“Non lo facciamo per i soldi, lo facciamo per garantire una distribuzione capillare della nostra musica”. Fino alla fine dei novanta, grossomodo, era una cosa che potevi leggere settimanalmente. Poi la musica ha iniziato a circolare DAVVERO ovunque, nelle case di ogni abitante del pianeta, senza alcun problema legato alle frontiere e quasi sempre senza una percentuale per chi l’aveva incisa. Non furono molti i musicisti a dichiararsi estasiati per quello che stava succedendo. Le major e gli indipendenti iniziarono a riorganizzarsi. I dischi potevano essere comprati già da tempo in grande distribuzione, spesso a un prezzo più basso. Fecero il loro ingresso sul mercato i distributori e i venditori per corrispondenza online, alcune vere e proprie multinazionali. Saltò fuori iTunes. Mentre produttori esecutivi, consigli d’amministrazione, analisti di mercato e cani sciolti con l’ADSL a palla hanno continuato per un decennio a mettere insieme opinioni e politiche sul mercato che cambiava, gli esercizi specializzati a gestione casereccia sono diventati una specie in via di estinzione.
Nel 2007 venne fuori un’iniziativa dagli Stati Uniti. Si chiamava Record Store Day e consisteva in una campagna di sensibilizzazione in favore di tutti i negozi di musica indipendente, quelli che in un mondo perfetto venivano chiamati ancora negozi di dischi. Nel giro di quattro anni l’iniziativa è diventata un vero e proprio movimento culturale che coinvolge negozi, artisti, testate giornalistiche e (per quanto possibile) persone che comprano dischi. Una grande occasione che si rinnova di anno in anno. Quest’anno il Record Store Day cade il 16 aprile.
BY VITAMINIC (cosi’ sono contenti :-))
Decine le uscite discografiche in arrivo proprio per l’occasione.
Compratene una, e’ un gesto d’amore e di passione per la musica.
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