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Alien on Acid said in Dicembre 1st, 2008 at 21:04

Monumentale compilation racchiusa in un bel cofanetto composto di 6 cd, curata dall’autorevole rivista francese, Les Inrockuptibles, intitolata: 100 Trésors Cachés Volume 2 e in vendita esclusivamente nei negozi FNAC di Francia. A chi interessasse ecco la tracklist, ci sono dentro cose, veramente molto interessanti e devo dire che suonano benissimo:
CD1
01. Blur – Girls & Boys (Live) 04:22
02. Coconut Records – West Coast 03:31
03. Automato – the Single 03:49
04. 1000 Clowns – Not the Greatest Rapper 03:51
05. Aloe Blacc – Are You Ready 03:31
06. Gonzales – the Worst MC 03:54
07. The Beta Band – Dry the Rain 06:06
08. Tunng – Bullets 06:00
09. Get Cape. Wear Cape. Fly – D.A.N.C.E. (Justice) 03:58
10. Peter MorTn – Missing Link 02:53
11. St Christopher – All of A Tremble 02:34
12. Willy Mason – Save Myself 03:46
13. Stars – the Night Starts Here 04:57
14. The Woodentops – Good Thing 04:06
15. Tinariwen – Arawan 04:07
16. Roudoudou – Peace & Tranquility to Earth 04:14

CD2
01. Weezer – Undone – the Sweater Song (Kitchen Tapes) 05:35
02. The Black Lips – Veni Vidi Vici (Diplo Remix) 03:38
03. Oh No! Oh My! – Reeks & Seeks 01:56
04. Jeffrey Lewis – I Ain’t Thick, It’s Just A Trick (Crass) 05:04
05. Ra Ra Riot – Each Year 03:17
06. The Feelies – Dancing Barefoot (Patti Smith) 05:12
07. Strawberry Alarm Clock – Incense and Peppermints 02:49
08. Left Banke – Walk Away Renee 02:45
09. The Lemonheads – Gonna Get Along Without Ya Now 01:57
10. Troy Von Balthazar – Take Some $$ 02:56
11. Sid Matters – Like Horses 04:34
12. The Apartments – Mr Somewhere 02:53
13. Tim Rose – Where Was I 02:35
14. Virgin Prunes – Sandpaper Lullaby 03:05
15. The Innocence Mission – the Lakes of Canada 04:34
16. Dakota Suite – When I Think of Myself Dead 04:22

CD3
01. Cat Power – Schizophrenia’s Weighted Me Down 02:50
02. Kate Nash – Seven Nation Army (the White Stripes) 03:27
03. Fleet Foxes – White Winter Hymnal 02:28
04. Crosby, Stills & Nash – Our House 03:02
05. Palace Brothers – for the Mekons Et Al 05:22
06. Kelley Stoltz – When You Forget 04:01
07. Figurines – Good Old Friends 04:00
08. The Zombies – A Rose for Emily 02:52
09. The Pale Fountains – We Have All the Time in the World (John Barry) 02:50
10. Sebastien Martel – Dumb 02:47
11. St. Augustine – Kidney 03:03
12. Angil – in Purdah 04:02
13. Ween – Buenas Tardes Amigo 07:08
14. Jonathan Richman – Ice Cream Man 03:04
15. The Miracle Legion – The Ladies Form Town 03:42
16. The Auteurs – Showgirl 04:07
17. The Bells – No More Changing of the Guard 05:03

