U2: UN CONCERTO… A TRE DIMENSIONI
Il successo del kolossal iper-semplificato Avatar – ma soprattutto il download illegale alla portata di tutti – ha spinto anche il mercato italiano a dotare le sale cinematografiche di impianti adatti alla tecnologia 3D. Ecco quindi riesumare a distanza di solo 2 anni il bel film-documentario sulla scorsa tournée degli irlandesi U2, amatissimi in Italia tanto da dedicargli il primo libro al mondo su di loro nel 1985 (i testi con traduzione a fronte di Davide Sapienza, nell’era pre-Internet la più semplice ma anche la più ricercata delle pubblicazioni musicali possibili).
Proiettato per la prima volta in Italia il 24 aprile 2008, nei cinema del gruppo Cinecity (a Padova, Treviso, Udine e Trieste), quelli del gruppo Giometti (Rimini “Le Befaneâ€, Fano, Ancona e Porto Sant’Elpidio), UCI Cinemas (Milano Bicocca) e naturalmente all’Arcadia di Melzo (MI), la pellicola – anzi, il vero e proprio server – ha trovato una distribuzione grazie alla National Geographic Film Ventures, dopo una presentazione in anteprima parziale al Festival di Cannes 2006 e al Sundance 2008, a cui ha fatto seguito una distribuzione in oltre 600 cinema di tutto il mondo. Dal 28 maggio 2010 è di nuovo proposto nel Bel Paese dalla Digima, società attiva da tempo nell’innovazione tecnica in campo cinematografico.
Diretto da Catherine Owens e Mark Pellington, il film documenta l’esibizione ripresa completamente in 3D durante i concerti sudamericani del Vertigo Tour dal 12 febbraio al 2 marzo 2006 e un paio di date australiane a Melbourne il 18-19 novembre 2006, comprendendo 16 canzoni per un totale di 85 minuti.
Sono state usate 9 telecamere a 3D e raccolto materiale video pari a 100 ore per circa due settimane durante i concerti sudamericani, intensissimi per i richiami alle vicende dei desaparecidos e alle Madres de Plaza de Mayo, esplicitamente richiamate con trasporto ma senza enfasi in brani come New Year’s Day (nata nel 1982 a proposito dei moti del sindacato polacco Solidarnosc ma ancora adattissima a evocare la voglia di lasciarsi alle spalle gli orrori del passato per ricominciare guardando al futuro) e Bullet The Blue Sky (sull’imperialismo statunitense ma non soltanto, visto dalla parte degli innocenti).
Com’era prevedibile, nella madrepatria del gruppo, a Dublino il film ha frantumato ogni record del box office  irlandese, totalizzando la più alta media per schermo di ogni altro film uscito nel Paese. Oltre a 6 diversi concerti le immagini sono tratte anche da uno senza pubblico il giorno prima delle date argentine, utilizzato per 10 delle 26 canzoni perché la band non vede di buon occhio le riprese durante le esibizioni di chi ha pagato per assistervi… Catherine Owens è consulente e regista visuale per gli U2 fin dai tempi dello Zoo TV tour avviato nel febbraio 1992 (ha anche diretto il videoclip di Original Of The Species nel 2005), mentre Mark Pellington è stato regista del primo videoclip di One (1992) in b/n con i bufali dell’artista sieropositivo David Wojnarowicz morto di AIDS (qui si trova un’ottima intervista alla Owens, con molti dettagli).
Il film si apre con una visione nel backstage e l’ingresso del pubblico in uno stadio sudamericano, finché il concerto parte con Vertigo, accompagnato da immagini non invasive ma coinvolgenti sull’immenso LED alle spalle della band, con un primo lotto di brani emozionali su tempi personali (come Sometimes You Can’t Make It On Your Own, in cui il carismatico Bono si rivolge al padre scomparso di tumore pochi anni prima, dicendogli tutto quel che non è riuscito a fare da quando è rimasto orfano a 14 anni) seguito da brani poltici come Love And Peace Or Else, la celebre Sunday Bloody Sunday – che riprende il logo “CoeXisT†ideato dall’artista polacco Piotr Mlodozeniec sulle tre grandi religioni monoteiste – e Miss Sarajevo con un estratto della Dichiarazioni Universale dei Dirtti dell’Uomo proclamata dall’ONU nel 1948.
L’epocale Where The Streets Have No Name e la commovente One chiudono il set principale, dopo il quale il gruppo lascia il palco, per tornare poco dopo per una rabbiosa The Fly, in cui riemergono i martellanti aforismi che vogliono far pensare ma soprattutto mostrare il delirio dei mass media di oggi (a partire dalle opere dell’artista statunitense Jenny Holzer) su cui era basato il monumentale Zoo TV Tour 1992-93.
In questo frangente, oltre che sul megaschermo le parole e le frasi sono sovraimposte al film stesso, con un effetto ancora più moltiplicato e affascinante.
Chiude il concerto With Or Without You, anche se durante i chilometrici titoli di coda una resa acustica del brano Yahweh accompagna le animazioni che dal megaschermo passano a riempire lo schermo del cinema dove si proietta il film in 3D.
Alcuni momenti regalano soluzioni intelligenti senza strafare (mentre si fanno pochissimi discorsi e di fatto parla solo la musica), le aste dei microfoni, le chitarre di The Edge, il basso di Adam Clayton e la batteria ripresa dall’alto di Larry Mullen Jr. sembrano a pochi centimetri e molti spettatori entusiasti del concerto sembrano in sala davanti a noi… Il 3D può e deve fare ancora molta strada, così come la sceneggiatura dei film che lo usano, ma per un concerto sembra ideale. Se poi l’artista è uno dei vostri preferiti…
© 2010 Loris Cantarelli- per gentile concessione dell’autore
Related Articles
No user responded in this post
Leave A Reply