Il titolo “Electra heart” la dice già lunga su quale sia l’impostazione del nuovo disco di Marina and the Diamonds: lungi comunque dall’allontanare l’attenzione dalla voce della protagonista, l’elettronica si fa componente marcata del sound cui si impronta l’album, aprendo la strada a tutta una gamma di atmosfere evocative.
Se però l’indirizzo era pienamente rispettato da “Radioactive”, singolo che ha riscosso un ottimo successo, con “Primadonna” abbiamo un netto intermezzo che si fa apprezzare anzi per la particolarità di un sound piano-based pulito che si fa accompagnare da un basso altrettanto genuino e lascia il campo aperto alla voce di Marina Lambrini Diamandis.
E’ un pezzo particolarissimo “Primadonna”: riesce a dare una sensazione pop pur senza avere dentro quasi nessuno dei canoni di quel genere; molti passaggi melodici richiamano decisamente il rock and roll degli anni ’50 anche se con tempi vagamente deformati, e c’è spazio per un refrain quasi operistico che al contrario di quanto si potrebbe pensare a scatola chiusa si lega benissimo al resto.
La complessità è probabilmente da ricondurre anche alla partecipazione di Julie Frost come coautrice, vista l’ecletticità già dimostrata nel creare brani di successo come “Just can’t get enough” per i Black Eyed Peas e quella “Satellite” che portò Lena a vincere l’Eurofestival.
Marina si conferma un personaggio tutto particolare, non solo per le singolari ma azzeccate scelte stilistiche ma anche per l’interpretazione di un testo che racconta tutta l’insoddisfazione di una diva abituata ad esigere tutto e condannata a non essere mai appagata di quel che ha. MUSICSITE
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