CD4
01. The La’s – There She Goes (John Leckie Version) 02:45
02. Frente! – Bizarre Love Triangle (New Order) 02:02
03. Chris Bell – You and Your Sister 03:14
04. Chris Knox – Not Given Lightly 05:08
05. Katerine – Comme Jeannie Longo 01:26
06. Dick Annegarn – Le Saule 03:50
07. Bat for Lashes – Le Petit Chevalier/trophy (Demo) 05:21
08. Gillian Welch – Dear Someone 03:12
09. Nick Castro – Unborn [CENSORED] 03:41
10. Roger Quigley – A Kind of Loving 05:11
11. Marc and the Mambas – Catch A Fallen Star 05:15
12. The Album Leaf – Over the Pond 04:55
13. The Church – Under the Milky Way 04:59
14. Roedelius – Hollywood 04:29
15. The Wake – Here Come Everybody 07:04
16. Dead Prez – It’s Bigger than Hip-Hop 03:56
17. Busdriver – Casting Agents and Cowgirls 03:19
18. Benny Blanco & Spank Rock – Shake that 03:08

CD5
01. David Bowie – Ziggy Stardust 03:40
02. Belle & Sebastian – the State I Am in 04:59
03. Midlake – Kingfish Pies 04:20
04. Devotchka – Too Tired 04:04
05. Fugu – Tsimbalon 03:09
06. Kaleidoscope – Jenny Artichoke 02:39
07. Pearls Before Swine – I Saw the World/another Time 04:56
08. Epic Soundtracks – Fallen Down 04:06
09. Sagittarius – in My Room (the Beach Boys) 02:14
10. Okkervil River – the War Criminal Rises and Speaks 05:15
11. Phil Ochs – Bach, Beethoven, Mozart & Me 05:08
12. Ian Mcculloch – September Song (Kurt Weill) 04:14
13. Michael Cashmore & Antony – How God Moved at Twilight 04:12
14. Mi & L’au – Nude 02:22
15. Hafdis Huld – Who Loves the Sun 02:36
16. GablT – No One Knows Why 02:37
17. Penguin Cafe Orchestra – Music for A Found Harmonium 03:37

CD6
01. Kylie Minogue – Slow (Chemical Brothers Remix) 04:28
02. Air – Sexy Boy (Beck Remix) 05:40
03. David Byrne & Brian Eno – America is Waiting 03:37
04. Cannibal Ox – Straight Off the D.I.C 04:06
05. Atmosphere – Trying to Find A Balance 04:20
06. Eels – Jelly Dancers 04:38
07. Dr. John – Gris-Gris Gumbo Ya Ya 05:33
08. Grace Jones – She’s Lost Control (Joy Division) 05:19
09. Le Tigre – Deceptacon (DFA Remix) 05:16
10. Monk & Canatella – I Can Water My Plants 05:17
11. Toasted Heretic – Galway and Los Angeles 05:25
12. Windsor for the Derby – the Melody of the Fallen Tree 06:27
13. Susanna and the Magical Orchestra – Enjoy the Silence (Depeche Mode) 03:35
14. The Names – Nightshift 03:20
15. Hederos and Hellberg – No Fun (the Stooges) 03:55
16. Cosmo Vitelli – Le Dernier Sorti Ferme La Porte 04:06

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buzzandmusic said in Dicembre 1st, 2008 at 21:35

confesso Alien che la metà circa degli artisti non la (li) conosco…….ma sono anche curioso di sapere quanto puo’ costare “un monumento ” del genere…..quando leggo nomi e titoli mi sento terribilmente ignorante.Ah la musica,la musica,che musica!ciao Alien ,saluta Acid:-)

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B16 said in Dicembre 1st, 2008 at 22:32

l’unica cosa che posso dire: in passato per puro caso mi son capitati in mano un centinaio di numeri di Les Inrockuptibles.. beh, c’era da perdersi!

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Alien on Acid said in Dicembre 1st, 2008 at 23:40

c’è del vecchio e molto nuovo in questa compilation, per esempio Strawberry Alarm Clock e Left Banke, sono gruppi US degli anni sessanta, Virgin Prunes sono post punk, Epic Soundtracks è stato una delle colonne degli Swell Maps sempre post punk e via discorrendo che, se li dovessi commentare tutti, siamo a posto fino a Santo Stefano.
Il prezzo? Basta andare sul sito della FNAC, magari lo hanno importato anche da noi per i loro negozi, mentre sul sito francese, non ci torno, oggi era impossibile da aprire.

