IL PRIMO INCONTRO NEL 1970 AL LEGGENDARIO MAX KANSAS’ CITY
«Siamo tutti in debito con Lou Reed»
Il ricordo di Patti Smith, l’amica di sempre
Il giorno dopo la scomparsa del grande cantante interviene
la «sacerdotessa del rock»: «Ero così coinvolta dalla sua musica»
Patti Smith e Lou Reed in una foto di qualche anno fa
Lei non sarebbe potuta esistere senza di lui: l’arte in funzione del rock, programmatica essenzialità in luogo di inutili barocchismi , la sensibilità per gli sconfitti. E mettiamoci pure uno sconfinato amore per la propria città, New York , di nascita o d’adozione che fosse. Sì, nessuno meglio di Patti Smith, escluso il vecchio socio John Cale o la compagna di una vita Laurie Anderson, è deputata a parlare di Lou Reed all’indomani della sua scomparsa.
LA PRIMA VOLTA AL MAX’S KANSAS CITY – L a cosiddetta «sacerdotessa del rock» lo vide per la prima volta nel 1970, al leggendario Max’s Kansas City, sopra il Village, nella fase calante dei Velvet Underground. E capì, Patti, di voler fare del rock un mestiere: «Ero così coinvolta dalla sua musica. L’ho studiata a lungo. Era un processo che mi parlava, un processo di fusione della poesia con il ritmo, un loop pulsante» ricorda a Associated Press. Fu proprio Lou a presentare la rockeuse a Clive Davis, colui che le avrebbe prodotto «Horses», l’album che la fece conoscere al mondo. Di lì due carriere parallele che si sarebbero intersecate poi trent’anni dopo, con un splendido tour in coppia approdato pure da noi.
«SIAMO IN DEBITO» – Di poesia e letteratura discorrevano spesso i due: Walt Whitman, Federico Garcia Lorca o Edgar Allan Poe. «Poteva parlare in modo articolato di ogni autore » dice Patti, felice poi per l’onda di commozione causata dalla scomparsa dell’ex Velvet Underground in tutto il mondo ( e il nostro Paese non fa eccezione). Una commozione che non è di prammatica, specie per chi fa il mestiere del rock’n’roll «Tanti di noi – conclude la cantante – hanno tratto beneficio dal lavoro da lui compiuto… Siamo tutti in debito con lui. Un debito che molti di noi non sono molto felici di avere. A volte vorresti immaginare di aver fatto tutto da solo. Ma penso che tutti debbano stare in fila per dire grazie a Lou, a modo proprio».
corriere.it
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