Il titolo promette, il testo mantiene. Questa autobiografia scritta da Ian Fraser Kilmister, in arte Lemmy, con la collaborazione di Janiss Garza, è il ritratto di uno dei più grandi bevitori e amanti di sesso della storia del rock. Keith Richard o Kirk Hammett impallidirebbero al confronto, non per niente quest’ultimo ha sempre dichiarato un profondo debito di riconoscenza nei confronti dei Motorhead, band che ha ispirato numerosi artisti rock nella musica e soprattutto nello stile. Collezionista di coltelli e memorabilia nazisti, Lemmy non ha paura di dire quel pensa, anche se può sembrare anticonformista o addirittura folle, d’altra parte lui si è sempre definito un outsider, anche all’interno dell’eccentrico mondo metal. Il testo è il racconto cronologico della sua vita, imperniato sulle simpaticissime e talvolta tragiche vicende legate ai centinaia di concerti in giro per il mondo, una vita costantemente on the road passata tra palchi, whiskey, anfetamine e orgasmi: album scritti in due settimane, testi stesi in 5 minuti, sfrenati party di altre famose band, come i Rolling Stones, o nella villa di qualche riccastro colombiano, questa è la materia principale del libro. Non mancano momenti di seria lucidità, come gli sfoghi contro le case discografiche, un business ormai intriso solo di soldi e apparenza, in cui la disonestà è la norma, o il totale odio nei confronti dell’ipocrisia perbenista, o ancora l’amore nostalgico per un decennio che non tornerà forse mai più, i Sessanta.
Il tono leggero e simpaticamente volgare fa scorrere il libro piacevolmente per le prime pagine, fino a diventare noiosetto verso metà, a causa della mancanza di una reale continuità narrativa, che non sia quella cronologica, e di una intimità personale che fa capolino solo di tanto in tanto, risolvendo il plot in una serie di episodi legati alla registrazione dei vari album e tour fra i paesi più svariati. Lemmy emerge come una persona genuina e brillante, a tratti anche sentimentale ma, a voler ascoltare la sua penna, la sua vita è stato un lungo viaggio per strada, costellato di sesso droga e rock’n’roll, e a quanto pare si è divertito pure molto. Non sarebbe stato più interessante indagare maggiormente i reconditi misteri che giacciono sotto questa dura scorza da motociclista incallito? Cosa dite? Forse no?
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