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B16 said in Marzo 26th, 2009 at 20:29

son tentato da una notte con Bob, ci sono ancora biglietti per lo show del 12 ad Amsterdam..

due giorni fa’, a Stoccolma invece:

March 23rd,Stockholm, Globe Arena, Capacity 13,850

1. Rainy Day Women #12 & 35
2. Lay, Lady, Lay (Bob on guitar)
3. Tangled Up In Blue
4. Chimes Of Freedom
5. High Water (For Charley Patton)
6. Stuck Inside Of Mobile With The Memphis Blues Again
7. Love Sick
8. Desolation Row
9. Rollin’ And Tumblin’
10. Make You Feel My Love
11. Highway 61 Revisited
12. One More Cup Of Coffee (Valley Below) (Bob on guitar)
13. Thunder On The Mountain
14. Like A Rolling Stone

(encore)

15. All Along The Watchtower
16. Spirit On The Water
17. Blowin’ In The Wind

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B16 said in Marzo 26th, 2009 at 20:42

e la sera prima

1. Most Likely You Go Your Way (And I’ll Go Mine)
The same opening number as at the 2007 tour opening club gig in Stockholm.
That time Dylan played guitar for the first seven songs. This time he was back at the keyboards.
While the 2007 club gig was somewhat rough and ragged, last night was at a much higher level from the very beginning.

2. Señor (Tales Of Yankee Power)
Beautiful, haunting, dark, strong. Amazing.

3. I’ll Be Your Baby Tonight
4. Stuck Inside Of Mobile With The Memphis Blues Again
5. Tryin’ To Get To Heaven
6. Things Have Changed

7. Watching The River Flow
Bob on guitar center stage, having fun.

8. Blind Willie McTell
The same dark and haunting feel from Señor.

9. I Don’t Believe You (She Acts Like We Never Have Met)
10. I Believe In You
Interesting putting these two titles back to back. Both worked really well.

11. Honest With Me

12. Billy
Biggest surprise of the evening. Performed really well.

13. Summer Days
14. All Along The Watchtower

(encore)
15. Cry A While
Quite surprising as an encore.
While it normally changes tempo, last night it kept a solid slow blues beat throughout the song.

16. Like A Rolling Stone
“Thank you, friends!”, followed by an introduction of the band.

17. Forever Young
A fine ending of a great evening.

Overall, this gig far exceeded my expectations. The singing was surprisingly strong.
Bob took up most of stage left, while Freeman, Kimball and Garnier were all squeezed together on the opposite side.
Last night set the tone to what hopefully will be a really good European tour. More Bob tonight!

iorr.org

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Generale Lee said in Marzo 27th, 2009 at 08:56

….a me i live di Dylan IRRITANO non poco….l’ho visto due volte e avro’ riconosciuto sì e no cinque canzoni per concerto….NON ti aspettare di sentire versioni anche solo lontanamente parenti di quelle originali….una volta a Milano ero dietro a dei giornalisti di una famosa rivista musicale…che a fine concerto si interrogavano tra loro perchè anche loro NON avevano riconosciuto alcuni pezzi…e NON erano gli ultimi arrivati….ma gente che Dylan lo conosce a fondo!!!!
PS= Magari invece con la tua fortuna spara il concerto più fedele di sempre alle versioni conosciute……..ahahaahha!!!!

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buzz said in Marzo 27th, 2009 at 10:46

staremo a sentire Generale Lee …….e a vedere……male che vada a Firenze si sta sempre bene:-)))

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Generale Lee said in Marzo 27th, 2009 at 11:41

ehehhe..stai andando a vedere LA LEGGENDA….mica un pirla. Solo, io ho la mia fissa: non mi piace che in concerto stravolgano le canzoni che hai amato tanto dal disco!!! Per questo anche con De Gregori….credo che non andrò più a vederlo. Comunque Dylan è lunatico…se gli gira bene magari ti regala il più bel concerto della tua vita. A me è andata male due volte.
FIRENZE BELLISSIMA, IL MIO INDIRIZZO E’: IL CANTINONE, VIA S.SPIRITO 6 – SE MAGNA BENE, SE BEVE TANTO (PURE TROPPO…AL G’HO CIAPA’ NA CIOCA L’ULTIMA VOLTA….CHE PER RIPRENDERMI HO DOVUTO BERE DUE CAFFE’…CORRETTI NATURALMENTE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!)E SE SPENDE GIUSTO!!!

AUGH

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buzzandmusic said in Marzo 27th, 2009 at 12:01

EH EH EH PRESO NOTA DEL LOCALE,ALLA DISCOGRAFIA CI PENSEREMO DOPO:-))Prima se beve e se magna:-)))

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B16 said in Marzo 27th, 2009 at 15:58

….guardate rockers per me peggio di loureed live non esiste. mi sta troppo sulle palle: e pensate che lo stimo (anzi lo stimavo) enormemente…. percui se sceglierò dylan, anche grazie a voi, sarò preparato…

se volete capire perchè lou reed per me è come il fumo negli occhi leggete di seguito…

LOU REED
ITALIAN TOUR 2006
25-02 MANTOVA PALABAM KENNEDY

01. Paranoia key of E
02. Swords of Damocles
03. The day John Kennedy die
04. Gassed and stoked
05. Tell it to your heart
06. Rock minuet
07. Why do you talk
08. My house
09. My red joistick
10. Street hassle
11. Who am I?

