How To Become Clairovyant
Robertson Robbie
Voto: DUE STELLE
Voto utenti: DUE STELLE
Casa discografica: 429 Records
Anno: 2011
Quando ho ascoltato la prima volta quest’album mi è venuto da rubare quel pensiero assassino di Lester Bangs a proposito del ritorno sulle scene di Miles Davis, tanto e tanto tempo fa. “Miles, brutto disgraziato che non sei altro! Noi stiamo qui ad aspettare tutti ‘sti anni e tu ci scodelli questo piatto della Morte della Fighezza, scarabocchi semicongelati criogenici!”.
Be’, anche senza voler essere cattivi, che botta! Abbiamo in effetti aspettato tredici anni (e a partire da un disco non esaltante, Contact From The Underworld) per riavere il grande Robertson e tutto quello che ora ci viene è una moscia selezione di pallida musica, ombra dell’ombra non solo della leggenda Band ma anche dei primi due album solistici. Con un titolo intrigante e bugiardissimo, oltretutto; dov’è la preveggenza, dov’è il futuro se non nei pii desideri della title track?
Robbie ha fatto lega con Eric Clapton, e ben gli sta. Eric gli ha dato il bacio della morte, ha scritto con lui tre canzoni e lo ha portato nel suo mondo vago e stordito; scaricando l’energia di un’anima forte, castrandone il gusto curioso tante volte mostrato in passato. Quelle che si ascoltano sono canzoncine rilassate e appagate che c’entrano poco con la storia di questo protagonista della storia rock, un pop soul di maniera che oltretutto mortifica testi non banali. E’ lì in effetti che il disco gioca le sue carte migliori, anche se, arieccoci, equivocamente. Robbie è strabico, crede di vedere il futuro mentre disegna nitidamente il passato, sbuffa ricordi come da un calumet in When The Night Was Young, rievoca con dolore e fatalismo il suo addio alla Band in This Is Where I Get Off, sfoglia veloce ed emozionato le pagine della storia rock in Axman.
Nel cast anche Trent Reznor, Tom Morello, Pino Palladino, Stevie Winwood, ma non state a cercarne i contributi nelle diverse canzoni. E’ tutto confuso nella pappa dell’album, è tutto gelatina, e guai se RoR ci lascia altri tredici anni con questo viscido in bocca.
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