BYETONE
Symeta
(Raster-noton) 2011
elettronica
di Alberto Asquini
plusless
Prima la morte del tipografo, ora mr. Olaf Bender torna sul luogo del delitto. E lo fa con occhio diverso, con lo sguardo meno crudo. Con un piglio da master della vivisezione sonora, questa volta decisamente virata all’umanità. Dalla Raster-Noton sono sempre emerse fotografie lucide, chiare e semplici. “Symeta” segna, alla maniera di “Univrs”, un next-step. Anche qui, come per la creatura di Alva Noto, ad essere esplorato è un tutto.
Non siamo (solo) nel glitch, non siamo nell’elettronica più fluida, non siamo nemmeno nella techno più serrata. Il limbo è la via, e lì si trova a vivere ed emergere “Symeta”. Precisione – è il caso di dirlo – svizzera nel beat che entra, negli sfasamenti sonori, nei piani che si intersecano. Il tutto sotto una luce diversa. Più umana, come si diceva, più colorata e pacata. Non il panzer tagliente che asfaltava strade infinite con parallele e perpendicolari a creare continui angoli a novanta gradi, ma un senso estetico che sublima un mix di linee dritte e curve.
Un’elettronica molto più edulcorata, che dai data passa alle emozioni vissute da chip. Un’elettronica che ne esce umanizzata nella sua dimensione più superficiale e che trova, in maniera concettualmente non diversa dall’esordio di Kuedo, una via esile per risultare catchy.
Parte “Topas” e vi sembrerà di ascoltare “Plastic Star”, dal disco precedente, addolcita: intro da abc del glitch, linee di synth in replay che avanzano, Pan Sonic zuccherati che mettono la quarta e il gioco è fatto. Ascolti “T-E-L-E-G-R-A-M-M” e capisci perchè pensi Germania e il pensiero va subito a Dusseldorf: beat imborghesito, Kraftwerk che furono davvero buoni maestri e manopole che girano a creare estasi sintetiche. E se “Neuschenee” è un trait d’union tra l’isolazionismo più glaciale e certi tepori glitch-dub di Loscil o Porn Sword Tobacco, la deliziosa “Opal” è tech-minimalismo grigio da scuola Raster. E laddove “Helix” – sferragliante artiglieria noise in stato di grazia – e “Black Peace” riportano in vita le fabbriche dismesse dei Pan Sonic più arrabbiati e truci, ecco che arriva “Golden Elegy” con la sua purezza dub-noise colorata di venature celesti.
Byetone in quindici anni di carriera ha pubblicato tre album. Il primo nel 2003, il secondo nel 2008 e ora, “Symeta”. E con quest’opera si colloca stabilmente nell’Olimpo di chi ha segnato in maniera indelebile gli ultimi tre lustri. “Symeta” è un disco conciso, essenziale, che parla semplice. “Symeta” è simmetria, sintesi e (meta-)strutture. E ci dice che si può essere dolci anche nel grigiore. Perché sono le sfumature a dare vita ai colori.
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