Era dicembre 2005 quando, con mio fratello, decisi di aprire un sito. C’era questo dominio molto attraente che era libero, e in fondo mi era sempre piaciuto scrivere, e compravo un sacco di dischi. Pensavo dovesse essere poco più di un blog, dove io e qualche amico avremmo potuto parlare degli album e delle band che più ci piacevano. Un po’ di gente cominciò a leggerlo, arrivando ben presto ad 80 accessi giornalieri, che già mi sembravano moltissimi. Di lì a poco si aggiunse altra gente, sia a leggere che a scrivere, e alcuni di questi ultimi sono diventati amici, e questa è la soddisfazione più grande di tutta questa cosa.
Oggi, quasi 7 anni dopo, ‘Indie-Rock.it’ si è preso un po’ troppo della mia vita, sebbene la abbia sicuramente migliorata. Sento il bisogno di avere qualcosa indietro, soprattutto le ore serali, e di poter ascoltare un disco e/o andare ad un concerto godendomelo per quel che è, senza dover forzatamente pensare a cosa scrivere. Vorrei tornare a casa, dopo una giornata lavorativa di 8 ore, senza essere obbligato a inventarmi news e recensioni per altre 3 ore almeno. Vorrei poter scegliere di guardare un film, o gli aggiornamenti del Calciomercato su Sportitalia.
Insomma, mi è passata la voglia. Che forse non sarebbe la cosa più giusta da dire quando si chiude un progetto, farebbe sicuramente più figo prendersela con i promoter, le agenzie stampa, con il rincaro dei biglietti dei concerti, con un paese per vecchi, eccetera eccetera. Ma non sarebbe la verità.
Grazie a tutti quelli che hanno letto almeno una volta quello che ho scritto, grazie soprattutto a chi qui dentro ci ha scritto con passione e frequenza. Come dicono le rockstar, “non vi dimenticherò mai” (e con la mano mi batto il petto, portando poi l’indice e il medio alla bocca simulando un bacio).
Cristiano.
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