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GREEN DAY:
¡Uno!, ¡Dos!, ¡Tre!…Via!??Più di 70 milioni di dischi venduti e 6 Grammy Awards solitamente potrebbero bastare per descrivere la grandezza di un gruppo, ma non nel caso dei Green Day. E’ si, perché la loro musica va ben oltre le vendite degli album e i premi ottenuti: in una carriera iniziata con il punk più rozzo e incazzato, passando per Woodstock 94, per una pietra miliare del rock moderno (leggasi American Idiot), e per Broadway, oggi i 3 ragazzacci di Berkley ci propongono una nuova clamorosa, ambiziosa e folle sfida: una trilogia di album in 4 mesi; il frontman Billie Joe ha dichiarato “il primo album è power-pop, il secondo è garage rock -ispirato al loro side-project, the Foxboro Hot Tubs-, e il terzo è quello con l’anima epica”. Partiamo da ¡Uno!: non si può certo dire che è un album indimenticabile, anzi, ad onor del vero già l’uscita dei due successori sembra aver già cancellato questo disco tutto fuorché ambizioso. Dodici canzoni che scorrono senza lasciare traccia, più adatte ai live che ai music store. Tolte la particolarissima Kill the DJ e la grintosa Let Yourself Go ci sono pochi spunti degni di nota. Storia tutta diversa per ¡Dos!: temi di sesso droga e rock ‘n’ roll fanno da sfondo a tracce graffianti e veloci, nelle quali emergono le peculiarità dei Green Day. E, sebbene anche ¡Dos! contenga svariate tracce prive di mordente, le altre sono destinate a diventare le preferite della trilogia dei fan di più vecchia data: Fuck Time, Stop when the red lights flash, Lazy Bones (una versione più moderna e matura di Longview) e Lady Cobra suonate live rendono davvero bene e hanno fatto impazzire i fan. In mezzo un improbabile, ma non per questo non riuscito, duetto con un gruppo underground della East Bay Area (la canzone è Nightlife, con la partecipazione di Monica Painter dei Mystic Knights of the Cobra). Chiude il disco la traccia Amy, una canzone che Billie Joe Armstrong ha scritto per omaggiare Amy Winehouse, scomparsa a soli 27 anni. In ¡Tré! l’atmosera cambia completamente, e si torna a temi per lo più amorosi (bellissima la canzone di apertura, Brutal Love), senza tuttavia dimenticare Sex, Drugs and Violence, una sorta di biografia giovanile del cantante, 99 Revolutions (canzone in sostegno del movimento Occupy) e Dirty Rotten Bastards, canzone che Armstrong ha definito “qualcosa di simile a Jesus of Suburbia, o a un b-side di Abbey Road dei Beatles”. La registrazione dei 3 album è iniziata circa un anno fa, nel febbraio 2012. Un anno di fuoco per il trio californiano, condito da live scoppiettanti all’ Irving Plaza di New York, o al Reading Festival in Inghilterra, dove hanno allestito uno dei loro secret show, e non si sono fermati nonostante l’ordine degli organizzatori del festival. Ma anche figuracce, come la buca all’I-Day di Bologna. E, infine, un paio di settimane più tardi, lo sfogo all’I-Heart Radio di Las Vegas: alla notizia che l’esibizione dei Green Day è stata tagliata di venti minuti, Billie Joe Armstrong sotto i fumi dell’alcol e/o della droga, si è lasciato andare a una serie di “Fuck, fucking” e insulti all’organizzazione e a Justin Bieber, finendo col distruggere la chitarra come le rock star di una volta. Di un paio di giorni più tardi la notizia della rehab del cantante, durata fino ai primi giorni del 2013. ?Si erano presentati al mondo nel 94 con Dookie, un album divenuto un cult del punk-rock, facendo impazzire i giovani di mezzo mondo, rilanciando il movimento punk, portando questo genere fuori dalla nicchia dove risiedeva, con canzoni sull’apatia, masturbazione, droga e “beeing a loser”. Oggi molti di quei giovani rinnegano i Green Day, che da icone punk sono divenuti icone del mainstream, tanto da firmare la colonna sonora dell’ultimo film della Twilight Saga. Oggi, nonostante i 40 anni (41 pochi giorni fa per il cantante) puntano su nuove generazioni, che consumano e che comprano, magari proprio i loro dischi, entrando nel circolo vizioso della contraddizione: da un lato, come hanno sempre fatto, invitano a pensare con la propria testa, a restar fuori dagli schemi della società, dall’altro alimentano quel vortice capitalistico che è oggi il mercato discografico. Ma, nonostante tutto ciò, tra stravaganze ed eccessi riescono ogni volta a strapparci dei sorrisi, a farci emozionare, a regalarci concerti al limite della realtà.?(Ricordiamo che i Green Day saranno in Italia per 4 date: 25/05 Milano, 26/05 Trieste, 5/06 Roma, 6/06 Bologna)??Riccardo Falchi
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