La prima cosa da mettere nero su bianco parlando di John Mayer in questi giorni è un sincero augurio di pronta guarigione, visto che i seri problemi alla gola che lo avevano già costretto ad un intervento chirurgico qualche mese fa si sono rifatti vivi: forza e coraggio.
Il contrattempo si riflette ovviamente in modo diretto sulla carriera live dell’artista, costretto a cancellare e rinviare a data da destinarsi il tour che sarebbe partito in questi giorni; non altrettanto evidenti sono gli effetti sulla vicenda discografica, dalle tappe ormai programmate, del nuovo album “Born and raised”.
Il disco dovrebbe essere completo dato che è stata rilasciata la tracklist ufficiale e nulla di nuovo è stato diffuso in merito alla prevista uscita in maggio.
A confortare i patemi dei fan è al momento “Shadow days”, primo singolo che arriva a continuare la storia artistica di un John Mayer che con “Battle studies” (2009) aveva percorso terreni piuttosto blues venandoli, secondo qualcuno fin troppo, di un timido sapore pop.
Con “Shadow days” ritroviamo il cantautore nella sua dimensione forse più naturale, sicuramente una di quelle più riuscite: un folk d’autore attraversato da lampi di strumentalità pulita e sicura.
C’è tanto amore per suoni che vanno dal southern rock al blues, in un intreccio di ascolti sedimentati che vanno a costruire il bagaglio necessario per chi voglia bazzicare i territori di un cantautorato di questo genere, ogni tocco è un rimando che porta con sé immagini e profumi diversi.
E’ questo il bello di John Mayer: quando imbraccia la chitarra e si mette a suonare e cantare come meglio sa, passa tutto in secondo piano.
Riesce a far parlare, e bene, di questo e non delle sue tormentate love-story coi più bei nomi dello showbiz, né delle sue avventurose interviste (ai limiti del delirante quella rilasciata a Playboy un paio d’anni fa).
E scusate se è poco.
musicsite.it
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