Mi fa proprio piacere parlare dei Bon Jovi, di certo più ora che negli anni ottanta. Ad esser sincero trent’anni fa mi erano davvero antipatici a causa di tutte le donne che li adulavano, quelle ragazze che vedevo urlare come delle assatanate nei video clip e che sembravano davvero possedute. Lo ammetto l’invidia mi ha bloccato e offuscato la mente e quindi in quei periodi pronunciare il nome dei Bon Jovi era una blasfemia per me… vade retro…
Adesso che sul groppone ho qualche anno in più ho fatto un passo indietro andando a ripescare fra i vecchi classici della band del New Jersey e devo affermare, ahimè, che ai tempi mi sbagliavo di grosso. I lavori fondamentali di Jon Bon Jovi & C. erano davvero belli, di un buon livello e adatti proprio a tutti, divertenti e casinisti…
Poi il tempo passa per tutti. Jon Bon Jovi, Richie Sambora, David Bryan e Tico Torres sono diventati degli uomini maturi e la grinta tempestosa di un tempo ha lasciato spazio a una grinta più pacata, moderata e più raffinata. Non griderei allo scandalo anzi mi sembra un qualcosa di naturale e ovvio. Il Rock’n’Roll è esuberanza e trasgressione quando si è giovani (nel 90% dei casi) mentre diventa riflessione e ponderata esuberanza quando si va avanti con l’età.
Ed ecco un nuovo lavoro dei Bon Jovi dal titolo “What About Now”, dodicesimo album in studio di una lunga carriera piena di successi e gloria e tanti bei brani che ancora oggi vengono ricordati con piacere e affetto. L’album è molto piacevole da ascoltare anche se la matrice hard rock o, come si diceva all’epoca, hairy metal, è quasi del tutto scomparsa. Parliamo di rock e basta, un bel rock a volte un po’ più aggressivo, ma senza quella grinta energetica di un tempo.
La versione di “What About Now” che sto ascoltando è quella che comprende quattro bonus track, versione definita internazionale per differenziarla da quella americana e quella giapponese… sedici brani molto carichi del solito appeal in stile Bon Jovi, ma priva di quel brano da ricordare e da cantare in compagnia o durante i concerti a squarciagola. Insomma manca il pezzo! E’ chiaro che le song sono tutte molto particolari, ben eseguite (ebbé con quell’insieme di musicisti) ma l’intimità la fa da padrone rispetto alla grinta pura di qualche anno fa.
Di certo ci si aspetta sempre molto da questa band, e brani come “The Fighter”, “Amen” o “Thick as Thieves” sono difficili da mandare giù… lenti, e questo non scandalizza, ma privi di pathos e di linfa vitale… Migliori senza dubbio “Because We Can”, brano d’apertura, la title track, “What About Now” e forse “With These Two Hands”,,, un po’ pochino direi…
Peccato, mi sembra giusto aspettarsi sempre qualcosa di più quando sei un pezzo da novanta… Vorrà dire che ci rifaremo quando i Bon Jovi saranno in Italia a luglio, speriamo….
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