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buzz said in Dicembre 2nd, 2008 at 09:08

i Virgin Prunes mi sono molto familiari eh eh eh:-))Comunque grazie delle info Alien e grazie anche a B16,ora mi faccio un giretto per siti ,voglia di lavorare saltami addosso:-)))Quindi se c’è da perdersi è meglio se mi perdo nella miusica no?che dite?Si lo so c’è anche dell’altro ma mi fermo qui:non posso far diventare un rock cafe’ di amici un’alcova no?:-)))buona giornata,keep on rockin’

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Generale Lee said in Dicembre 2nd, 2008 at 09:46

io…MOLTO peggio di buzz!!! nomi ne conosco ben pochi…anche perchè quando esco dall’ambito puramente rock…ho conoscenze musicali molto ristrette!!!

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rob said in Dicembre 2nd, 2008 at 11:29

…ma come? Non conoscete i Pearls Before Swine? Susanna and the Magical Orchestra? I Cannibal Ox? IGNORANTI!!!

ah ah ah… io se conosco i Blur è già tanto…

CIAO!

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buzzandmusic said in Dicembre 2nd, 2008 at 12:52

e che problema c’e’ cari rob e generale lee?
Io credo che proprio per questo la musica sia sempre piu’ passione e sempre piu’ voglia di conoscere i suoi confini mai delimitati da steccati di ogni forma e sostanza.
Con o senza steccati la musica aggrega,come lo sport ..ed è lo spirito con il quale ho deciso di intraprendere la questa “strada ” con il rock cafe’ buzz,che vuole essere un luogo di ritrovo per tutti gli amici come voi……..ogni tanto ci si legge,ci si sente,ci si vede e si parla di musica.Un caffe’ ,un the’ ,un aperitivo non guastano mai no?Ora poi ho acceso anche i termosifoni e a breve il camino.Lo stereo va 24 ore non stop e ognuno puo’ portare i propri dischi.Li ascolteremo e li commenteremo:c’è chi si deprimera’ e chi pogherà eh eh eh ora ad esempio su buzz radio passano i Radiohead,de resto che ci frega?:-))))Ciao a tutti,stamattina mi va di filosofeggiare…….anche se non lo so fare molto bene.Keep on rockin’

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Alien on Acid said in Dicembre 2nd, 2008 at 14:12

Peccato rob che tu non conosca Tom Rapp e i suoi Pearls Before Swine, mi auguro tu possa gradire questo misero copia/incolla, in modo che magari, leggendolo, ti possa venir voglia di ascoltarli. Ciao.

