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Che fine ha fatto la new age?
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Ma che fine ha fatto la new age? Era così di moda, sembrava la tendenza del futuro, la musica era entrata nelle case di tutti. Invece oggi sembra relegata ai negozi di cianfrusaglie esoteriche, dimenticata dalle radio (tranne forse Lifegate, ma per ovvi motivi). Eppure, passata l’ondata della moda, la new age non andrebbe dimenticata. Magari potremmo mandare al macero qualche migliaio di album fatti di poche inutili cose, quelli che di new age avevano solo l’etichetta di comodo, e tenerci un bel po’ di cose della Windham Hill, tanto per cominciare…ma andiamo con ordine.
L’idea di “new ageâ€, sussurrata da astrologie millenarie, ribadita dal proliferare di nuove scienze dell’uomo, da un’attenzione diffusa alla qualità della vita, antitetica agli aspetti deviati e deformi del progresso tecnologico, presuppone una nuova visione del pianeta. Una visione ovviamente intrisa del credo ecologista, ma non solo. In ballo non c’è soltanto la vigilanza sulla decadenza dell’ambiente, quanto piuttosto la ricerca di un nuovo equilibrio interiore dal quale fa rinascere un rapporto credibile tra l’uomo e la sua esistenza. Cosa c’entra la musica? Come è accaduto altre volte, la musica è stata ed è megafono di questa ricerca, per certi versi ne è stata anche l’anticipazione. Innanzituto bisogna distinguere da una visione ristretta e una più ampia del termine “New ageâ€. Per essere letterali, la definizione viene escogitata agli inizi degli anni Ottanta per definire una corrente musicale nata, ancora una volta, in California. Le necessità sono quelle di inventare uno stile che risponda ai nuovi bisogni del nuovo ceto medio giovanile, una musica “altraâ€, rispetto agli standard commerciali, ma non necessariamente eversiva, anzi. La prima “new age†californiana è percio rigorosamente acustica, meditativa, ma priva di ogni sussulto sperimentale. Sembra il giusto e rilassante accompagnamento “ecologico†a una generazione che ora aspira al benessere spirituale tanto quanto a quello materiale, che vuole rilassarsi, vivere bene, ma anche mantenere la sensazione di ascoltare musica speciale. Per l’esattezza si comincia a parlare di “new age†intorno al 1980 coi primi relativi successi dei dischi della Windam Hill, una etichetta fondata a Palo Alto nel 1975 da Will Ackerman. Siamo dunque ancora in California, e certamente non per caso: è in California che ancora si avvertono le tracce della grande stagione dell’utopia, delle prime rivolte studentesche, della nascita e morte del movimento hippie, ma è anche la regione in cui è esplosa la nuova era del personal computer. Per l’appunto un mix ideale per la “new age†che proprio questa nuova ricerca di benessere, mediata dalla cultura alternativa, sta cercando.
In realtà il movimento californiano ebbe meriti che vanno molto oltre i suoi limiti, soprattutto per aver creato, come si dice, la parola giusta al momento giusto, così che molto presto si arrivò ad una definizione molto più ampia di ‘â€new ageâ€. In un primo momento ciò fu dovuto anche alla risposta del mercato che vide nella idea di “new age†la possibilità di incasellare una enorme quantità di musiche sfuggenti alle tradizionali definizioni. Negli anni Ottanta si era andata progressivamente infittendo una larghissima schiera di musicisti di diversa provenienza, fluttuanti al di là o al di fuori dei generi normalmente accettati (rock, pop, jazz, black), creando all’industria una evidente difficoltà di comunicazione. New age sembrò la parola d’ordine, anzi la parola magica che permetteva improvvisamente di giustificare tante diverse e indefinibili musiche.
Si, ma che cos’è oggi, davvero la musica new age? Impossibile dirlo, perchè se è vero che il genere, in quanto tale, esiste e vive di un notevole successo popolare, è anche necessario dire che di new age ne esistono molte, anzi che ogni musicista che sfugge ad una categoria precisa, per sua volontà o per caso viene a far parte della grande famiglia. E si può dire, al tempo stesso, che la new age è davvero la musica di una nuova era, musica senza confini, senza timori, senza nome. Musica che immagina un mondo migliore, dove ogni essere vivente ed ogni oggetto hanno il loro ruolo, il loro posto, il loro fine. Allora? Cos’è new age? Tutto e nulla, alcune musiche elettroniche e certo pop elegante e soave, alcune musiche “etniche†o world. Ma il bello è, secondo me, che new age è quello che vogliamo, quello che ci piace che sia, è quella musica che all’improvviso, chissà perchè, ci sembra mettere in sintonia l’intero universo. Può accadere con qualsiasi musica, con molte canzoni, con suoni particolari in un momento qualunque, è un’esperienza che sicuramente ognuno di voi ha vissuto.
mediatrek by repubblica.it
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