Si chiama semplicemente “Marley” ed è il nuovo documentario diretto da Kevin Macdonald che parla di Bob Marley.
Il film, di due ore e mezza, esce oggi in Usa e il 26 giugno in Italia (Lucky Red) dopo il passaggio al Festival di Berlino, nel giorno in cui si celebra la giornata della marijuana, e inizia con l’infanzia povera del cantante nel distretto di Trench Town a Kingston in Giamaica e si chiude con la sua morte nel 1981 per cancro, a soli 36 anni.
Ma “Marley” non è la solita pellicola che si perde in luoghi comuni associando l’artista esclusivamente al culto della marijuana, bensì traccia un ritratto piuttosto intimo della leggenda del reggae, attraverso la ricostruzione di amici, familiari e musicisti. E offre una rara occasione per vedere testimonianze, interviste e canzoni inedite di Marley. Mai fino ad ora era stato tracciato un profilo cosi completo sull’artista nato dal matrimonio tra una giamaicana e un ufficiale militare inglese che sarebbe diventato la prima superstar del cosiddetto Terzo Mondo e che alzava la voce per la difesa degli oppressi. Nel 1977 Marley scoprì di avere un melanoma maligno sotto l’unghia di un alluce. Rifiutò di curarsi perchè avrebbe significato l’amputazione del piede e di conseguenza non sarebbe più stato in grado di ballare sul palco. Anche se sposato con Rita, una delle sue coriste, e con la quale ha avuto tre figli, Marley in totale ha avuto undici figli frutto di sette relazioni.
Intanto, esce il 23 aprile in Italia edito da Chinaski Edizioni, il controverso libro “Dear Dad”, autobiografia di Ky-Mani Marley, decimo figlio del grande Bob Marley. Nato a Falmouth, Giamaica, nel 1976, da un’avventura tra il padre e la mamma, una campionessa di ping pong, Ky-Mani Marley ha scoperto il suo talento musicale in età avanzata, quando si è trasferito a Miami, facendosi conoscere come artista musicale e attore a livello internazionale.
“Questa guerra fredda, condotta all’interno della nostra famiglia”, dichiara Ky-Mani, “tra il cosiddetto fratello legittimo e quello in qualche modo percepito illegittimo, è una follia. E’ ignoranza, perciò non è nostro padre. “Quello è qualcun altro”. Il suo “Dear Dad” è il racconto di un figlio escluso dalla protezione del padre per la prima metà della sua vita e costretto a sopravvivere alla miseria e alla disperazione, perso per le strade infestate da delinquenti in uno dei ghetti più violenti di Miami, Liberty City.
Inizialmente allontanato dai suoi fratelli e tagliato fuori da qualsiasi utile dell’eredità Marley, il giovane Ky-Mani racconta in questa avvincente biografia come si sia riscattato da una vita crivellata da colpi di pistola, dosi di crack e tanta miseria per arrivare a essere un artista candidato a un Grammy che calca con successo i palcoscenici internazionali. Ky-Many Marley è in Italia in questi giorni per due concerti: il 23 aprile ai Magazzini Generali di Milano, il 24 al Palacep di Genova.
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