Venerdì scorso abbiamo assistito alla presentazione di un bel libro su Bob Dylan scritto dall’amico Paolo Vites, sicuramente uno dei massimi esperti in materia nel nostro paese. Non si tratta però della solita biografia non autorizzata né dell’analisi dei suoi dischi (argomenti su cui peraltro lo stesso Vites ha già scritto parecchio e bene in passato), bensì di un diario sui concerti italiani più significativi ai quali l’autore ha assistito dal lontano 1987 a oggi.
Il risultato quindi è una sorta di romanzo di strada più che un tradizionale saggio critico e il lettore appassionato dylaniano si emozionerà facilmente rileggendo la cronaca dei concerti ai quali ha assistito personalmente, condita da interessantissimi aneddoti.
Per questa presentazione, l’autore ha scelto una location insolita ma azzeccata: una nota catena ma all’interno di un modernissimo complesso per eventi; oltre alla lettura ragionata e commentata di alcuni brani tratti dal libro, c’è stato spazio anche per ascoltare ottima musica dal vivo: ecco allora alcune belle esecuzioni acustiche da parte dei Lawlands e di Francesco D’Acri. I primi sono un gruppo roots-rock pavese che ben si adatta a interpretare le composizioni del Dylan più recente, come la stupenda Red River Shore (riemersa grazie al vol. 8 della bootleg series ufficiale); il milanese Frank Dacri invece esegue in solitaria prima una originalissima Blowin’ in the Wind elettrificata (telecaster e voce) e poi al piano addirittura un brano inedito composto per l’occasione, in stile molto cantautorale alla De Gregori.
Oltre alla musica c’è spazio per un breve dibattito e la classica sessione Q&A con l’autore: emerge che ancora oggi, nel 2011, con un Dylan ormai settantenne, vale assolutamente la pena di seguire e approfondire la musica di questo autentico fuoriclasse del songwriting; lo dimostra il soldout che ha registrato il suo concerto in programma all’Alcatraz il prossimo 22 giugno.
Il libro, edito da Pacini, ha 205 pagine e si avvale degli interventi esclusivi di Steve Wynn, Eric Andersen ed Elliott Murphy; quest’ultimo è forse il più credibile fra i molti “Alias Bob Dylan” oggi in circolazione.
CHAPEAU!
BUZZ
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