12. Sweet Jane

C’era una volta Lou Reed.
Prima ai lati delle strade con John Cale a cantare di pusher e frustini.
Poi si dovette abituare agli occhiali da sole per evitare di essere accecato dalle proiezioni dell’Explosive Plastic Inevitable, di fronte a Warhol con i suoi Velvet Underground. Dopo quattro anni abbandonò la sua creatura per tingersi di biondo e incarnarsi come icona glam, comprensiva di unghie laccate e della compagnia fissa di David Bowie. Ad ogni intervista concessa dal 1980 in poi Lou Reed ribadisce che è lontano anni luce da quel mondo. La speranza però è sempre l’ultima morire…

Quarant’anni dopo Lou Reed sta tenendo un tour italiano da tutto esaurito di 13 date, da Torino a Mantova, Pordenone, Firenze, Milano, Roma. L’interesse al solito verte tutto sulla scelta dei brani…
La scaletta proposta (la medesima per ogni performance) non concede nulla al pubblico (ovviamente, verrebbe da dire…) a parte Street hassle, datata 1977.
Per il resto un ripescaggio che tiene soprattutto conto del periodo non certo indimenticabile (per usare un eufemismo…) intercorso tra The blue mask (1982) e Magic and loss (1992) compreso un tuffo nel peggio della sua produzione con il recupero della patetica Tell it to your heart da Mistrial del 1986.
Ed ancora The day John Kennedy die, My red joistick, Swords of Damocles, Gass and stoked…
Perché? La risposta è molto semplice. Lou Reed non sceglie i brani dei suoi concerti: chiede solo alla band un determinato impatto sonoro lasciando i componenti del gruppo liberi sulla proposta dei pezzi. Lui ribadisce a parziale ed improbabile scusante che impazzirebbe se dovesse ogni volta mettere mano ad un repertorio dotato (secondo il suo autore) della medesima dignità e valore in ogni singola traccia apparsa su un album a suo nome…
Paranoia in the key of E e Rock minuet entrambe tratte da Ecstasy (2000) sono le due migliori performance della serata: la chitarra di Lou è tagliente e distorta e libera note che s’avvicinano elettricamente ad una improvvisazione jazz, esattamente come nei desideri dell’uomo di New York City.
I crescendo di My house (dedicata al mentore Delmore Schwartz) e Why do you talk (quasi irriconoscibile rispetto all’originale) si assomigliano troppo per esseri veri, ma riescono comunque a scaldare una platea che spera al termine di ogni esecuzione di riconoscere la successiva serie di accordi. Niente da fare.
La chiusura è su Who am I? il brano simbolo di The Raven (2004), l’ultimo concept album ispirato alla figura di Edgar Allan Poe e ai suoi racconti: sul palco compare il maestro di tai chi di Lou a New York per eseguire alcuni esercizi spirituali. Tutto ciò avviene in un luogo terribile per la musica come il Palabam di Mantova, capace di proporre una pessima acustica ed una ancor più triste ambientazione per un concerto: una costruzione in cemento situata tra la statale e un centro commerciale, attorniata da enormi parcheggi. Il contrasto con quanto accade sul palco è stridente.
Per assurdo esiste qualcosa che è distante anni luce anche da questi due opposti: la terza via è quella che incontra la richiesta del pubblico. Per quanto si possano amare gli ultimi 35 anni di Lou Reed risulta quasi impossibile scindere la sua figura dai Velvet Underground, non solo per un aspetto sentimentale, ma anche e soprattutto per la qualità straordinaria della produzione che in tre album ha incarnato il senso ultimo rumoroso e scarnificato del rock n roll. Ed è anche molto difficile dimenticare Transformer (1972) e Berlin (1973), completamente ignorati in questo tour.
Per questo quando dopo un’ora e venti minuti di show il gruppo saluta tutti ed esce nel palazzetto si scatena una sorta di lieve isterismo (un avvenimento visto che siamo a Mantova…): il pubblico si alza dalle sedie, si accalca sotto il palco e reclama a gran voce.

Riappare la band.
Poco dopo fa capolino Lou.
Attacca Sweet Jane.
Logica ovazione ai primi tre accordi.
Dopo qualche minuto vorrei che la sua voce scomparisse.
E’ indolente, scazzata, senza senso.
La coda strumentale viene addirittura interrotta prima del suo naturale termine.
Lou dice due inutili frasi di rito e se ne va.

Un solo bis, un’ora e trenta scarsa di esibizione, dodici pezzi, Sweet Jane suonata tanto per avere la coscienza pulita.
La band sceglie i brani, lui glorifica l’I-pod e il tai chi, parla di amplificatori e sconosciuti musicisti croati.
Ha 64 anni ed è da sempre intransigente. Crede di essere il miglior musicista rock del pianeta, si dice sicuro (e qui è difficile dargli torto…) che i Velvet Underground fossero i numeri uno e lo siano ancora. Eppure evita i brani di quel periodo e glorifica (da anni) i suoi momenti meno ispirati. Se questo atteggiamento meriti rispetto o un vaffanculo è difficile dirlo. Tanto per lui non fa differenza.
Niente fa differenza se sei Lou Reed.

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buzzandmusic said in Marzo 27th, 2009 at 16:33

e dire che al Dall’Ara a Bologna una vita fa fece un concerto memorabile,roba da urlo……..ma si sa Lou e’ un “po’” strano:-)Diciamo pure un po’ molto………..

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B16 said in Marzo 27th, 2009 at 20:01

si poi l’anno dopo ti porta in tour berlin, con bis da trasformer… magari sono solo stato sfortunato, ma anche a compostela due anni prima mi deluse un po’… anche se almeno white light white heat, jesus, perfect day e sweet jane (in modo dignitoso) le fece…

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