E qui ci sarà di che divertirsi.
Io sono monotono ma parto con questa recensione.
E come si dice…c’ero anche io,poi anche a Roma.
Poi vi parlero’ di altri live act ai quali ho partecipato.
Comincio con questo……e voi?
Raccontate,raccontate.
U2 a Dublino, il concerto minuto per minuto | |
Si, ne è valsa la pena. Eccome. Del viaggio, delle tre miglia a piedi, delle ore di coda sotto un cielo ballerino, dell’arrivo nello stadio alle quattro del pomeriggio, ripagato dalla possibilità – fornita dall’entourage della band ai fans più lesti ad arrivare – di accedere all’anello interno del palco, insieme a qualche migliaio di altri fortunati, per poter così assistere da pochi metri alle passerelle di Bono e compagni, e essere inondati dal suono della “loudest folk band on the planetâ€, come Bono ama definire gli U2. Gli U2 tornano a Dublino per tre concerti, e Dublino li accoglie con tre giorni di festa: in città , tutti i pub programmano incessantemente le hits del gruppo già dalla sera di giovedì, mentre per la città sciamano reggimenti di fans provenienti da tutta Irlanda, da tutta Europa, con addosso magliette, cappelli, merchandising del gruppo. Sono trascorsi quattro anni dall’ultima volta nella loro città , e venti anni dalla prima volta al Croke Park Stadium, preso a colpi di musica nell’85 quando era poco più di un fatiscente ritrovo per eventi sportivi. Ritrovarlo oggi, dopo i lavori di ristrutturazione, come uno splendido stadio moderno, colpisce quasi come ritrovare gli U2 a suonarci dentro nei panni della più celebrata rock’n’roll band del pianeta. Gli U2 di nuovo a Dublino, quindi, e per Dublino la scaletta del concerto cambia. Preceduti dalle esibizioni dei Radiators – band dublinese di proto-punk guidata da Steve Rapid, amico fraterno di Adam Clayton e a cui si deve il nome «U2» – e degli Snow Patrol – onesta rock band emozionale proveniente da Belfast e salutata calorosamente dal pubblico – gli U2 danno inizio alle danze intorno alle nove meno un quarto di sera, quando il cielo è ancora pieno di luce. Una musica trionfale annuncia l’arrivo sul palco della band, i quattro salutano e si fanno guardare per una manciata di secondi dal loro pubblico, poi Larry Mullen prende posto dietro la batteria e quei quattro signori quarantenni diventano, in pochi secondi, gli U2. Si parte con ‘Vertigo’, non fosse altro che per salutare l’inizio della sarabanda con l’urlo ‘unos, dos, tres, catorce’ e lanciarsi nel primo ‘pogo’, ma in un attimo si è già passati a ‘I will follow’, la prima delle concessioni alla scaletta che gli U2 fanno per amore del proprio pubblico: contenti e orgogliosi di essere a Dublino, Bono e soci suonano i brani preferiti dai loro concittadini. Ecco ‘The electric co.’, splendida, seguita da una irresistibile ‘Elevation’, canzone ordinaria che dal vivo diventa straordinaria, e poi, a tradimento, ‘New year’s day’. Da ‘War’ con furore, anno di grazia 1983, la gente ricorda, applaude, ora come allora. La pioggerellina insistente non scoraggia nessuno, Bono scherza con il tempo e gli dedica un medley ‘metereologico’ mescolando ‘Rain’ e ‘Here come the sun’ dei Beatles, prima di lasciar partire ‘Beautiful day’. ‘Adesso andiamo in chiesa’, dice, e Adam Clayton attacca il basso di ‘I still haven’t found’, altro momento di brivido per lo stadio intero. Inizia a scendere il buio, e l’enorme megaschermo alle spalle della band, fino a quel momento rimasto in semi oscurità , inizia ad illuminarsi. Dai ricordi di “Achtung! Baby†arriva “Who’s gonna ride your wild horsesâ€, in una delle sue rarissime performance live (‘E’ la terza volta che la suoniamo dal vivo’, dice Bono, ‘speriamo che vi sia piaciuta’), poi largo all’hit del momento, “City of blinding lightsâ€, già un nuovo classico degli U2, con scie luminose a solcare il megaschermo. Sui due monitor laterali, quattro inquadrature separate raccontano il concerto di ognuno dei Quattro U2: concentrato quello di Larry, entusiasta e carico quello di Edge, carico ed enfatico quello di Bono, sereno e libero quello di Adam. Prima di “Miracle drug†Bono spazia nei ricordi dell’Irlanda che era nel 1985, poi si toglie gli occhiali per farsi guardare dal pubblico mentre canta, visibilmente emozionato, il brano scritto per suo padre, “Sometimes you can’t make it on your ownâ€, che dal vivo diventa una dichiarazione d’amore per tutti i padri. “Love and peace or elseâ€, che segue subito dopo, è l’occasione per una gradita passerella di Adam, osannato a gran voce dal pubblico entusiasta. Ma è tempo per un altro colpo al cuore, pochi secondi di silenzio separano la fine di “Love and peace…†dall’intro di batteria più riconoscibile degli U2: “Sunday bloody Sunday†infiamma i cuori, riaccende gli animi, mescola nel ballo tutti con tutti, mentre anche i 50mila delle tribune sembrano volersi gettare a capofitto nella bolgia del prato. La scritta “COEXIST†si disegna sul megaschermo, la « C » è fatta dalla mezzaluna islamica, la « X » dalla Stella di David, la « T » dalla croce cattolica. Non c’è bisogno di dire altro, ma a chiarire ulteriormente i pensieri parte subito “Bullet the blue skyâ€, in una versione meno lancinante e più