I nomi? Tanti. Dai grandi cantautori come Conte, De Gregori, Endrigo, Fossati, Gaber, Jannacci, Silvestri, Tenco, agli artisti nuovi come Brunori Sas, Dente, Luci Della Centrale Elettrica, Offlaga Disco Pax, Teatro Degli Orrori, Zen Circus…
È uscito il libro di Enrico Deregibus Chi se ne frega della musica? – Percorsi nella musica in Italia in compagnia di Gianluca Morozzi (NdA Press), una ricognizione sulla musica di oggi in Italia attraverso una serie di squarci su artisti, dischi, festival, concerti, addetti ai lavori degli ultimi 20 anni (con qualche puntata anche nel passato).
Il volume raccoglie vari scritti su artisti e temi di musica italiana, che spaziano in vari generi musicali. Il tutto partendo da alcune domande: si possono mettere in gioco venti anni e più di musica in Italia? Senza paletti di generi, senza soggezioni, senza tifoserie? Con ironia e affetto? Ci ha provato Enrico Deregibus, uno dei più apprezzati giornalisti musicali italiani, che guida il lettore attraverso un percorso in compagnia dello scrittore Gianluca Morozzi, in un inedito e originale controcanto di storie e parole. Il risultato è un puzzle variopinto, composto da molti pezzi che ci si può divertire a mettere insieme a proprio piacimento.
Dopo le presentazioni a Faenza nell’ambito del Mei, a Sanremo nell’ambito del Premio Tenco e a Casale Monferrato (AL), i prossimi appuntamenti saranno il 26 ottobre alle 12 ad Aversa (CE), durante il Premio Bianca d’Aponte, con Duccio Pasqua di Radio1Rai e live di Melissa Ciaramella, Katres, Alessandra Parisi e Chiara Vidonis; il 30 ottobre a Roma alle 21 nel live-club L’Asino che vola, con Pino Marino e un live di Flavio Giurato; il 23 novembre a Cagliari, nell’ambito del Premio Andrea Parodi. Altre presentazioni sono in via di definizione.
Sono molti gli artisti trattati nel volume. Dai grandi cantautori come Conte, De Gregori, Endrigo, Fossati, Gaber, Jannacci, Silvestri, Tenco, Vecchioni agli artisti nuovi come Brunori Sas, Carlot-ta, Dente, Luci Della Centrale Elettrica, Offlaga Disco Pax, Teatro Degli Orrori, Zen Circus. Ci sono poi artisti di grande seguito, più o meno pop, come 883, Baglioni, Jovanotti, Ligabue, Mannoia, Mina, Morandi, Nomadi, Pausini, Pooh, Patty Pravo, Vasco Rossi e outsider come Flavio Giurato, Max Manfredi o Pino Marino. E ancora: Cammariere, Giovanardi, Arigliano, Bandabardò, Mau Mau, Nada, Van de sfroos. C’è il rock, indie e non, con Afterhours, Baustelle, Benvegnù, Carmen Consoli, Finardi, Gang, Massimo Volume, Skiantos, il rap di Caparezza, il jazz di Rava e Bollani il folk, il rap, la world music. Ritratti di case discografiche, festival (il Tenco, il Mei), operatori culturali, appunti su quello che ruota o ha ruotato attorno alla musica nel nostro Paese. Ed altro ancora.
Enrico Deregibus, piemontese, vive fra Casale Monferrato e Roma. Ha gestito un negozio di dischi e ha curato e cura vari festival e rassegne. Come giornalista si è occupato quasi sempre di musica italiana, dei generi più disparati. È l’autore della biografia di Francesco De Gregori “Quello che non so, lo so cantare” (Giunti editore) ed è ideatore e curatore del “Dizionario completo della canzone italiana”, pubblicato sempre da Giunti. Con Enrico de Angelis e Sergio Secondiano Sacchi ha curato il volume su Luigi Tenco “Il mio posto nel mondo” (BUR).
Gianluca Morozzi, autore prolifico dallo stile ironico, dopo gli esordi con la piccola casa editrice ravennate Fernandel, ha raggiunto il grande pubblico grazie al romanzo “Blackout” (Guanda). Nel 2008 Carmine Brancaccio ha scritto la sua biografia, dal titolo “L’era del Moroz. Tra la vita e la scrittura di Gianluca Morozzi”, pubblicata dalla casa editrice Zikkurat.
Enrico Deregibus
Chi se ne frega della musica? Percorsi nella musica in Italia in compagnia di Gianluca Morozzi
(NdA Press)
www.ndanet.it/chi-se-frega-della-musica.html
distribuzione@ndanet.it
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La richiesta fatta dai promotori e’ chiara: una legge affinche’ nei network nazionali il 40% delle programmazione sia destinato a produzione italiane con una ulteriore quota destinata alla promozione dei giovani talenti pari al 20%.
E’ di questi giorni il lancio della nuova petizione a sostegno della musica in Italia.
Dopo il successo della precedente campagna di raccolta firme, ad opera di Stefano Boeri in cui si richiedevano minori vincoli burocratici per offrire musica live al di sotto dei 200 spettatori, concretizzatasi in parte con il Decreto Valore Cultura del ministro Bray, stavolta le richieste riguardano le modalità delle scelte radiofoniche. La petizione nello specifico chiede al Governo l’approvazione della Legge quadro a sostegno delle attività Musicali in cui inserire un vincolo che preveda una quota pari al 40% di musica italiana prodotta in Italia all’interno dei programmi Radio e Tv, con una ulteriore quota destinata alla promozione dei giovani talenti pari al 20% come in Francia, estendendo tale rapporto anche nel settore dei grandi network radio e tv privati italiani.
Caso vuole che sia uscito in data odierna sul portale Rockol l’avvio di un’inchiesta sulle modalità di selezione dei brani da parte dei direttori artistici delle radio italiane. Preambolo è la dichiarazione del direttore dell’emittente radiofonica inglese BBC che chiarisce i processi che portano un brano a rientrare nella programmazione. Oltremanica, infatti, requisito fondamentale è incontrare i gusti dei responsabili musicali (la radio in questione è pubblica e non è tenuta a mantenere buoni rapporti con gli eventuali inserzionisti). Nell’intervista si citano i recenti “no” ai singoli di Green Day e Muse non ritenuti all’altezza (in termine di qualità) con lo standard richiesto. Nell’articolo si citano anche la corruzione di Dj e responsabili (con una chiara sentenza che portò multe molto onerose per le grandi Major) e, ovviamente, il caso italiano di “conflitto di interessi” rappresentato dalla Ultrasuoni, etichetta fondata da Radio Italia, RTL 102.5 e RDS.
Forse la strada giusta non passa per le imposizioni per legge, ma trovare il modo affinchè, almeno sulle radio pubbliche, non prevalgano le scelte vincolate da aspetti economici (con la spada di Damocle perennemente tarata sugli ascolti), ma quelle dettate da un reale supporto alla cultura e la qualità, sarebbe un buon modo per rilanciare la musica in Italia.
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