Deep Purple in Australia
Concerti Down Under inaspettatamente senza il nuovo disco. Solita grande maestria tecnica e pubblico dai capelli grigi nella tournée aussie di Gillan & Co.
STEFANO GULMANELLI
Cinque date a palazzetti ragionevolmente pieni seppur quasi esclusivamente di 40 e 50enni): questo il transito dei Deep Purple in tour in Australia mentre è imminente l’uscita il loro 19° disco: ‘Now What?’. Il fatto che il nuovo album non sia ancora ufficialmente lanciato ha portato la band ad una scelta insolita quanto ai brani proposti nei concerti australiani: nessun pezzo nuovo e la riscoperta di canzoni per così dire comprimarie al tempo della loro uscita. Ecco quindi brani come ‘Into the fire’, ‘Maybe I’m a leo’, ‘The mule’ e ‘Hush’ (oltre ad un’apertura con la mai molto amata ‘Fireball’) mentre non trovano spazio pezzi-monumenti della storia della band quali ‘Highway Star’, ‘Speed king’ e ‘Child in Time’ (quest’ultima probabilmente anche per il fatto che per quanto ancora straordinaria, l’estensione vocale di Gillan non è più tale da infilare senza imbarazzanti confronti con il passato i 12 acuti consecutivi richiesti dalla canzone principe di ‘In rock’). Ne esce un concerto piacevole (tutte le canzoni sono comunque assai familiari a chi segue la band e questo evita le ‘perplessità’ dei brani sentiti per la prima volta) e tecnicamente impeccabile: a parte il già citato Gillan – a cui il mestiere e una voce ancora potente consentono comunque di fare una gran bella figura) – Glover, Paice, Airey e Morse mostrano una padronanza dei rispettivi strumenti che rimane sbalorditiva e di gran lunga superiore ai migliori rocker più giovani in circolazione. L’unica perplessità – ma non ci si può fare davvero molto – è la capacità di interazione di un pubblico che ammira, si crogiola nelle memorie del passato, si compiace per la bravura dei propri beniamini ma … non si scalda: solo verso la fine il brano con il riff più famoso della storia del rock – Smoke on the Water – riesce infatti a far alzare in piedi quasi tutto il palazzetto. Ma i Deep Purple mostrano di capire la riluttanza di quelli che peraltro sono loro coetanei a comportarsi ‘da pubblico di un concerto rock’ e dopo il bis con una travolgente esecuzione di ‘Black night’ salutano e comunque ringraziano.
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