Tracklist
Seasons (Waiting on You)
Spirit
Sun in the Morning
Doves
Back in the Tall Grass
A Song for Our Grandfathers
Light House
Like the Moon
Fall from Grace
A Dream of You and Me
n un panorama ricco di gruppi pop-rock è imbarazzante dover accompagnare ogni uscita discografica con toni entusiastici e trionfali, ma ad essere sinceri le lodi che stanno scortando la pubblicazione del nuovo album degli Americani Future Islands sono solo conseguenti al solido status artistico raggiunto dal gruppo.
L’energia vocale e scenica di Samuel T. Herring è il vessillo di una band che ha riportato il synth-pop americano ai livelli della contaminazione new-wave anni 80, e non è difficile, ascoltando il loro nuovo album “Singles”, pensare ai Cars e alla loro intelligente mistura di ritmo e romanticismo da melodramma.
Non c’è aria di vintage nella loro proposta, la solidità della loro formula è avvincente: ritmi taglienti, cascate audaci di sonorità post-moderne, una voce potente e graffiante che trattiene una quantità di emozioni per aumentarne l’enfasi. Le canzoni di “Singles” sono un misto di luci e ombre, gioia e dolore, amore e solitudine: anche le soluzioni sonore si agitano tra germi contrapposti, al punto che in “Fall From Grace” l’urlo di Herring sfiora i confini del death-metal e prende sotto braccio il lato romantico del progressive anni 70 (non sfigurerebbe in un disco di Peter Hammill).
I Future Islands sono degli abili esploratori del lato oscuro del synth-pop: in “Light House” si agitano tutti gli incubi e le tribolazioni dei primi Roxy Music, il singhiozzo lirico di “Sun in the Morning” è tanto devoto agli A-ha quanto ai Pere Ubu, e la catarsi di “A Song for Our Grandfathers” (dove Herring cita Nietzsche) è ricca di quella spiritualità della letteratura gotica ma anche di una trascinante sensualità soul.
In “Singles” la ruggine e la polvere sono la forza ritmica che spesso sovrasta la melodia con quel briciolo di insana follia che manca a molte pop-band di oggi, ed ecco che in “Spirit” il gruppo varca il confine del ridicolo e del grottesco, per poi sfiorare la perfezione dance nella tenebrosa ”Back in the Tall Grass”, abile prosecuzione di quella tradizione pop che i New Order e gli Associates hanno reso trascendentale.
Non sembri strano che fino ad ora abbiamo evitato di parlare di “Seasons (Waiting on You)”, singolo che sta trascinando il gruppo verso la meritata notorietà e senza dubbio una delle più belle canzoni mai scritte dal gruppo nella sua pur longeva carriera. È un brano che oserei descrivere come lacrime e sangue; un ritmo uptempo sul quale il basso pulsa senza sosta con una progressione che diventa viscerale, una forza lirica che la perfetta fusione di rock ed elettronica trasforma in un future-classic.
Il fascino istrionico di Herring è ancor più evidente nella meno incisiva “Doves” che l’interpretazione vocale rimette in equilibrio con le altre perle dell’album, e la passione che trasuda nella ballad “Like the Moon” è contagiosa e avvolgente come di rado avviene nel pop contemporaneo.
“Singles” è un album ambizioso, eppure ricco di canzoni pop dai colori sgargianti: l’eccellente produzione di Chris Coady (Beach House) mette in scena una rappresentazione asettica di malinconia e gioia che a tratti suona innaturale, ma in verità molto più reale di un album di intimistiche ballad folk.
I Future Islands, senza rinunciare alla loro identità sonora, sono pronti ad abbracciare un pubblico più ampio con una serie di canzoni audaci e ispirate, un synth-pop agrodolce sempre in bilico su contrasti d’atmosfere e sentimenti, adatte a mettere in gioco una vulnerabilità che non intimidisce ma eccita, in un vortice di empatie che fanno di “Singles” l’album pop più umano dai tempi dell’esordio degli Smiths.
ondarock.it
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