Tom Rapp e i Pearls Before Swine furono un culto esoterico degli anni Sessanta e primi Settanta, musica strana per una comunità piccola e particolare. Non so quanti (pochi) fossimo, in quei tempi avventurati, ma penso di saper indicare quel che ci attraeva di quel buffo cantore con la «s» sibilante, e lascerò volutamente la musica sullo sfondo. C’era una cornice che attraeva, l’idea di un mondo a parte che le copertine, severe bizzarre eleganti, esprimevano fascinosamente: il Trionfo della morte di Brueghel, il Giardino delle Delizie di Bosch, Ofelia nel quadro celebre di Millais ma anche un Cristo dolente di Giovanni Bellini che in Germania chissà perché considerarono blasfemo e censurarono – la copertina del disco (These Things Too) uscì bianca. Quei riflessi del passato incantavano, quegli angeli e cavalieri e scheletri e dame misteriose erano un potente farmaco per la fantasia dei più curiosi di noi; anche se poi dietro quello schermo non vibrava affatto una musica poderosa e così misteriosa ma canzoni gracili, sottili, piccole fantasie di un menestrello che si era isolato in un angolo della scena e lì cantava, appartato e incurante del chiasso intorno. Anche quello piaceva di Rapp e della sua eletta compagnia. Erano uomini liberi, non partecipavano ai riti di moda né cercavano di conquistare nessuno ma lasciavano gocciolare piano i loro dischi, li affidavano al mondo come messaggi in bottiglia. Nessuno sapeva nulla di Tom Rapp, i giornali proprio non ne parlavano; ma qualcuno arrivava alle sue canzoni, qualche volta ai suoi testi, e se ne beava.
Rapp è originario del Minnesota, 1947, ma quando aveva dieci anni la sua famiglia si trasferì in Florida e lì, a Melbourne (la città natale di Jim Morrison), cominciò a bazzicare la scena folk strimpellando una chitarra. A vent’anni con alcuni amici stampò un demo in forma di vinile artigianale e lo mandò alla Esp Disk’, il più accogliente refugium dei peccatori musicali anni Sessanta. Gli tornò indietro un contratto da firmare; così nacquero i Pearls Before Swine e One Nation Underground, esordio sotto l’ala di Hyeronimus Bosch. Rapp e i suoi amici (fra cui il tastierista Roger Crissinger, che presto avrebbe lasciato per un altro gruppo di culto, gli One) erano partiti dalle canzoni di protesta e non per nulla il disco strillava una fiera Drop Out!. Presto però avevano virato verso qualcosa di più strano e speciale: «valzer surreali», come intitolava l’ultima canzone del disco, ballate magiche e misteriose, voli nella fantasia con un po’ di Dylan, di Donovan, di Leonard Cohen. Con lo stesso bagaglio Rapp avrebbe intrapreso anche il secondo viaggio, Balaklava (con una cover della Coheniana Suzanne), per passare poi a sorpresa alla Reprise, l’etichetta di Frank Sinatra che in quegli anni alternava The Voice e il suo clan a Fugs, Joni Mitchell, Neil Young. Crissinger se n’era andato subito, abbiamo detto, e dopo Balaklava uscì anche il chitarrista Lane Lederer. Rimasero Rapp e Wayne Harley, e poi la moglie (olandese) di Rapp, la sfuggente Elizabeth, e musicisti occasionali. Pearls Before Swine diventò un nome in codice, e il mondo strano che abbiamo detto: con delicate poesie in musica dai colori particolari, archi e clavicembali e oboe e flauti, una sorta di neo Medioevo immaginario negli anni dell’hippismo. Qualcuno coniò il termine di «acid folk», ma trovo che sia fuorviante. La musica non ha alcuna voglia di audacie sperimentali, le basta essere insolita e un po’ rétro; e quando ai testi ricchi di immagini e «visioni», Rapp è spassosamente sincero quando giura di aver scritto le sue cose più «fuori» quando fumava solo sigarette, ai tempi degli album ESP. «Poi mi appassionai ad hascisch e marijuana, e vennero fuori cose molto meno interessanti». Nei quattro cd del box non ci sono tracce inedite, ma basta quel che già si conosceva. È materiale vario e intrigante: un sonetto di Shakespeare messo in musica, una poesia di W.H. Auden, il Cohen di Nancy e Bird On A Wire, Jacques Brel tradotto