Dichiarazione ufficiale di 2D: “Uhmmm…Il primo album dei Gorillaz seguiva più lo stile di Russel – molto hip-hop, funk e un po’ di dub cubana. Demon Days, invece, era ispirato da Noodle e da alcuni suoi demo particolarmente cupi e tenebrosi, frutto di tutte le sue contemplazioni sul mondo. Plastic Beach è uscito principalmente dalla testa di Murdoc, ricco di collaborazioni e mash-up leggendari, registrato sull’isola di Plastic Beach nel mezzo dell’oceano. Tanto rum e tanti pirati. Questo The Fall è invece frutto soprattutto delle mie idee; qualcosa di più leggero e più…be’, sono solo io che gioco con un iPad e provo un po’ di cose. Guardo l’America e poi ‘tocco’ lo schermo, tutto qui. Non mi sono concentrato più di tanto…”
Interpretazione autentica: “Ragazzi, be’, l’avrete ormai capito che i Gorillaz girano così: un disco vero e uno finto, o giù di lì. Questi sono appunti di viaggio che abbiamo buttato giù durante il nostro tour americano del 2010, appunti che abbiamo lasciato allo stato grezzo perché non avevamo né il tempo né la voglia di elaborarli mentre la casa discografica premeva per avere un prodotto nuovo. Quindi fatevelo andar bene anche se, per intenderci, è della specie di G Sides e D Sides: pleonastico, per usare una bella parolona che nasconda il poco che vi galleggia. E cara grazia che il nostro amico Damon ha la voce che ha, quella specie di spremuta mielosa di malinconia che renderebbe attraente anche la lettura della bolletta del gas. Ascoltatelo in Revolving Doors, aggiungete il vecchio Womack che fa buon peso in Bobby In Phoenix e non fate i sofistici: lo so bene che due canzoni buone su 15 è una media scandalosa ma, che volete farci, i tempi sono questi.”
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