floydiana che in passato, con Edge a disegnare intarsi ritmici alla Gilmour. “Running to stand still†è dedicata alla birmana Aung San Suu Kyi, Premio Nobel per la Pace nel 1991, che ha festeggiato in carcere il suo sessantesimo compleanno. “Happy birthday to you…â€, intona Bono accompagnandosi con la chitarra prima di lasciar partire sui megaschermi un filmato con il testo della Dichiarazione dei Diritti Umani. Poi arriva “Walk onâ€, seguita da un altro brano “schierato†degli U2, “Prideâ€. Il pubblico impazzisce nuovamente, e fa bene. Dopo “Pride†arrivano in successione “Where the streets have no name†– e qui ci ritroviamo, davvero, a piangere – e poi, gran finale, “Oneâ€. Bono e compagni ringraziano Dublino e salutano. Ma tornano sul palco quasi subito, richiamati a gran voce. I led del megaschermo si accendono e proiettano un jackpot che combina le facce dei politici più potenti – da Reagan a Blair – e l’astronauta di “Zooropaâ€. Nel buio del palco parte la chitarra infernale di “Zoo stationâ€, e lo stadio esplode letteralmente. Bono torna sul palco vestito da pseudonazista con occhiali a specchio e passo dell’oca, “Zoo station†esplode in tutta la sua potenza e lascia il passo a “The flyâ€, che è come dire dalla padella alla brace. Sui led luminosi tornano le frasi provocatorie e illuminanti dello ZooTv Tour, le due ore di concerto sono già trascorse eppure sembra di ripartire daccapo, Bono è di nuovo Bono Vox, in cinque minuti è tornato indietro di quindici anni, e noi con lui. “With or without you†fa fuori gli ultimi ritegni, un brano monumentale chiude un concerto monumentale. Gli U2 salutano e scappano quasi, tornano nei camerini, sembra tutto finito, ma I led del palco tornano in azione. Le luci rosse e nere non danno adito a dubbi, si torna a parlare la lingua di “How to dismantle an atomic bombâ€, l’ultimo album della band: ecco “All because of youâ€, e a seguire una splendida versione acustica di “Yahwehâ€, mentre le retroproiezioni fanno volare in alto una splendida colomba disegnata in animazione. “Vertigoâ€, in versione accessoriata di maxischermo, chiude il concerto così come era iniziato, con gli U2 felici davanti a un pubblico felice. Nello stadio campeggia uno striscione che è quasi un felice avvertimento “Bentornati a casa, ragazzi. Torneremo a vedervi a Romaâ€. Sono le undici e venti della sera quando gli 80mila del Croke Stadium si incamminano nuovamente verso il centro della città . Guinness, hot dogs e fish and chips fanno il resto, e per questa notte i pub sono tutti in mano al grande popolo degli U2. Per quanti li aspettano tra poco meno di un mese in Italia una gran bella notizia: boys do play rock and roll. Luca Bernini by rockol.it |
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non ne ho uno in assoluto, il mio primo e gratis Canned Heat, circa 1969, con la formazione al completo, non ancora falcidiata dai lutti. I Rolling Stone, Tour di Let It Bleed, il primo senza Brian Jones e quindi con Mick Taylor alla chitarra, era di settembre, l’anno devo controllare la data d’uscita dell’ellepì. Uno che come intensità e phatos, mi sorprese, Peter Gabriel, tour di So, una notte meravigliosa in quel di Milano con Siouxsie & The Banshees, Echo & The Bunnymen e gran finale con Mink De Ville.
Sempre sull’onda Wave, il Pop Group, Gang of Four, le Slits…forse segue…ah! Uno di Prince, quello della sua prima volta in Italia, anno e data, boh e un Jethro Tull (tour di Aqualung).
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Uno pallosissimo: i Ten Years After del dopo Woodstock, peccato perchè prima di quel festival, li ho visti a Montreux, ed eran piacevoli.
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scusate ma lo devo dire:mes cojones!!!!!!!!!!!!!!!!Alvin Lee cmq sara’ sempre Alvin Lee ,giusto Alien?Gabriel con “so” ….io c’ero o a Bologna o a Firenze alle cascine non ricordo ma c’ero in ambedue in due concerti diversi………..Rolling?Roma Olimpico quando boh ma c’ero……Jethro Tull?Bologna 1985 ,,,,,,,,il flauto di Anderson volo’ nel cielo e poi attacco’ “aqualung” e il Palasport esplose ,super!
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Alvin Lee, dopo Woodstock, s’è messo a fare la foca ammaestrata anzichè, continuare far musica. Assoli, su assoli tremendamente vuoti e solamente tesi a confermare la nomea di, chitarrista più veloce del West. Sbadigli, sbadigli, sbadigli, molto meglio il ruvido e sanguigno, Rory Gallagher che, nei primi anni settanta credo d’aver visto almeno cinque volte nel volger di un paio d’anni.
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Rory Gallagher,a Dublino c’è la sua chitarra appesa al Templem Bar ,che mito come Phil Lynott dei Thin Lizzy,grande bassista,al quale hanno dedicato una statua che ho visto,ma con la mia sclero ora non ricordo dove:-))Grandi interpreti…….indimenticabili.Geni incompresi che vengono rivalutati sempre dopo.La letteratura afferma che Lynott influenzo’ tantissimo le attuali band di heavy metal………….forza ragazzi si parla di musica,concerti…….che fate “mi battete la fiacca”?La radio ora la sentite???ciao a tutti
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