Dopo l’inaspettato successo di WOW, Alberto Ferrari, cantante e chitarrista dei Verdena, ci racconta con il sorriso sulle labbra di: corse in ospedale, allergia ai ritornelli, richieste disperate, pollaio troppo affollato e magia.
Avete calcato, fin da quando eravate poco più che adolescenti palchi importanti, ma qual è stato il momento in cui hai capito che avresti fatto il musicista e non altro?
R : Non ho ancora ben capito questa cosa, nella vita farò il musicista (ride) , da piccolo mi piaceva l’idea, lo dicevo sempre anche a scuola, nei temi scrivevo che facevo il cantante, poi lo sono diventato veramente, ma comunque non c’è mai la sicurezza, cioè non dico farò questo per sempre.
WOW, pur non essendo a mio avviso un lavoro facile, è balzato subito in cima alle classifiche di vendite, ti aspettavi un simile risultato? E se si, pensi che questo sia dovuto all’attesa oppure il pubblico italiano si è iniziato a modellare a nuovi sound?
R : Eh si, comunque è stata una sorpresa assolutamente rispetto ai nostri soliti canoni, il disco sta andando molto bene , come anche le date, sono state una serie di cose, come anche il singolo, che hanno fatto traboccare il vaso, sinceramente non riesco bene a capire cos’è che è successo, sono uscito dalla sala dopo 3 anni e mi trovo con più pubblico di prima (ride), così allucinante! o magari requiem è stato recepito più tardi, oppure ho pensato anche il Teatro degli orrori che comunque hanno aperto un sacco di spiragli alla musica rock italiana, come pure gli Afterhours a San Remo, ci sono tante cose, magari è una cosa che tira l’altra, come dici tu magari la gente si sta informando.
Le attenzioni che i media vi stanno concedendo, da Top Of The Pops a Chiambretti, sono dovute esclusivamente al successo del cd, o anche ad un vostro magari mutato approccio verso questo mondo?
R : No no, non c’avevano mai chiesto niente prima di questo disco (ride), e no comunque adesso basta, dopo il Chiambretti se ci fanno altre proposte, insomma, potremmo anche smettere di far televisione, anche perché non ci divertiamo quasi mai, il prossimo disco se succede qualcosa andiamo, sennò fa niente, non è che ci muore qualcuno, e comunque non è così importante per me andare in televisione, perché si suona in playback.
Da Requiem a WOW, oltre all’approccio dato dal ruolo più centrale del piano, cos’è cambiato? Cioè, cosa vi ha spinto verso l’ennesimo cambio di rotta? Oppure trovi che i due cd siano sulla stessa linea di continuità ?
R : Tutte e due, i due lavori sono sulla stessa linea secondo me, è un po’ come se fossero i nuovi Verdena questi due dischi qua, invece prima siamo noi da giovani, ma comunque WOW è molto diverso da Requiem, però è della stessa medaglia diciamo, però sono due dischi che ovviamente sono due facce diverse, però si, li sento molto simili come dischi, forse perché appartengono alla realtà personale mia di adesso, cioè quello che sono ora.
Il gruppo risulta, almeno live, allargato, come mai la scelta è ricaduta su Omid?
R : Mah, perché, vabbè WOW era pienissimo di voci, e sentivo che in certi punti, senza tutto quell’ ambaradam di voci che ho messo su WOW, tra l’altro anche in Requiem avevamo avuto sempre dei tastieristi :Fidel Folgaroli , e comunque ci sono dei dischi che avevano bisogno di tastiere quindi, ho detto prendiamo un ragazzo che sa suonare e sa cantare tutto, tra l’altro abbiamo scelto uno di cui noi eravamo fan, lui suonava in un gruppo che si chiamava “Water in face”, e l’abbiamo sempre detto, cazzo deve suonare con noi.
Il disco ha avuto una lunga genesi, e amici o meno , in studio tutto diventa dieci volte più odioso, com’è stato il feeling durante il cd?
