Il Pianto
Blind Fool Love
Voto: 4 stelle
Voto utenti: 5 stelle
Casa discografica: Sony
Anno: 2011
“Tra le acerbe illusioni, la nostalgia dei vecchi amori, tra i disordini mentali, le realtà fallimentari, ti sorprenderà, ti consumerà, il pianto”: questa è la strofa che apre la title track dell’Ep Il Pianto e che riassume in buona sostanza l’attitudine crepuscolare dei giovanissimi toscani Blind Fool Love, ovvero Tommaso Sabatini (chitarra e voce, 20 anni), Piero Cini (bassista, 23 anni) e Marco Ronconi (batterista, 19 anni). Ma non è tutto qui: la band gioca soprattutto sulle coppie dicotomiche come l’oscurità e la luce, il reale e il surreale, l’amore e l’odio. Una doppia anima quindi, con una netta tendenza al lato surreale e pessimista. Tutti i brani sono legati fra loro da questo fil noir, ma ognuno gode di vita propria e di precisi riferimenti con il mondo in cui viviamo. La canzone della guerra, ad esempio, è la potente opener che denuncia gli orrori della guerra con toni crudi e metafisici; oppure c’è Natura morta, una sorta di dialogo tra l’uomo e la natura morente; infine Il Pianto, che si schiera contro un certo tipo di potere che “sembra sempre più accaparrarsi e comprare i sogni e le speranze delle persone, soprattutto dei più giovani, offrendo in cambio solo acerbe illusioni”.
Anche la musica segue questo indirizzo chiaroscurale, mutuando dai madrigali di origine rinascimentale per poi passare agli insormontabili muri sonori delle loro Gibson e dei loro inconfondibili (almeno per un metallaro medio) Mesa-Boogie di James Hetfieldiana memoria. Questa chiara identità metal è accentuata dal growling di Tommaso che, utilizzato con moderazione, conferisce ai brani un sapore ancora una volta dicotomico, fra dolcezza e ferocia. Ma le sonorità, in una panoramica più generale, riescono sempre ad essere immediate e particolarmente orecchiabili, fino a ricordare al sottoscritto i Muse (nell’apertura di Vampiro) o addirittura, e qui spero non ne abbiano a male, i melodici Negramaro (ne Il Pianto). Tuttavia questi ragazzi affondano le proprie radici musicali in band storiche di ben variegata e differente matrice, come i Doors, i Metallica, ma soprattutto come i Guns n’ Roses, il cui chitarrista, Slash, è il principale riferimento per le continue scorribande solistiche di Tommaso.
Di tutt’altra natura è il contesto culturale da cui nascono le liriche di questi sette brani: i BFL sono e si sentono italiani e come spiega Tommaso “noi siamo in Italia, il paese della poesia dei grandi cantautori, come De Andrè e Tenco” . Un cuore italiano, due robuste spalle anglofile ed una leggiadra veste classicheggiante: una sintesi che potrebbe far storcere il naso ai loro fan più tradizionalisti e “twilight generation”, ma Tommaso Sabatini è fiducioso e crede in una crescita comune, sia per la band che per il proprio pubblico. D’altra parte i ragazzi vogliono e sanno vendersi, consapevoli che per raggiungere il successo il compromesso è consigliabile ma rinunciare a sé stessi è autolesionista. Tommaso stesso sottolinea che “la casa discografica ci ha dato molta libertà, dalla scelta dei suoni alla stesura dell’artwork che ho completamente ideato e realizzato io”.
In attesa del full lenght album, che vedrà luce quanto prima se Il Pianto riuscirà a confermare l’ottima risposta del pubblico ottenuta su Myspace e altre piattaforme digitali, speriamo di vedere i BFL in qualche showcase o in altre situazioni live, in cui, spiega Tommaso, “probabilmente suoneremo in acustico, contesto nel quale speriamo di far rientrare anche un brano di De Andrè”. E io, un De Andrè chiaroscurale, sarei proprio curioso di sentirlo.
del rock.it
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