano, “il soffito trema in continuazione, porte e finestre diventano bisce e serpenti”, in un delirio in cui pagine della Bibbia si mescolano a saghe della canzone popolare e a racconti di vita come in una poesiabeat. Cave è un incontinente giocoliere di parole che usa la musica come sfondo appena accennato: schizzi d’organo, morsi di chitarra, percussioni sparse o improvvisi rulli marziali per scandire la sua logorrea che prende dai blues di strada e dalla chincaglieria Fugs o Velvet e porta acqua al mulino che sarà di Tom Waits da grande.
Nella nuova edizione il bonus è un DVD con un interessante documentario e la versione del disco in 5.1. Rispetto al vinile originale, il repertorio era stato già ampliato anni fa con l’aggiunta fra l’altro di In The Ghetto, omaggio a Elvis; una cover-non cover, chiamiamola così, come d’altronde Avalanche di Cohen, più implosa che sfogata, più pensata e ferocemente trattenuta che davvero eseguita.
Riccardo Bertoncelli
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eh….l’ascolto non è mica facile….
Comunque per me tre perle:
FROM HER TO ETERNITY
AVALANCHE
SAINT HUCK
…il resto è davvero un bel delirio…..ancora oggi difficilmente inquadrabile….
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tre super perle… se pensi all’85 di born in the usa e brothers in arms questi sembra venire da un altro pianeta…
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Concorde oppssss concordo:-)))
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b16 ma dove eri finito???….ti sei pure perso il mio…charter…mi sa….
PS: NICK CAVE ALLORA ERA FUORISSIMO….E SI SENTE!!!!
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vado e vengo… charter cave (tre vero?) atterrati e in ottima salute… grande nick, grandi bad seeds…!
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ogni tanto sugli aerei fate spedizioni in copia,non costa nulla e godiamo tutti no???Poi atterranno contemporaneamente…….cosi’ mi ha detto la Torre di controllo:-)))Rock on ,buona musica a tutti.
ps a Milano con la primavera fioriscono e nascono nuovi fiori,quelli dei Talebani.Chiamero’ il mio giardiniere di fiducia:-))
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Charter contenente semi cattivi…live…in Romagna è atterrato….
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torre di controllo amsterdam riceverebbe volentieri… altro che cattivi 😉 … ottimi!
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AH AH AH AH siete uno spasso ragazzi ,tra un po’ vado a spasso tanto ci siete voi AH AH AH AH
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