Gran disco, Velociraptor!
L’album che consacra la piena maturazione artistico-compositiva dei Kasabian, il loro quarto, supera alla grande le etichette e le limitazioni indie, andandosi a piazzare nel mondo rock con identità precisa, contaminazioni colte ed alta qualità.
Il gruppo di Leicester manovra ormai con sapienza le leve della materia musicale, proponendo un’impressionante mistura di elettronica baggy e alla Kraftwerk, di riffoni hard rock e neopsichedelia, di grazia pop molto british e di epicità zeppeliniana.
Spiace quasi, in questo senso, che il quarto singolo estratto sia Man Of Simple Pleasures: dopo i tre ottimi predecessori, questo brano è forse uno dei meno interessanti di tutto il disco, pur candidandosi fisiologicamente al lancio sul mercato, grazie alle sperimentazioni limitate ed alla struttura standard e familiare.
Man Of Simple Pleasures non è, sia chiaro, un brutto pezzo, nè tanto meno qualcosa di banale: le atmosfere ora rarefatte ora più nervose si adattano ai coretti rapaci, dando alla canzone un sofisticato tocco da pop del Far West.
La rilassatezza del ritornello, di maggiore apertura rispetto alle strofe, permette un’orecchiabilità da non ignorare in una delle band più “cariche” sul palco.
Alla stessa maniera, noi non dobbiamo ignorare o sottovalutare quello che il genio creativo di Sergio Pizzorno (chitarrista, occasionalmente cantante, gran tifoso del Genoa ma soprattutto demiurgo dell’arte del gruppo) fa fluire nel music business; a dispetto dell’inspiegabile poco sostegno da parte delle case discografiche, i Kasabian meritano la nostra attenzione ed una ricerca che vada più in profondità dei singoli scelti per la trasmissione radio.
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