Quello che gli Skunk Anansie hanno presentato con il nuovo Black Traffic è un ritorno piuttosto arrabbiato, un ritorno che suona come un urlo di rivolta. Nel mirino c’è il sistema, la politica, forse quella che noi chiameremmo “la casta”, gli abusi, le mancate prese di responsabilità, le promesse non mantenute, le frustrazioni.
Grinta, energia e riscatto sono le parole d’ordine.
L’inizio è fortissimo, nessun preambolo. Si parte con I will break you, che già nel titolo chiarisce intenti poco concilianti e che schiera un muro di chitarre tiratissime. E’ brano rock allo stato puro, sorretto dalla potentissima voce di Skin, come sempre in forma smagliante, tagliente come una punta di diamante.
Sad sad sad prosegue sulla stessa strada, trasportata da un ritornello trascinante e nevrotico.
Neanche con Spit you out e il suo ritmo martellante arriva tregua.
Si respira un po’ con I hope to get to meet your hero, dove tornano i richiami alle atmosfere delle ballate che gli Skunk Anansie hanno saputo regalarci in passato: dopo tanta rabbia, la voce di Skin si ammorbidisce,pur non perdendo un briciolo della sua forza.
Arriva quindi il momento di I believed in you, primo singolo, incalzante e dal riff molto coinvolgente: sicuramente uno dei brani che più restano impressi.
Mentre Satisfied passa quasi inosservata, Our summer kills the sun parte in sordina per aprirsi nei ritornelli.
Segue Drowning, decisa, solare nonostante il titolo e di sicura presa.
This is not a game è il miglior pezzo del disco, amaro, malinconico. Ancora una volta, l’ugola della cantante ha modo si librarsi al di sopra del tappeto sonoro delle chitarre e toccare le corde dell’emozione.
Con Sticky fingers in your honey si ritorna ai suoni duri e a ritmi decisamente più accelerati, mentre un coretto fa di tanto in tanto una beffarda apparizione.
La chiusura è affidata a Diving down, ballata rock che non è però abbastanza incisiva e non raggiunge le vette del classicone Hedonism o dell’inarrivabile Secretly.
Nel complesso, Black Traffic è senza dubbio un buonissimo album, non privo di spunti interessanti, ma alcuni brani rischiano di assomigliarsi troppo e di perdersi.
Gli Skunk Anansie hanno dimostrato di saper fare meglio: aspettiamo tempi più sereni.
(myword.it)
Related Articles
No user responded in this post
Leave A Reply