Ebbene sì, parliamo ancora una volta di Lana Del Rey: solo poche settimane fa avevamo incrociato “Blue jeans”, brano estratto – pur non essendo stato rilasciato come singolo ufficiale – dal disco intitolato “Born to die” che ora torna al centro della scena per la pubblicazione singola della title track.
L’imponente staff che sostiene la carriera di questa ragazza ha deciso dunque di battere il ferro finché è caldo, va ricordato che l’album non uscirà prima di un mese ancora.
“Born to die” (la canzone) porta dentro di sé l’atmosfera sinistra e seducente che pare proprio essere il marchio di fabbrica della musica di Lana Del Rey, ancora una volta l’effetto è quell’oscuro languore già apprezzato nei brani precedentemente usciti.
A rendere particolare il brano è l’unione di questi elementi con un arrangiamento da colonna sonora importante, con archi decisi che si piazzano a metà fra i grandi kolossal e le creazioni del maestro John Barry.
Lana Del Rey canta in modo ancor più teatrale del solito, impostandosi su un tono solenne che ottiene i massimi risultati combinandosi con un testo fatto di inviti a passeggiare sul noto “wild side”: tutta la canzone è un’esaltazione della fine (o della sua ricerca), un apprezzamento della famosa candela che ardendo più vivacemente si consuma in fretta.
Sulla falsariga macabra anche il video, originato da un’idea della stessa cantautrice ma stavolta diretto da un altro (nello specifico il francese Yoann Lemoine).
Ancora una volta appare evidente la macchina organizzativa alle spalle di Lana Del Rey, non parliamo certo di una ragazza arrivata dalle periferie attraverso estenuanti gavette, ma altrettanto evidenti sono le potenzialità di un’artista in grado di cimentarsi in quelle discipline di confine che solo pochi (vedi Bat For Lashes per un esempio) sono in grado di coltivare cogliendone frutti davvero sostanziosi.
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