Mini Mansions
Mini Mansions
Voto: TRE STELLE
Casa discografica: Rekords-Domino
Anno: 2011
Una diecina di anni fa, quando la discografia era ancora una faccenda divertente, c’era una etichetta legata alla V2, la Poptones, che pubblicava deliziose opere d’imitazione scaturite dal miraggio di certa psichedelia gentile anni 60. Niente di memorabile, anzi, uno dei patti era la dissoluzione rapida delle canzoni in una nuvola di fumo; però un giochino piacevole, e una tisana ricostituente per vecchi e nuovi appassionati.
Fossero nati prima i Mini Mansions sarebbero finiti lì, ma in fondo non hanno da lamentarsi; siccome uno dei tre membri è Michael Shuman dei Queens of The Stone Age, il desueto progetto non è caduto nel vuoto ma è stato adottato dalla Rekords di Josh Homme e, dopo un EP di riscaldamento, ecco l’esordio in grande.
Psichedelia gentile ho scritto, con accento su “gentile”. In effetti più che squarci visionari, assoli, devastanti ebbrezze sonore qui è il regno di cori indolenti, melodie oblique, sguardi alla vita “with the eyes closed/ misunderstanding what you see” , come cantavano i Beatles ai tempi delle fragole. Ecco, i Beatles sono una delle piste da seguire. Fate conto che un nipotino di Paul abbia trovato in un baule dello zio vecchi appunti del periodo 1966-1969 e si sia divertito a svilupparli, immaginando un seguito di Fool On The Hill, out takes da Abbey Road e i leggendari nastri di quella volta che a Los Angeles il Macca andò a trovare Brian Wilson mentre stava registrando Pet Sounds (Kiddie Hypnogogia è un delizioso falso del genere).
Non solo i Beatles, ad ogni modo, ma “uno spettro sonoro technicolor tratto dai reami del barocco, del gotico, di cinema e psichedelia”. E come prometteva lo zio Paul, “satisfaction guaranteed”.
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