I tempi in cui i Fab Four stregavano il loro pubblico con concerti di mezz’ora scarsa sopraffatti da grida e lanci di orsetti gommosi sono lontani, o meglio le grida continuano a esserci, ma più gli anni passano, più gli artisti “maturi” si divertono a stare sul palco, a lanciarsi in vere e proprie maratone musicali che richiedono un pubblico preparato, atleticamente e spiritualmente!
I tempi in cui i Fab Four stregavano il loro pubblico con concerti di mezz’ora scarsa sopraffatti da grida e lanci di orsetti gommosi sono lontani, o meglio le grida continuano a esserci – gli orsetti gommosi spero proprio di no! – ma più gli anni passano, più gli artisti “maturi” si divertono a stare sul palco, a lanciarsi in vere e proprie maratone musicali che richiedono un pubblico preparato, atleticamente e spiritualmente.
Ovviamente il pensiero va subito a Bruce Springsteen e le sue prestazioni da tre ore suonate che stupiscono per l’energia trasmessa, ma del resto al Boss piace stare on stage, piace il contatto con il suo pubblico e piace suonare con la sua band… certo che se poi si avvera anche il sogno di suonare con Paul McCartney e viene tolta la corrente perché è troppo tardi, in fin dei conti poco importa, si sa che gli inglesi su certe cose sono fiscali! E del resto lo stesso Macca nel suo On The Run tour non si è risparmiato con tirate di due ore e mezza con quasi una quarantina di pezzi in scaletta, alcuni tratti dalla discografia beatlesiana, altri dalla sua carriera solista. E quel mattacchione di Roger Daltrey che ha deciso di portare in giro per la prima volta in versione integrale Tommy e di chiudere in bellezza con una sorta di greatest hits degli Who? Bhè, a ben guardare vicino a lui c’è un Townshend un po’ più giovane che non si chiama Pete ma Simon, e poco importa se nella data fiorentina l’impianto elettrico del teatro comunale sembra reggere l’energia del concerto un po’ a singhiozzi (culminando in un blackout di quasi quaranta minuti). C’è poi chi ha deciso ormai di portare avanti un never ending tour che dagli anni Ottanta è in continua evoluzione e che vede un pubblico adorante andare in processione ogni volta che His Bobness annuncia una nuova data e ogni volta la magia si ripete. Un paio d’ore di concerto, un flusso di musica – blues – ininterrotta dove a volte non si riesce neppure a indovinare la canzone, tanto i pezzi vengono di volta in volta ri-arrangiati e le parole ringhiate. Ma Dylan per i suoi fans è sempre Dylan, come del resto Robert Plant è sempre Robert Plant. Nonostante gli anni dei Led Zeppelin – e quella voce ineguagliabile- siano lontani continua a stregare e affascinare con la sua semplice presenza e una sobrietà che ben si adatta agli anni che passano.
Insomma sono solo alcuni esempi per capire come da una parte all’altra dell’oceano le vere rock star migliorino con gli anni – si, esattamente come il vino! – e come il piacere di calcare un palco resti sempre la droga migliore (certo anche i miliardi che gravitano intorno a questi tour mondiali non dispiacciono).
E in casa nostra come vanno le cose? Bhè, abbiamo un sacco di gruppi giovani che durano giusto il tempo di un paio di dischi e poi scompaiono nel nulla, o star di reality che si bruciano ancora prima di essere conosciuti… quindi diventare vecchie star è fuori questione. Poi ci sono reunion di sconosciuti gruppi prog degli anni Sessanta/Settanta venerati come anziani saggi, ma che in realtà nessuno ricorda. Del cantautorato bha, Guccini preferisce scrivere libri gialli e non si sente più a suo agio su un palco, forse l’unica sarà aspettare che la barba di Capossela diventi un po’ più bianca per vedere come saranno i suoi concerti tra trent’anni. E poi c’è lui il più chiacchierato e criticato “rocker” nostrano, Vasco Rossi. La sua carriera dura ormai da qualche anno, ma il cappellino e gli occhiali da sole continuano ad esserci. Il Blasco nazionale vorrebbe essere ancora giovane, e visto che non lo è più decide di annunciare a più riprese il suo ritiro dalle scene, ma di riffa o di raffa si continua a parlare di lui e del balletto con le sue canzoni alla Scala, del supersegretissimo concorso per musicisti emergenti e delle varie affermazioni che compaiono sulla sua pagina FB personale. Insomma, stendiamo un velo pietoso sui rocker nostrani e lunga vita ai miti del rock (quelli veri!) e nel frattempo alleniamoci perché stare per tre ore sotto un palco con altre centinaia di persone non è un’impresa da nulla!
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