da Rod McKuen, Judy Collins e il Bob Dylan di I Shall Be Released, solo per restare alle cover. Poi una fila lunga di originali: visioni queste sì psichedeliche (la più famosa è Frog In The Window), poesie in forme piccole, una canzone «per una rosa» e scambi d’amore con Elizabeth, «verde e blu/erba e cielo». Uno solo di questi brani andrà oltre la piccola cerchia di estimatori e diventerà in qualche modo famoso: Rocketman, una canzone di The Use Of Ashes basata su un racconto di Roy Bradbury, da cui Bernie Taupin prenderà spunto per scrivere il suo omonimo testo, ben più fortunato, per Elton John. C’è una vena sottile di malinconia, in questo repertorio, un gusto voluttuoso nel perdersi fino agli angoli più profondi, anche torbidi, dello spirito. Rapp ne parla a un certo punto di una lunga intervista riportata sul libretto, raccontando di numerosi fans che negli anni lo hanno ringraziato per averli distolti con le sue canzoni dal suicidio. «Mi hanno colpito le loro testimonianze, ci ho meditato. E sono giunto alla conclusione che quelle mie canzoni ammettevano il lato oscuro delle cose, non si fermavano alla superficie e alle cose fatue, non invitavano a una effimera felicità. E io non penso che si possano scrivere canzoni del genere se non si sono visitate le stesse regioni dello spirito. Certe canzoni le scrivi innanzitutto per salvare la tua, di vita; e dopo che sei stato in certi luoghi in fondo a te, scegli di vivere e ne scrivi. Questo vuol dire speranza, e sincerità. E sperare senza raccontarsi bugie è uno dei doni che ci hanno lasciato gli anni Sessanta». Rapp non diventò ricco con i Pearls Before Swine, anzi, a un certo punto scoprì di essere stato truffato dal manager e di non possedere neanche il copyright delle sue canzoni. Anche per quello a metà anni Settanta disse basta e si ritirò, non prima di aver inciso un paio di altri album, pallidi peraltro, per la Blue Thumb: Stardancer e Sunforest. Cambiò vita completamente, si iscrisse all’Università e in qualche anno di studio full immersion conseguì la laurea in Legge. Oggi è avvocato, associato in uno dei più agguerriti studi di cause per i diritti civili. La musica l’avrebbe proprio dimenticata in un angolo della sua giovinezza se, nel 1997, Phil McMullen di Ptolemaic Terrascope non l’avesse invitato al suo festival di proto-psichedelia, Terrastock, dov’era ospite anche il figlio Dave Rapp con la sua band, Shy Camp. Tom spolverò la sua chitarra dopo ventun anni, si divertì e fu colpito nel trovare tante persone che ricordavano le sue gesta e quei dischi di perla. Gli venne voglia di provarci ancora, e non faticò a farlo: un disco dei suoi, A Journal Of The Plague Year, gotico e misterioso, ambientato nelle tenebre del Medioevo piagato dalla peste. Fra i brani, un testo di W.B. Yeats cantato a cappella, una dedica commossa a Kurt Cobain e una Shoebox Symphony nata da un ritrovamento curioso: un nastro dei Pearls Before Swine in una scatola di scarpe con la sola scritta 1968. Hanno pubblicato anche un tributo a Rapp, For The Dead In Space, e molti giovani artisti hanno confessato di avere tra le loro ispirazioni più curiose proprio i Pearls Before Swine: nonostante il lungo tempo passato e quei suoni flebili, o forse proprio per quello. Uno di questi discepoli innamorati è Damon Krukowski, di Damon & Naomi, e a lui e Masaki Batoh Rapp ha concesso una lunga intervista per un giornale giapponese che è il pezzo forte del libretto di Jewels. Damon gli domanda a un certo punto quale sia la lezione degli anni Sessanta e lui se ne esce con una risposta bellissima, che regalo a tutti i giovani d’oggi incantati di quel tempo. Sono parole molto Pearls Before Swine. «L’amore è una cosa vera. La giustizia è una cosa vera. L’onestà è possibile e necessaria. I governi non hanno morale – devi prenderli a scarpate nel culo perché facciano le cose giuste. Non tutto è in vendita. Si può sperare anche senza dirsi bugie. E non comprare mai droga da uno sbirro». (riccardo bertoncelli)

