IL MEGLIO DEGLI ANNI ZERO PER INDIE-ROCK.IT
Queens Of The Stone Age – ‘Rated R’ (2000)
“‘Rated R’ è uno spartiacque tra due decenni, tra due millenni. Ha chiuso un’era e ne ha aperta un’altra. Ha sconvolto, cambiato, rimescolato le carte dell’hard-rock, lo ha tenuto giovane in un momento in cui sembrava destinato alla pensione. Imperdibile.”
Strokes – ‘Is This It’ (2001)
“Questo è un disco che vale la pena ricordare, ammirare, adorare. Quel genere di dischi che segna una generazione. La colpisce e la affossa in soli 37 minuti. Forse non il migliore, sicuramente non il più originale, ma certamente uno dei più importanti, perché è quello che riportò in primo piano la musica chitarristica, quella in cui il rock torna ad essere vitale, eccitante, vivo, tagliente.”
Wilco – ‘Yankee Hotel Foxtrot’ (2002)
“Vero e proprio monolito del rock degli anni 2000, il disco assorbe tutte le influenze catturate dai Wilco nel corso degli anni e le catapulta in una dimensione altra attraverso un suono che è caldo come il pop-rock e al contempo glaciale come il desolante ritratto dell’America che si prefigura di rappresentare.”
Death Cab For Cutie – ‘Transatlanticism’ (2003)
“‘Transatlanticism’ risulta immediatamente familiare senza neanche per un momento suggerire una soluzione lirica o melodica banale o ripetitiva. È un disco che ha inventato un modo nuovo di raccontare una nuova generazione. Si rimane immediatamente imbrigliati in un fil rouge di impressioni, di vivide immagini e sensazioni di un vissuto che sia personale quanto musicalmente e sentimentalmente universale.”
Arcade Fire – ‘Funeral’ (2004)
“Uno di quei pochissimi dischi usciti in questo decennio ad essere stato subito utilizzato come pietra di paragone stilistica per molti lavori successivi, ma nessun gruppo che ha deciso di percorrere la strada battuta dalla band canadese è stato in grado anche solo di avvicinarsi alla bellezza di questo risultato”
Bloc Party – ‘Silent Alarm’ (2005)
“‘Silent Alarm’ trasuda personalità . E’ come la fottuta matricola che sbarca tra i professionisti, li guarda dritti negli occhi e decide di prendere in mano la partita e fare il culo a tutti”
Arctic Monkeys – ‘Whatever People Say I Am, That’s What I Am Not’ (2006)
“Un album generazionale che descrive, in fondo, l’adolescenza sudaticcia e un po’ sballata del ventunesimo secolo; non per questo si può definire un lavoro poco maturo, non per questo si può definire un lavoro poco originale. Al di là dell’impatto musicale, assolutamente notevole, gli Arctic Monkeys hanno creato una perla dal punto di vista antropologico-culturale”
Radiohead – ‘In Rainbows’ (2007)
“‘In Rainbows’ è un album imprescindibile. Un disco miracoloso, perché la sua mistica bellezza compositiva si sposa alla perfezione con l’alone misterioso che ha circondato la sua genesi e la sua nascita”
Bon Iver – ‘For Emma, Forever Ago’ (2008)
“Nove pezzi, per altrettanti momenti di sospensione dell’incredulità , tra voci sovrapposte che si trasformano in quartetti d’archi su chitarre scarne e taglienti, che percorrono per intero il percorso interiore di Vernon. La rabbia non ha necessariamente bisogno di essere urlata, ma può essere sublimata nel silenzio, ottundersi nella requie dell’inverno, perdersi nel senso ovattato della neve.”
Sunset Rubdown – ‘Dragonslayer’ (2009)
“C’è tutto in questo contenitore, il poco, il molto, il troppo, il nulla; è un cerchio perfetto: autoreferenziale al massimo come ogni capolavoro ma fruibile da chiunque. L’approccio a questo disco costituisce una vera e propria esperienza di vita”
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