Nine Inch Nails: ‘Hesitation Marks’ (2013 – Columbia)
“La naturale evoluzione del sound di Trent Reznor, non ispirata quanto i suoi vecchi lavori, ma comunque dotata di una propria personalità.”
di Massimo Scagliola
il giudizio: 7/10
GENERE: industrial rock, elettronica.
PROTAGONISTI: Trent Reznor (voce, elettronica, percussioni, basso, chitarra, sassofono), Alessandro Cortini (tastiere, elettronica), Ilan Rubin (basso), Joshua Eustis (voci), Eugene Goreshter (basso, elettronica, archi), Adrian Belew (chitarra), Lindsey Buckingham (chitarra), Pino Palladino (basso).
SEGNI PARTICOLARI: Dopo l’uscita di scena nel 2009 ci sono stati tanti piccoli indizi lasciati da Trent Reznor in cui affermava di essere al lavoro su nuovo materiale per i NIN, accendendo speranze nei fan. Qualche mese fa, senza alcun preavviso, sulla pagina Facebook del gruppo viene pubblicato un logo: “NIN twenty thirteen”. Poco dopo, proprio Trent, tramite una nota sul sito ufficiale della band, annuncia un nuovo disco dei Nine Inch Nails e un tour mondiale per promuoverlo. Putiferio generale.
INGREDIENTI: Il putiferio in questione, alimentato da una buona dose di hype, aumenta quando vengono presentate online le prime tracce di questo “Hesitation Marks”. Il genere ormai è cambiato nettamente dai primi dischi, come avevano già confermato in maniera piuttosto netta gli ultimi lavori in studio. Da “With Teeth” in poi, soprattutto nel concept album “Year Zero” e negli ultimi “Ghosts I-IV” e “The Slip”, l’elettronica gioca un ruolo sempre più predominante nei lavori dei Nine Inch Nails. Inoltre i progetti paralleli di Trent Reznor, Atticus Ross (How To Destroy Angels e le colonne sonore degli ultimi due film di David Fincher) e Alessandro Cortini (SONOIO) non possono che evidenziare una continua ricerca di nuovi suoni. “Hesitation Marks” è la continua evoluzione di questa sperimentazione: non abbandona completamente le sonorità industrial, anzi, richiama un po’ tutti i temi dei vecchi dischi, ma aggiunge una massiccia dose di pad elettronici e synth, rendendo il prodotto finale simile a “Year Zero”. I fan non per forza lo apprezzeranno, ma il risultato, per quanto diverso dai soliti standard del gruppo, è piuttosto solido e scorre via senza stonature, presentando qualche trovata niente male.
DENSITÀ DI QUALITÀ: Detto in modo semplice e diretto, il nuovo disco dei NIN non è ai livelli dei predecessori. Ciò non vuol dire che sia scadente, anzi: anche se alcune tracce possono spiazzare per i loop di percussioni elettroniche e per i sintetizzatori molto più usati e marcati rispetto al passato, ci sono poche canzoni che si possono definire “deludenti”. Ognuna, infatti, presenta i suoi punti di forza e sa convincere, magari dopo qualche ascolto, con rimembranze ripescate dal passato e riviste in chiave più moderna. Il discorso è semplice e vale per la maggioranza dei pezzi: i “nuovi” suoni saltano subito all’orecchio, se si è freschi di un ascolto di “The Downward Spiral”, ma in fin dei conti rientrano perfettamente nelle sonorità che “Hesitation Marks” vuole proporre e non sono quasi mai eccessivi. Brani come ‘Running’ o ‘Disappointed’ cercano qualcosa di nuovo e sperimentano molto puntando quasi tutto sull’elettronica per costruire ritmi frenetici, nel primo caso, oppure con archi melodie a tratti arabeggianti. Le sperimentazioni con questi ed altri nuovi strumenti sono più che apprezzabili (è presente addirittura un sax verso la fine del disco), ma forse si sono lasciati troppo da parte i “vecchi classici” come il pianoforte, che qui fa una sola breve apparizione. In altri casi in nuovi tentativi non sembrano particolarmente riusciti: ‘Everything’, ad esempio, sembra un omaggio al pop-rock, con un coro nel verso che ricorda quasi i Green Day. La sorpresa non è propriamente positiva, anche se le speranze sono qui rivolte all’esecuzione in concerto, come per i primi singoli ‘Came Back Haunted’ e ‘Copy of A’ che, nonostante le iniziali polemiche vista la direzione del sound, hanno un gran tiro e piacciono parecchio nei live (come confermato a Milano qualche giorno prima dell’uscita dell’album). “Hesitation Marks”, in definitiva, è un buon lavoro se preso in esame come tentativo di miscelare nuovi e vecchi stili. Proprio per questo motivo, però, può anche sembrare il calderone di vecchi scarti delle varie esperienze musicali di Trent. “Scarti” perché alcune tracce sanno sì rimanere impresse e colpiscono per riff decisi e “cattivi”, climax strumentali e sonorità industrial degne dei migliori giorni della band (‘In Two’, ‘Various Methods of Escape’), o si inoltrano in strade particolari come la quasi funky ‘All Time Low’, ma altre rimangono più anonime. Sarà per la minore presenza della componente analogica rispetto al passato? Tutto sommato, per i fan di Trent Reznor che seguono il suo percorso artistico in compagnia della sua fida cerchia di collaboratori, questo è un acquisto obbligato. Sarà più difficile da digerire per i fan che non hanno amato le novità apportate alle sonorità del gruppo già da “With Teeth” o da “Year Zero”.
VELOCITÀ: Dal lento e cadenzato al frenetico, sempre accompagnati dalla batteria elettronica, molte volte in loop.
IL TESTO: “There was a place that could have been // Step over all that used to be // Since you’ve invited yourself in // Some things I’d rather you not see //See I keep lying to myself // Don’t know what else there is to do // If I can be somebody else // Well I think I would for you”, ‘I Would For You’.
LA DICHIARAZIONE: “Ciò che ho trovato in assoluto più interessante è stato sedermi, con la sola drum machine nella mia camera da letto, nel mio ufficio, senza avere una tastiera o una chitarra e suonare tutto con i pad. Io che sedevo da solo semplicemente giocherellando con un pedale, ho trovato tutto ciò entusiasmante.” – Trent Reznor.
UN ASSAGGIO: Nine Inch Nails – ‘Came Back Haunted’ sul “tubo”
IL SITO: ‘nin.com’
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