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Alien on Acid said in Dicembre 2nd, 2008 at 14:21

Susanna and the Magical Orchestra
di Valentina Cassano
Dolly Parton e Leonard Cohen. Queste le carte giocate da una sconosciuta ventiquattrenne norvegese, Susanna Karolina Wallumrød in un demo di cover. E tanto è bastato a Rune Kristofersen, proprietario dell’eccellente Rune Grammofon, per non lasciarsela scappare e inserirla nel roster. Ad accompagnarla, non l’orchestra a cui la ragione sociale si riferisce, ma Morten Qvenild, personaggio obliquo e stimato musicista della scena nord europea, membro dei Jaga Jazzist e degli Shining, che parallelamente a inaugurato nel 2005 il trio pianistico In The Country, segnando – manco a dirlo – un altro punto a suo favore. E da premesse così favorevoli, unite alla lungimiranza dell’etichetta in questione, non poteva che nascere una felice convivenza, il cui frutto è List Of Lights And Buoys. Esordio che ha fatto chinare più di un capo e che nella versione live ha evidenziato la maturità del giovane duo, nonché l’abilità nell’accostare gli elementi classici della struttura pop alla rigorosità dell’elettronica, sfruttando la libertà creativa dell’improvvisazione jazz (numerose le partecipazioni ai festival più importanti e innovativi, da Tokyo a Londra a Roma). Un’esperienza sul campo che ha permesso a Susanna di divertirsi, nei due anni trascorsi in giro per il globo, con il vecchio gioco dell’interpretazione e che per la seconda prova ha deciso di trasformare in una cosa seria con Melody Mountain.

Se poi volessi fare un viaggetto sul tubo che, so essere, tua fonte d’informazione musicale, qui puoi ascoltrala interpretare un famoso brano dei Joy Division:
http://www.youtube.com/watch?v=sHhVydgvuAc
ma anche qui c’è qualcosa:
http://www.youtube.com/watch?v=9Km1WdhCirk

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Alien on Acid said in Dicembre 2nd, 2008 at 14:26

Se infine volessi approfittare di internet per far conoscenza con Cannibal Ox, eccoti la bio da Wikipadia:
Vast Aire e Vordul Megilah, entrambi di Harlem, si possono considerare due tra i performer che più hanno favorito i primi movimenti indie (abbreviativo per indipendent). Insieme costituiscono la Atoms Family e poi i Cannibal Ox all’inizio degli anni 1990 quando, di pari passo con la sfrenata diffusione del G-funk e del gangsta rap che esplode in classifica, si va formando un movimento parallelo di etichette indipendenti che proliferano soprattutto nell’underground.

L’approccio dei Cannibal Ox alla musica è sperimentale e d’avanguardia, come molti artisti della Def Jux: il flow si alterna sui beat futuristici, con i tipici loop minimali. Il nome Cannibal Ox scaturisce dall’unione di Cannibal (cannibale) e Ox (termine inteso come lama affilata): i due rappers si vedono come divoratori della loro stessa specie, utilizzando parole affilate come lame.

Inizialmente membri della crew Atoms Family si fanno conoscere nell’underground dal 1995 al 1997, l’anno seguente tengono alcuni concerti europei partecipando al Little Johnny Tour con i Company Flow, Mr. Lif e BMS. Tornati a New York ricominciano il lavoro di espansione del loro suono giungendo ad esibirsi a Boston e Chicago. Nel 1999 è un anno importante per la band: la CP Records pubblica la compilation Persecution Of Hip Hop, in cui Vast Aire realizza il brano Adversity Strikes che ha molto successo diventando punto fisso di molti mixtapes nei due anni successivi.

Dietro l’inventiva lirica dei Cannibal Ox si cela l’intuito alternativo di El-P, uno dei fondatori della Def Jux e loro produttore. Nel Maggio del 2001 esce The Cold Vein, LP di debutto del duo, preceduto da un singolo e da un 12”. Il progetto ha un buon successo a livello underground e conferma il talento del duo. Vast Aire realizza poi progetti solisti posteriori all’LP, come Look Mom No Hands. Attualmente è uno degli MC più quotati di tutto l’underground newyorkese.

Sul tubo, vai qui: http://www.youtube.com/watch?v=1dRjsaaK7uo
e qui: http://www.youtube.com/watch?v=a2ICdCJNaKI
sempre ammesso che il genere, sia di tuo gradimento.

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Alien on Acid said in Dicembre 2nd, 2008 at 14:35

a “esposizione”, qualora servissero altre info riguardanti altri artisti. Il tempo è poco, quindi perdonate i copia/incolla…ma tanto siamo un paese governato cosi’……….

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