R : Mah, specialmente durante i testi mi da un po’ fastidio che c’è gente in giro, però vabbè, è una cosa impossibile in quella sala prove lì, perché la porta è una, e quando entri sei dentro, e non puoi mandar fuori tutti (ride), e passano in tantissimi quindi vabbè, cioè diciamo che lavoravo di notte, lavoravo tra parentesi, cioè stavo in studio di notte, quando non c’era proprio nessuno fino alle 6 del mattino ero libero, perché le ultime ore del pomeriggio, dalle 6 alle 8 arrivava tanta gente, dagli amici che passano inevitabilmente, che tornano da lavoro a passano lì a fare un giro, a farsi la sigaretta, a parlare di cazzate.
Sono sempre stato colpito, soprattutto negli ultimi due cd, del ruolo che ricopre la batteria, che spesso diventa una sorta di solistica data la presenza, come mai questa scelta?
R : Ma no è proprio il batterista che è figo secondo me, ha un bellissimo gusto, è inevitabile che lo tengo alto, anche perché quando proviamo senti praticamente solo lui, io e la Roby facciamo fatica a sentirci in sala prove, quindi è inevitabile che sia un pilastro fondamentalissimo.
C’è un aneddoto particolare del cd che ricordi con simpatia?
R : Potrei raccontarti quando Luca, facendo una canzone, che ora non mi ricordo che pezzo fosse, e s’è messo ad urlare, proprio durante il pezzo, urlava come il pazzo, era tipo immobilizzato dietro la batteria, e diceva che gli faceva male qualcosa, e non mi ricordo dove, dalla spalla alla gamba,o una cosa strana sulla schiena, lo dovemmo portare all’ospedale, era stranissimo vomitava e diceva che aveva dolori, e gli veniva da vomitare (ride), no è stato mitico cazzo, poi boh arrivati giù gli è passato piano piano con il tempo, e neanche loro hanno capito cosa avesse, terribile, devi sentire che urla, l’ho anche registrato, perché stavamo registrando in quel momento, e c’ho le sue urla da qualche parte, pianti, è proprio la morte totale (ride).
Qual è il pezzo in cui più ti diverti live?
R : Beh ci siamo divertiti a manetta a suonare l’album, specialmente questo, il pezzo più divertente è Interpol, cioè scusa “Loniterp”(?), (ride) io l’ho sempre chiamata Interpol fino ad un mese fa quindi, però con Loniterp ci siamo divertiti veramente un casino, il pezzo era un po’ così all’inizio, poi invece è uscito una deliranza direi, bello, ci siamo divertiti lì, non ci aspettavamo uscisse in quel modo lì, specialmente il finale, è una creazione proprio nata in studio, quelle robe lì che dici : “Dai prova a fare la voce bassa”.
Ho trovato WOW una sorta di matrioska, in ogni pezzo si possono individuare altre 2/3 canzoni, se non di più, tutto frutto della spontaneità o è una sorta di struttura studiata?
R : Si esatto, no è che abbiamo dei problemi, specialmente io ho dei problemi a ripetere i ritornelli, proprio ripetere il ritornello mi da proprio fastidio, è una cosa, eh non so cosa cazzo mi è preso in questi anni, però già da Requiem avevo iniziato a non percepire il ritornello come una cosa che deve essere ripetuta, infatti in questo cd i ritornelli sono rari, e quindi mi viene sempre da andare in un posto nuovo quando affronto una nuova strofa, ma è molto naturale,cioè mi viene proprio istintivo.
Come mai la scelta del singolo è ricaduta su “Razzi Arpia Inferno e Fiamme”? Almeno a mio avviso ci sono canzoni che sono più singolo di quella.
R : Si, però è il primo pezzo scritto per il disco quello, eh avevamo proprio portato il disco ad andare in questa direzione, cioè senza quel pezzo penso che sarebbe un disco diverso, è nato da lì praticamente, è stato uno scherzo anche quello, è stata la prima cosa fatta per questo disco, e da lì abbiamo iniziato a comporre, che poi alla fine non c’entra un cazzo il resto del disco con questo pezzo, però sembrava giusto andare in una direzione, un po’ così, fantastica, un po’ magica diciamo.
Ho trovato “A Capello” la traccia più inusuale del cd, e forse mi immagino sia stata anche la più simpatica da scrivere, qual è stata la sua genesi?
