Partiamo dai Radiohead. King of limbs non è un disco qualsiasi e non è un disco facile. I Radiohead non sono nuovi a esperimenti di questo genere, già in passato, altre volte, avevano provato a spostarsi in avanti assieme a tutto il loro pubblico, anzi, tutta la loro storia è fatta di costanti progressi verso un “altrove†musicale privo di connotazioni stilistiche determinate. Da quando la loro astronave ha lasciato il pianeta del rock, abbandonandolo al proprio destino, viaggia nella sua “missione quinquennale, diretta all’esplorazione di strani, nuovi mondi, alla ricerca di altre forme di vita e di civiltà , fino ad arrivare laddove nessun uomo è mai giunto primaâ€, tanto per parafrasare Star Trek.
King of limbs (al di la della difficile traduzione del titolo, almeno per me, “re degli artiâ€, “re dei monelliâ€, “re dei tentacoliâ€, “re degli orliâ€) è un disco in cui è difficile entrare ma dal quale è altrettanto difficile uscire, perchè la costruzione dei Radiohead è quella di una sorta di universo sensoriale parallelo, nel quale una volta entrati, dopo avere con difficoltà aperto la porta, ci si sente a proprio agio, ci si muove con lentezza, ascoltando con attenzione la musica e il battito del proprio cuore. Disco di emozioni, dunque, non tanto di “speculazioni†intellettuali, disco che o si ama o si odia, o si trova “belloâ€, nel senso pieno del termine, dove la “bellezza†è una sensazione di completezza assoluta, o spinge alla repulsione. Se ci si consente un parallelo, magari non del tutto calzante, i Radiohead provano a fare in musica quello che fa l’arte contemporanea, che destruttura in maniera radicale ogni rappresentazione del reale, ottenendo però il risultato opposto, quello di essere in perfetta sintonia con i tempi che stiamo vivendo. King of limbs non vuole “descrivere†il mondo, o spiegarlo, prova piuttosto a rappresentarlo con i mezzi dell’arte e del suono, liberamente, senza limiti o costrizioni, senza canzoni, usando di tanto in tanto tutto quello che può tornare utile, che sia ritmo o melodia, che sia un sospiro o un suono. Il gruppo, in quanto tale, forse non si sa più nemmeno cosa sia, nel senso che il “suono†dei Radiohead non è più quello di una band, e gli strumenti tradizionali del fare musica, voce a parte, sono tutti sostanzialmente modificati dalle tecnologie. Ora, se non avete ancora sentito il disco, vi sta venendo il dubbio che King of limbs sia un disco noioso. Avete in parte ragione, ma, la cosa non vi sembri assurda, la noia fa parte del progetto. Il “landscape†che i Radiohead costruiscono e nel quale ci accompagnano è l’elemento centrale del disco, non gli oggetti che in questo scenario incontriamo, e viaggiare comporta, come tutti sanno, emozioni e momenti di noia, che messi insieme costituiscono l’esperienza. A me il disco piace, piace molto, trovo che sia piacevolmente sorprendente non nelle grandi immagini ma nei piccoli particolari, ai quali i Radiohead dedicano particolare attenzione. Hanno distrutto il concetto di band, hanno abbandonato il rock, hanno demolito la forma canzone, ed hanno messo in soffitta anche l’industria discografica e i supporti, dato che anche questo album si acquista in download direttamente dal loro sito per 7 euro, o in edizione deluxe, con molte altre cose fisiche da possedere per i feticisti, a 36 euro. Cosa volere di più da una band contemporanea?
GRAZIE AD ALIEN ON ACID PER LA SEGNALAZIONE
Related Articles
No user responded in this post
Leave A Reply