Mai sentiti dei Beatles così
Esce un album con 59 versioni inedite di successi per evitare di perdere il copyright sui brani del 1963
14 ottobre 1963: George Harrison, Paul McCartney e John Lennon guardano increduli il ragno sul naso di Ringo Starr nel back stage del concerto al London Palladium
PIERO NEGRI DA LA STAMPA.IT
Martedì escono 59 canzoni dei Beatles finora mai pubblicate. Prima di saltare sulla sedia e correre al negozio di dischi più vicino (o di accendere il computer per scaricarle) bisogna sapere che nel gruppo ci sono 44 registrazioni dal vivo tratte da programmi della Bbc, e tra queste una I Saw Her Standing There, una You Really Got A Hold On Me e una Love Me Do, quattro She Loves You, oltre a versioni in studio mai uscite prima di There’s a Place, Do You Want to Know a Secret e Misery , cinque A Taste of Honey , più le «demo» di Bad To Me, che fu registrata da Billy J. Kramer and the Dakotas e finì al numero 1, e I’m In Love, ceduta ai Fourmost (arrivo al diciassettesimo posto in hit parade).
Non proprio materiale in grado di generare una nuova Beatlemania, dunque, ma abbastanza ricco di curiosità da essere da tempo parte della collezione dei fan più duri e puri, nella forma di materiale non autorizzato, quello che, mutuando un termine in voga ai tempi del Proibizionismo, una volta si chiamava «bootleg». Si tratta, poi, di registrazioni tutte risalenti al 1963: peccato che i Beatles siano diventati grandi solo l’anno dopo, quando a New York furono ospiti dell’Ed Sullivan Show e esportarono la Beatlemania in America e nel mondo, o forse – come sostengono altri – solo nel 1966, quando smisero di suonare dal vivo e si dedicarono al lavoro di registrazione in studio. Il 1963 è solo (solo!) l’anno della loro esplosione britannica, del primo concerto alla presenza dei Reali, delle prime apparizioni televisive importanti, di With The Beatles, il secondo album, pubblicato il giorno in cui a Dallas muore Jfk e in cui non più del 50% del materiale è firmato Lennon/McCartney.
Perché dunque si è sentita la necessità di far uscire queste 59 canzoni proprio in questo dicembre 2013, a cinquant’anni di distanza dalla loro prima esecuzione? I portavoce della Apple Records, la casa discografica che i Beatles fondarono nel 1968 e che tuttora gestisce la loro eredità discografica, non lo spiegano («No comment», hanno risposto ai quotidiani inglesi), e il sito web ufficiale ignora la notizia. La risposta, in realtà, l’ha fornita – un anno fa – Bob Dylan.
Con il consueto sense of humour autodistruttivo, Dylan ha sottotitolato «Copyright Extension», cioè prolungamento del diritto d’autore, il primo dei due cofanetti di inediti degli anni 1962 e 1963 che nel dicembre 2012 ha pubblicato solo in Europa in un centinaio di copie. Oggi il volume 1 (in quattro cd) e il volume 2 (in sei lp) della The 50th Anniversary Collection sono in vendita sul sito di aste tra privati eBay e sfiorano il migliaio di euro. Dal punto di vista commerciale l’operazione appare insensata, ma non lo è per quanto riguarda – appunto – la copyright extension.
Il 12 settembre 2011 l’Unione Europea ha stabilito che i diritti ora scadano a 70 anni dalla morte dell’autore dell’opera dell’ingegno, e che ogni performance diventi di dominio pubblico a 50 anni dall’esecuzione, se mai pubblicata ufficialmente nel frattempo. La norma viene chiamata «legge di Cliff» dal nome del suo principale promotore, Cliff Richard, una star degli Anni Sessanta che ha condotto una lunga campagna di lobbying con l’obiettivo dichiarato di portare a 95 anni post-mortem la scadenza del copyright.
Con la vita dei cittadini europei che continua ad allungarsi, almeno nelle statistiche, e con lo straordinario (e parallelo) allungamento delle carriere delle stelle del pop, cinquant’anni sono ora un limite che lascia aperte molte possibilità. Basti pensare che l’anno prossimo compie mezzo secolo il primo album dei Rolling Stones, E se domani di Mina, lo storico incontro tra Stan Getz e João Gilberto che sdoganò la bossa nova, The Times They Are a-Changin’ di Bob Dylan. E che l’anno dopo, saranno liberi da copyright le registrazioni del 1965, l’anno in cui il rock divenne adulto, in cui Dylan (ancora lui) pubblicò Like A Rolling Stone, gli Who My Generation, gli Stones Satisfaction, i Beatles Yesterday, Simon & Garfunkel The Sounds Of Silence, i Mamas and Papas California Dreamin’.
Ci sarà da divertirsi, insomma, sempre che le leggende metropolitane che circondano i grandi della musica si rivelino almeno in parte vere e che qualcuno possieda i nastri dei (presunti) capolavori andati perduti. Per quanto riguarda i Beatles, il Sacro Gral è forse la mitica versione di 27 minuti di Helter Skelter, il brano di Paul McCartney che sull’«album bianco» dura quattro e minuti e mezzo: sarà di dominio pubblico nel 2018, non ci resta che attendere.
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