R : Allora, no, era nata con una cosa che avevo fatto completamente al piano, c’era il piano che faceva tu ta tu tuntuntun (mima il motivo della canzone), eh con sopra un altro piano soprainciso, e alla fine sembrava una roba da film e ho detto boh, proviamo a farla con le voci, non so per qualche motivo ho provato a farla con le voci, ma l’ho fatto, eh niente il risultato era allucinante, e lì va bene perché stoppava molto il disco, che ha bisogno di respirare in certi punti,e quello è un pezzo un po’ che ti fa respirare, ti toglie dalla serietà di alcuni pezzi e magari ti fa diventare più stupido il disco, che è una cosa che volevo.
WOW è un lavoro molto eclettico, ma se dovessi definire il tutto con una parola?
R : Magico! (ride)
Arrivati ad un certo punto, il pubblico inizia ad affezionarsi e richiedere i pezzi “storici” da “Valvonauta” a “Luna”, questo in qualche modo vi pesa o infastidisce?
R : Ma no, è stata una cosa che da sempre è successa, tranne al primo disco che fortunatamente non avevamo un altro disco, e nessuno chiedeva niente, già dal secondo disco facevano sempre richieste sul primo. Forse un po’ all’inizio si, durante il secondo disco si, perché volevamo suonare assolutamente quel disco, ma anche adesso, però non ci pesa più così tanto, anche perché le richieste sono veramente disperate, cioè si tira fuori tutta la discografia, alcune rarissime certe volte che dici :”Cosa cazzo mi stai chiedendo? “(ride), robe delle demo addirittura,” Fuxia” ad esempio.
In Italia ormai siete delle celebrità , ma all’estero com’è visto il progetto Verdena?
R : All’estero abbiamo ancora tutto da fare noi, ma anche in Italia c’è ancora tanto da fare, comunque siamo presi bene, l’unico problema sono i soldi, perché non siamo pagati come qua in Italia, non so 200 euro a sera se suoniamo all’estero, poi i gruppi li troviamo sempre perché ci sono un sacco di persone che lavorano bene per noi all’estero, infatti quest’anno, per lo meno tra 6 mesi penso che inizieremo a puntare molto sull’estero.
Dai tempi di : “Se stenui in più, non sei più anoide,mestile”, alla maggior attenzione data in Solo un grande sasso, fino ad oggi, dove i testi sembrano avere un ruolo centrale, come definiresti il tuo rapporto con il cantato e con i testi?
R : Molto migliorato, no vabbè con il cantato io c’ho sempre tenuto a cantare bene, cioè nel senso a fare il massimo che potevo, con i testi invece i primi dischi, non mi impegnavo così tanto diciamo come adesso, da Requiem in poi, soprattutto in WOW, la gestazione di un testo è diventata veramente lunga, quasi più lunga di fare il pezzo, veramente straziante per certi punti di vista, perché quando non ti esce una parola, una frase,o una conclusione di testo, cazzo, che è una cosa fondamentale di un testo è chiuderlo bene, e magari ci passi dieci giorni senza scrivere una parola, e girano abbastanza i coglioni.
Ti eviterò la solita domanda sui cd che ti hanno influenzato, ma se ti chiedessi un parere sull’attuale scena italiana?
R : Bella cazzo, mi piace molto, sembra che ci sia un bel fermento, almeno per quel poco che ho sentito, però quel poco che ho sentito, mi sembra che suonino tutti molto meglio di 10 anni fa, ma proprio bene suonano, forse saranno i computer non so, i fonici sono migliorati, la gente sta cercando di fare i gruppi cercando di fare qualcosa di nuovo a livello musicale, cercando boh, di uscire da qualcosa.
Chiudiamo con una domanda “marzulliana”, c’è una cosa che nonostante le 1000 interviste vorresti che ti fosse stata chiesta e invece non è mai arrivata?
R : No eh (ride), no no, effettivamente no, non c’è mai stata, e poi alle domande io ho fatto sempre fatica a rispondere, anche se ora ci sono abituato, sono diventato una macchinetta (ride), però non sono un gran fan delle interviste, però comunque mi piace, cioè è bello fare interviste, alla fine mi sento abbastanza liberato,però comunque non penso che ci sia una domanda che nessuno mi abbia mai fatto.
Related Articles
No user responded in this post
Leave A Reply